L'appuntamento alle urne del 18 giugno sarà legato ad una nuova votazione sulla Legge Covid-19. Già a due riprese, ed era il 2021, i cittadini sono stati chiamati a esprimersi sulla normativa che, dopo le misure antipandemiche legate al diritto di necessità, ha fornito una base legale per le decisioni in materia del Consiglio federale. In entrambe le volte la normativa ha superato lo scoglio delle urne. Ma perché ora si tornerà a votare? Le Camere, alla fine dello scorso anno, hanno deciso di protrarre la validità di talune norme della legge, per consentire che determinati provvedimenti, in caso d'emergenza, possano essere attuati con celerità. Ma un referendum lanciato contro la proroga è riuscito con più di 56'000 firme valide a sostegno.
La proroga in questione, disposta fino al 30 giugno del 2024, verte su diverse disposizioni della legge. Fra queste, la facoltà di introdurre restrizioni all'entrata in Svizzera da determinati Paesi o regioni, la garanzia per gli ingressi e le uscite dei lavoratori frontalieri (sono numerosi quelli che lavorano negli ospedali di confine) e la possibilità di rilasciare ancora certificati Covid nel caso in cui venissero nuovamente richiesti da altri Stati.
Votazioni del 18 giugno e legge Covid. il video esplicativo diffuso dalla Cancelleria federale
Concernono poi più strettamente l'ambito sanitario le norme sull'importazione di nuovi farmaci antiCovid non ancora omologati in Svizzera, sulla possibilità per il Governo di obbligare i cantoni a notificare l'occupazione dei posti letto negli ospedali e sulla riattivazione, in caso di necessità, dell'app SwissCovid per il tracciamento dei contatti.
Il prolungamento della validità delle norme non concerne invece i crediti, le garanzie e le fideiussioni che, sull'onda della pandemia, erano state concesse alle imprese per i casi di rigore. Tutte queste misure, infatti, hanno già una durata decennale. Di conseguenza le relative norme rimarranno in vigore fino al 2031, indipendentemente dal risultato di questo referendum.
Le ragioni del "no"
I promotori del referendum ritengono che sia inutile prorogare la legge, dal momento che la Confederazione ha già posto fine a tutte le misure restrittive, da loro denunciate come dannose, sproporzionate e inefficaci. Contestano anche l'utilità del certificato Covid, definito discriminatorio, sottolineando che è accettato solo da alcuni Stati e che non assicura affatto l'ingresso in altri Paesi e regioni.
Il comitato referendario ravvisa nella proroga una massiccia invasione dei diritti fondamentali e sostiene che, grazie ad essa, il Governo manterrebbe poteri inconciliabili con una democrazia. Opporsi al prolungamento delle norme significa quindi dare un importante sostegno ai diritti popolari, impedire misure discriminatorie e ricompattare la società per tornare finalmente alla normalità.
Le ragioni del "sì"
Governo e Parlamento difendono l'efficacia della legge Covid-19 e sostengono che abbia un'estesa legittimazione democratica. La pandemia ha perso colpi in misura considerevole ma, sottolineano, il coronavirus è sempre imprevedibile e continua a circolare nella popolazione. Conviene quindi prolungare la validità di talune norme di legge, al fine di poter contare su determinati strumenti se si renderanno necessari.
Con un "no" popolare alla proroga, le disposizioni in questione decadrebbero nel prossimo dicembre. La Confederazione non avrebbe così la possibilità di rispondere in modo veloce, e tutelando la salute delle persone che sono particolarmente a rischio, ad una eventuale situazione di emergenza.
RG 07.00 del 12.05.23 - La corrispondenza da Berna di Anna Riva
RSI Info 12.05.2023, 07:50
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