Agosto 1932, a Mendrisio apre Casa Valletta. Il nome è bucolico, la destinazione no. È di proprietà dello Stato, che sulla base della "Legge cantonale sull’internamento degli alcolizzati e dei vagabondi" costringe al lavoro forzato un migliaio di uomini con problemi di alcol. L’obiettivo è quello di rieducarli, perché sono ritenuti dei deviati. L’alcolismo non è ancora curato in quanto malattia, bensì come vizio. Solo negli anni '50 si avviano i primi approcci terapeutici. Ma intanto la vita degli ospiti è un inferno: giornate di oltre 12 ore, lavori pesanti negli orti e nei laboratori, reclusione nelle celle sotterranee per i recalcitranti. Il personale non ha una formazione professionale: deve semplicemente vegliare, controllare, comandare. E si andrà avanti così fino a fine anni Settanta.
A riportare in superficie la quotidianità di Casa Valletta è una ricerca della storica Vanessa Bignasca, su mandato della Commissione peritale indipendente sugli internamenti amministrativi. Si tratta dell’ottavo libro, di una serie voluta dopo la riabilitazione da parte del Consiglio federale delle vittime di coercizione.
Documentario dagli archivi RSI, di Nicola Franzoni e Espero Berta, 31 ottobre 1970
RSI Info 03.07.2019, 20:05
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La triste pagina della Valletta di Mendrisio
Il Quotidiano 03.07.2019, 21:30