Il mandato nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per la Svizzera inizierà a gennaio. Tuttavia, il 1° ottobre scatterà un periodo provvisorio: i presidenti dell'organo esecutivo dell'ONU dovranno trasmettere alla Confederazione tutti i documenti importanti sulle riunioni, in più la Svizzera potrà partecipare alle consultazioni a porte chiuse del Consiglio in qualità di osservatore.
Quindi, dal 1° gennaio 2023, la Confederazione siederà per due anni i nel Consiglio di sicurezza di cui fanno parte 15 membri: 5 permanenti (Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti) e 10 non permanenti.
Nella maggior parte dei casi, Berna sarà rappresentata dalla sua ambasciatrice presso le Nazioni Unite a New York, Pascale Baeriswyl. Tuttavia, anche i consiglieri federali potranno far parte del Consiglio, in particolare durante le due presidenze svizzere del maggio 2023 e probabilmente di nuovo nel settembre 2024.
Cos'è il Consiglio di sicurezza dell'ONU
Telegiornale 09.06.2022, 22:00
Un'altra questione riguarda i comitati del Consiglio di sicurezza: la Svizzera dovrebbe sapere entro pochi mesi in quali entrerà. Tra questi ci sono i comitati dedicati al tema delle sanzioni, la cui presidenza è spesso decisa con un tacito accordo tra i cinque membri permanenti. Con la guerra in Ucraina, questi organi hanno assunto una risonanza senza precedenti.
Cosa fa il Consiglio di sicurezza dell'ONU?
«Il Consiglio di sicurezza è l'organo supremo dell'ONU, che ha due poteri chiave e uno scopo, ovvero quello di mantenere la pace e la sicurezza nel mondo. Per farlo ha due poteri essenziali: quello di ricorrere alla forza, un potere esorbitante, e quello di prendere delle decisioni vincolanti per i proprio Stati membri», spiega Vicent Chetail, del Graduate Institute di Ginevra.
«Tecnicamente, ciascun membro ha diritto di voto, ma i 5 membri permanenti hanno il diritto di veto, utilizzato 210 volte dal 1946, nella maggior parte dei casi da parte della Russia (circa 120 volte) e poi dagli Stati Uniti (82 volte), cioè le due superpotenze storiche», osserva.
In questo scenario, qual è il ruolo dei Paesi più piccoli? «C'è già stata una decisione storica presa lo scorso aprile su iniziativa dei cosiddetti "small five", i cinque piccoli, di cui fa parte la Svizzera, che da la possibilità di discutere all'assemblea generale dell'ONU sull'utilizzo del veto. Ma è ovvio che c'è ancora molto da fare per colmare una mancanza di rappresentatività, di efficacia, di trasparenza e qui la Svizzera può giocare un ruolo importante», risponde Chetail.
L'ingresso della Svizzera nel Consiglio di sicurezza dell'ONU rappresenta un problema per la neutralità? «Altri Paesi neutrali hanno fatto parte del consiglio di sicurezza con un ruolo importante, come l'Austria, la Norvegia, la Svezia, l'Irlanda, quindi non penso che l'appartenenza al consiglio di sicurezza sia incompatibile con la neutralità almeno cosi come la concepisce il consiglio federale».