Consumi ma anche alimentazione sono causa delle crisi interconnesse per la biodiversità, per il clima e per la salute. Per trovare una soluzione bisogna quindi gestire i problemi in maniera integrata, non settoriale. Lo sostiene un corposo lavoro di tre anni condotto da 165 esperti provenienti da 57 Paesi diversi - Svizzera compresa - che manda un messaggio alla politica: seguire un approccio coordinato è più efficace e meno costoso. Concentrarsi solo su una crisi, invece, potrebbe alimentarne altre.
Biodiversità, cambiamento climatico, gestione dell’acqua, delle derrate alimentari e salute sono cinque campi diversi che devono essere gestiti insieme. Lo dicono gli esperti del Consiglio mondiale della Biodiversità, istituito dall’ONU vent’anni fa.
La ricerca, spiega una delle co-autrici principali, Paula Harrison, evidenzia come le decisioni sociali, economiche e politiche diano priorità solo ad alcuni di questi cinque elementi identificati. In particolare alla disponibilità alimentare o dell’acqua, ignorando così gli altri campi. Si guarda così a breve termine, tralasciando l’impatto negativo sugli altri elementi interconnessi. E così, nel rapporto appena pubblicato, propongono più di 70 soluzioni per una gestione migliore di queste problematiche. Un esempio? Incoraggiando un’alimentazione equilibrata e un’agricoltura sostenibile si può diminuire il sovra-utilizzo del suolo, l’inquinamento dell’acqua, preservare la biodiversità e la salute.
“Siamo in un periodo storico particolarmente importante”, ha sottolineato l’altra coautrice principale, Pamela McKinley. “Stiamo per raggiungere il 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile che ci siamo prefissati. Speriamo dunque che questa ricerca possa proporre soluzioni chiave per sostenere approcci e soluzioni multilaterali multilaterali”.
E le soluzioni proposte sarebbero interessanti per la Svizzera, perché qui le interconnessioni sono particolarmente forti, proprio a causa della morfologia del territorio: acqua, energia e produzione alimentare entrano spesso in concorrenza... senza contare gli effetti che già si sentono del cambiamento climatico.
Partiamo da qui, da questa fotografia della Svizzera come laboratorio di prova per questo approccio sentendo le riflessioni di Maria Santos, professoressa all’università di Zurigo, specializzata in ecosistemi e una delle partecipanti al rapporto ONU.
“Penso che sia un’ottima analogia. Gli effetti del cambiamento climatico creeranno qui condizioni molto diverse. La siccità, ad esempio, apparsa di recente, ha un effetto sulla disponibilità di acqua. Vediamo alberi che muoiono, rendendo gli ecosistemi più fragili davanti agli incendi. Tutto questo stressa la biodiversità, elemento caratteristico della Svizzera. E naturalmente ci si chiede: se tutti questi cambiamenti dovessero verificarsi, dove si produrrà il cibo, dove verrà fatta la transumanza?” “Se pensiamo poi alla qualità dell’acqua che potrebbe diminuire, pensiamo anche alla salute delle persone. E la salute deriva appunto anche da buoni sistemi alimentari, che vogliamo siano fatti in modo che rispettino tutte queste interconnessioni”.
Recentemente abbiamo votato su un’iniziativa relativa alla biodiversità. Secondo la vostra analisi la proposta teneva conto delle interconnessioni oppure no?
“Senza voler entrare nel discorso politico, dal punto di vista scientifico, la biodiversità rimane fondamentale per la produzione di cibo, per i sistemi idrici, per la salute e anche per moderare il cambiamento climatico. Quindi, in base alle interconnessioni che la scienza sta dimostrando, ridurre gli aspetti della biodiversità convertendola, proteggendola o mantenendola in paesaggi dedicati all’agricoltura o alla selvicoltura, mette sotto pressione questi legami con gli altri quattro elementi. Non è detto che ciò avvenga immediatamente, ma ciò rende l’intero sistema meno resiliente”.
Se dovesse dare un solo consiglio, quale dei 70 suggerimenti che proponete è il migliore per la Svizzera?
“Una delle principali conclusioni del rapporto è che nessuna opzione presa singolarmente consente di affrontare tutti gli elementi interconnessi. Anche se ci sono effetti positivi, un elemento ne risentirà. Per la Svizzera la salute è anche molto importante. Quindi, se ci concentriamo sulla salute, le soluzioni proposte da tenere in considerazione sono quelle che associano la salute alla conservazione delle foreste. Oppure quelle che associano la salute a produzione, consumo a impatto zero, ovvero un sistema sostenibile e che consentirà poi all’ecosistema di resistere meglio nel caso ci fosse una malattia o un periodo di siccità. Insomma, dobbiamo mantenere un ecosistema funzionante per avere una società sana”.