Un modo di governare diverso: in gergo tecnico si chiama "governo collaborativo" e prevede una partecipazione attiva dei cittadini nei processi decisionali. In Ticino, il Dipartimento delle Istituzioni ha deciso di promuovere questa forma di partecipazione in tutti i comuni a partire da Faido dove oggi, sabato, si sono conclusi i lavori.
Sette gruppi per la presentazione di sette visioni diverse del futuro comune. È la fase conclusiva del progetto, uno scambio di idee fra cittadini municipali e collaboratori dell'amministrazione comunale che, divisi in gruppi dal mese di gennaio, hanno ragionato su come ridefinire il ruolo del Comune. Votazione dopo votazione, i gruppi da sette sono diventati sempre meno e le visioni che passano il turno vengono man mano perfezionate. A coordinare la mattinata nella palestra delle scuole di Faido, il responsabile degli enti locali, Marzio Della Santa.
Sarà difficile che questa visione rispecchi tutti gli interessi di tutti i partecipanti, ma in fondo di tutta la popolazione? "Direi assolutamente di sì - risponde Della Santa ai microfoni della RSI, "nella misura in cui, per un Comune come per un'azienda, muoversi a 360 gradi, andando incontro a tutte le possibilità, a tutti i bisogni immaginabili e possibili, significa anche disperdere le energie. Per poter sviluppare una realtà comunale occorre, per contro, concentrare le risorse disponibili, che non sono infinite, verso un obiettivo che è più ampiamente condiviso. In fondo questo metodo è lì che ci porta".
La visione vincente porterà alla stesura di un rapporto che il Consiglio comunale consegnerà al Municipio, cui spetterà poi il compito di elaborare dei messaggi per attuare gli obiettivi proposti. Il fatto di condividere obiettivi e strategie alla base, senza che vengano imposte dall'alto, potrebbe anche evitare di doversi confrontare con ricorsi e controricorsi, che allungano i tempi di sviluppo del Comune.
Un'esperienza - quella di Faido - che al di là delle sensazioni avrà un seguito anche sul piano legislativo. A fine legislatura, fra due anni, verrà infatti stilato un bilancio e le conclusioni che emergeranno verranno poi inserite nella revisione della legge organica comunale. E dopo Faido sarà il turno di Tresa.
Le testimonianze
Al di là di vincitori e vinti, l'esercizio è stato visto un po' per tutti come una grande opportunità. "Lo trovo molto utile perché ci siamo confrontati", ha dichiarato un partecipante al progetto. "C'è stato un bel mix tra esperienze e giovani e sicuramente mi ha stimolato a partecipare attivamente alla politica". "No, non sono attiva politicamente", afferma un'altra partecipante. "Sono stata coinvolta, però mi ha fatto piacere. È stato interessante, all'inizio ero scettica"
"È vero", ammette il sindaco Corrado Anastasio, "la visione del gruppo cui partecipavo non è stata la più votata, ma era una visione di un gruppo assimilabile alle altre. Questo vuol dire che il senso di comunità a Faido è forte".
SEIDISERA 18.00 del 09-04-2022
RSI Info 09.04.2022, 21:47
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Parola all'esperto
“La proposta del Cantone è sicuramente una prima Svizzera”, spiega Francesco Veri, ricercatore al centro per la democrazia di Aarau. “Rientra nell'idea di quella che in termine tecnico è definita ‘collaborative governance’, ovvero una strategia di gestire alcune questioni pubbliche attraverso il coinvolgimento di vari attori tra cui gli stessi cittadini, i quali diventano parte attiva della discussione e delle decisioni”.
“In senso più largo, i progetti di collaborative governance esistono già in Svizzera, come il progetto Demo Scan proposto dal professor Stojanovic a Ginevra, dove le assemblee dei cittadini sono chiamate per discutere il contenuto dei referendum, oppure il progetto diretto da me a Zurigo, dove organizziamo delle assemblee di cittadini per trovare delle soluzioni concrete a problematiche specifiche legate al clima, alla mobilità cittadina e alla sostenibilità”.
Altri elementi che fanno funzionare questo processo partecipativo sono la selezione dei cittadini, seguendo criteri demografici, ma anche idee politiche. Poi ci sono i processi deliberativi, che dovrebbero considerare una fase di informazione, una di discussione e una di elaborazione. Il cittadino e altri membri dell'assemblea sono chiamati ad informarsi attraverso dei ‘tecnici’ sulle questioni che vengono discusse. Infine si discute e si sviluppano delle idee consensuali. In generale, dove questi nuovi meccanismi partecipativi sono stati applicati, si è osservato un rafforzamento del sistema di governance democratica. Infatti, questi sistemi partecipativi aiutano a migliorare la fiducia dei cittadini nei confronti del sistema politico. Inoltre aumentano la trasparenza delle decisioni prese e aiutano altri cittadini a capire meglio i meccanismi democratici politici.
“In generale questi principi sono applicabili su diverse scale”, aggiunge Veri. “Ovviamente bisogna bilanciare e considerare il numero di cittadini coinvolti, il metodo di selezione, i processi di decisione e i costi. Il sistema quindi non è strettamente legato alla dimensione demografica della realtà, ma piuttosto all'accesso partecipativo proposto e alle questioni organizzative”.
“Su larga scala si può citare l'esempio della Ineos, ovvero l'ente sanitario britannico – conlcude Veri - che usa un sistema di collaborative governance che in 4 anni ha coinvolto circa 4'000 persone, tra cittadini e lavoratori del settore”.