Una drastica diminuzione dei gas a effetto serra, e segnatamente del CO2, è determinante per rallentare i mutamenti climatici: un fenomeno al quale la Svizzera, paese alpino, è particolarmente esposta. La nuova legge sul CO2, in linea con l'Accordo sul clima di Parigi sottoscritto anche dalla Confederazione, punta quindi raggiungere, entro una decina d'anni, il dimezzamento delle emissioni rispetto ai livelli registrati nel 1990. Le norme attualmente in vigore non sono invece sufficienti per il conseguimento di tale obiettivo.
Gli aspetti salienti della legge
La nuova legge disciplina anzitutto l'applicazione di tasse volte a incoraggiare i comportamenti virtuosi sul piano della generazione di emissioni. Quella sul CO2 a carico delle economie domestiche e delle imprese, introdotta nel 2008, potrà quindi essere aumentata, ma solo nel caso di un'insufficiente riduzione delle emissioni, fino a 210 franchi per ogni tonnellata di CO2 prodotta. Già attualmente le ditte di singoli comparti possono, a condizione di impegnarsi a ridurre le proprie emissioni, essere esonerate dal pagamento di questa tassa. In avvenire tale possibilità verrà quindi estesa a tutte le imprese. Anche la tassa sui biglietti aerei si configura come uno strumento d'incentivazione: i maggiori versamenti sono infatti a carico di chi vola spesso e su lunghe distanze. L'ammontare è compreso fra un minimo di 30 franchi e un massimo di 120 per biglietto.
Ma quali sono le destinazioni dei proventi legati a queste tasse? Più della metà del gettito, in base alla normativa, va restituito alla popolazione attraverso deduzioni dai premi di assicurazione malattia. A beneficiare di ampie quote è quindi anche un fondo che ha l'obiettivo di sostenere gli investimenti nella protezione del clima, le aziende innovative su questo fronte e le regioni, come quelle di montagna, che sono particolarmente alle prese con gli effetti dei mutamenti climatici.
Le disposizioni della legge, infine, puntano anche a valorizzare la riduzione del CO2 sul piano dei trasporti e del parco immobiliare. In questo senso i nuovi veicoli importati in Svizzera dovranno risultare più efficienti. Per quanto poi concerne gli immobili esistenti, nel caso di una sostituzione degli impianti di riscaldamento, la possibilità di continuare a emettere CO2 è vincolata a limiti massimi.
Gli argomenti dei contrari
Contro la normativa si sono mobilitati due comitati che hanno promosso con successo un referendum. Uno dei due contesta la legge, denunciando soprattutto lo scenario di rincari per i prezzi dei carburanti e del riscaldamento. A pagarne le spese, sostiene questo comitato, saranno con esiti antisociali le fasce con redditi medio-bassi, le piccole imprese e la popolazione rurale. Il tutto, si sottolinea, a fronte di un impatto risibile sul clima, vista la limitata incidenza delle emissioni prodotte in Svizzera per rapporto a quelle di paesi come Stati Uniti e Cina.
Un altro comitato, organico all'area di sinistra e al movimento dello "Sciopero per il clima", si oppongono alla legge, definendola iniqua, socialmente ingiusta e comunque insufficiente per incidere sul riscaldamento climatico. Gli esponenti di questo comitato attribuiscono poi alla piazza finanziaria, e ai suoi investimenti, le maggiori responsabilità per l'impronta ecologica della Svizzera.
La posizione del Governo e del Parlamento
Nuovi impieghi grazie agli investimenti in funzione del clima, riduzione della dipendenza dalle importazioni di idrocarburi, vantaggi e risparmi legati a immobili più efficienti e a veicoli con consumi più ridotti. Sono alcune fra le principali argomentazioni, con le quali il Consiglio federale e le Camere raccomandano l'adozione della nuova legge.
Il Governo sottolinea le ripercussioni del surriscaldamento globale sulla Svizzera. Lo scioglimento dei ghiacciai, gli effetti di una crescente siccità per l'agricoltura e la diminuzione della neve nelle località sciistiche determinano un incremento dei costi per la popolazione e l'economia. Si rende quindi necessaria un'azione più incisiva contro il fenomeno.
ARi