Svizzera

Per un'identità elettronica

Alle urne il 7 marzo anche sulla nuova legge, sottoposta a referendum, sui servizi d'identificazione elettronica

  • 9 febbraio 2021, 05:21
  • 14 settembre 2023, 09:26
La normativa in materia è stata approvata dal Parlamento nel 2019

La normativa in materia è stata approvata dal Parlamento nel 2019

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In un mondo sempre più caratterizzato da servizi e transazioni via Internet, è sempre più determinante la necessità di una sicura identificazione delle parti. La legge sui servizi di identificazione elettronica introduce una procedura, riconosciuta a livello federale, per consentire di verificare in modo univoco l’identità delle persone in rete. Contro la normativa, approvata dal Parlamento nel 2019, è stato però promosso con successo un referendum.

L'impianto complessivo della nuova legge

Ma quali sono i capisaldi della legge su cui il popolo è chiamato a pronunciarsi? L’ID riconosciuta dalla Confederazione, va precisato, non avrà carattere obbligatorio. Di conseguenza, coloro che effettuano transazioni in rete potranno continuare a farle anche se non dotati di questo strumento. La sua realizzazione e la sua sicurezza a livello tecnico saranno affidate a fornitori di identità, che potranno essere imprese private, come pure unità amministrative di cantoni e comuni. Essi necessiteranno del riconoscimento di una commissione federale appositamente istituita e saranno sottoposti a vigilanza.

Legge sull'identificazione elettronica: il video esplicativo diffuso dalla Cancelleria federale

Coloro che intendono avvalersi di questa identità digitale potranno valutare e selezionare le offerte dei vari fornitori, per poi sceglierne uno. Sarà poi compito di quest’ultimo inoltrare la richiesta alla Confederazione che, in funzione del suo nullaosta al rilascio dell’ID, provvederà a controllare l’esattezza dei dati personali forniti dai richiedenti. La legge stabilisce quindi una circolarità di funzioni e verifiche fra la sfera federale, i fornitori di identità, i gestori di servizi online e i loro utenti. Quanto poi alla protezione dei dati personali, essi potranno essere utilizzati dai fornitori d’identità solo in funzione delle identificazioni. I dati dovranno inoltre essere immagazzinati in Svizzera e non potranno né essere impiegati per altre finalità, né trasmessi a terzi. Escluso è infine l’accesso da parte dei fornitori d’identità ai dati, come quelli sanitari o bancari, detenuti dai gestori dei servizi in rete.

Gli argomenti dei contrari

I promotori del referendum puntano il dito contro il ruolo dei fornitori d’identità e sostengono che il rilascio di questo documento elettronico debba collocarsi nella sfera di competenza dello Stato. In questo senso, citano la contrarietà alla nuova legge manifestata da alcuni cantoni. Ritengono inoltre che con il sistema prefigurato dalla normativa i dati non sarebbero tutelati a dovere.

Gli esiti di alcuni sondaggi, affermano i contrari, evidenziano l’opposizione della popolazione al rilascio dell’identità elettronica da parte di aziende private. Le persone anziane, sottolineano infine, nutrono il timore di poter essere obbligate a servirsi dell'ID elettronica. Le organizzazioni che le rappresentano si sono quindi schierate contro la legge.

Gli argomenti del "sì"

Governo e Parlamento difendono la validità della nuova legge, sottolineando il sostegno da parte della maggioranza dei cantoni, nonché la necessità di disporre dell' ID per sviluppare l'offerta di servizi in rete e mettersi al passo con vari altri Paesi che già prevedono questo strumento.

La legge, sostiene il Consiglio federale, contempla una precisa ripartizione dei compiti e rigorosi obblighi per la tutela dei dati. La Confederazione demanda le funzionalità tecniche ai fornitori d'identità, ma vigila su di essi e mantiene in materia le sue prerogative sovrane. Attraverso la nuova ID si potrà quindi disporre di uno strumento che consentirà di non dover più avere a che fare con un numero eccessivo di password e registrazioni, semplificando in tal modo le operazioni in rete.

ARi


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