Lascia e lancia un messaggio di speranza e perseveranza lo svizzero Thomas Zurbuchen, 54 anni, direttore delle ricerche scientifiche alla NASA, l’agenzia spaziale statunitense per la quale dal 2016 è stato responsabile di oltre 100 missioni. "Grandi cambiamenti nella comprensione dell’universo ci attendono nel corso dei prossimi 20-30 anni": un lasso di tempo in cui, secondo il bernese, esiste una possibilità significativa di trovare la vita al di fuori della Terra.
Una tale scoperta cambierebbe tutto, ha detto Zurbuchen durante la trasmissione "10 vor 10" della SRF andata in onda martedì sera. Ad esempio, una vita extraterrestre sarebbe possibile su Europa, il satellite di Giove. I ricercatori della Nasa sospettano l’esistenza di un oceano sotto il guscio di ghiaccio che lo scorso settembre è stato sorvolato dalla sonda Juno. "Se vi fossero tracce di vita su Europa, questo sconvolgerebbe tutta la discussione in merito", ha commentato il nativo di Heiligenscnwendi, comune nei pressi di Thun (BE).
Zurbuchen, che a fine anno lascerà il suo incarico alla testa del team di ricerca, ha studiato fisica e matematica all’Università di Berna, prima di frequentare quella del Michigan. Il suo è un percorso meno isolato di quanto si potrebbe credere. "Stamani ho incontrato una dozzina di svizzeri che si sono formati nel nostro Paese, in diversi campi", racconta il ricercatore durante la sua visita al Jet Propulsion Laboratory (JPL), un centro di ricerca della NASA a Pasadena in California. "Qualcuno ha seguito un apprendistato ed ora è qui. Altri hanno una formazione accademica. Soprattutto la prima strada è tipicamente elvetica. Non c’è nessun sistema così buono".
Lo scienziato dell’Oberland bernese è uno dei più importanti ricercatori al mondo. Sicuramente tra i più influenti, dal momento che uno dei suoi compiti è stato anche di convincere il Congresso a stanziare 8 miliardi di dollari per la ricerca. Crederci è il messaggio che lancia ai giovani che intendono seguire la sua strada: "Bisogna avere innanzitutto la volontà di fare qualcosa che all’inizio appare impossibile. È estremamente importante provarci". In secondo luogo, "tutti imparano più o meno alla stessa velocità. Anche se a volte dobbiamo lavorare di più per progredire. Questo è ciò che ho imparato, superando spesso gli altri". Non solo per ambizione personale, ma perché "la scienza è straordinaria. La Natura è straordinaria e ci sono molti interrogativi nel nostro futuro, dall’energia alla sostenibilità, che hanno a che fare con la ricerca".