C’è aria di smobilitazione a Coira. I locali della protezione civile che per quasi due anni hanno ospitato la cellula di crisi Covid sono vuoti. I compiti affidati allo Stato maggiore di condotta durante la fase straordinaria, ora che la maggior parte delle restrizioni sono cadute, sono stati reintegrati in seno al Dipartimento della sanità.
Un centinaio di persone è ancora impiegato sul fronte del coronavirus, ma nei prossimi mesi il personale che è stato attivo in prima linea composto da pensionati, studenti e disoccupati verrà ulteriormente ridotto e ripianificato. Sempre che le cose non peggiorino. Uno scenario che, data l’evoluzione della situazione da quando la variante Omicron ha soppiantato la Delta, non appare probabile, ma al quale ci si sta già comunque preparando. Magari non sarà legato al SARS-CoV-2. Ma le incognite all’orizzonte non mancano.
Uno dei gruppi ancora attivi sul fronte Covid in questo periodo di tregua, come spiegato dal capo dello Stato maggiore di condotta Martin Bühler, è in particolare impegnato nella valutazione di quanto avvenuto a partire dal 25 febbraio 2020 (quando le analisi di un test fatto il giorno prima in Ticino confermarono l’arrivo del coronavirus anche in Svizzera). L’analisi di tutti gli aspetti del dispositivo porterà un altro gruppo ad allestire di nuovi piani per affrontare al meglio una futura nuova situazione di crisi di lunga durata.