Probabilmente, è l’opera per violino più conosciuta del repertorio. Le Quattro Stagioni, che in realtà sono quattro brevi concerti per violino, scritte nel 1720 non sono invecchiate in 292 anni. Ogni stagione, composta da tre movimenti, immerge lo spettatore in paesaggi, stati d’animo, nel cuore degli elementi della natura, rappresentativi di Primavera, Estate, Autunno, Inverno. Ogni stagione ha 3 movimenti e dura circa 10 minuti ed è una delle opere musicali più popolari mai composte. Parallelamente, Vivaldi scrisse quattro sonetti per descrivere ciascuna delle stagioni. Sulla partitura, il compositore specifica le corrispondenze con le poesie, arrivando persino a descrivere alcuni dettagli come il canto e il volo di uccelli o lo scrosciare della pioggia. Una bella premessa che rende ragione della popolarità delle “Stagioni” vivaldiane e della innumerevole quantità di incisioni. Di questa però veramente non ne avevamo proprio necessità e vogliamo aiutarvi a spendere meglio i vostri soldi evitando di cadere nella “trappola” che da qualche tempo il nome Savall costituisce. Il musicista catalano pensa di poter affrontare qualunque repertorio con la scienza e la coscienza di uno specialista e, da tempo, snocciola accattivanti cd-libro. Il pubblico lo osanna e riempie le sale da concerto applaudendo l’ormai stantio guru della musica antica. Risparmiate ed evitatevi di ascoltare il violino stonato di Alfia Bakieva, interprete di origine tartara che attualmente vive a Salisburgo. È una polistrumentista, in particolare nel campo della musica popolare, suonando il violino, il violino popolare, il kylkobiz, il ghizzhak e altri strumenti simili. Queste caratteristiche per Savall hanno fatto della violinista l’interprete ideale, mentre sono proprio il limite evidente di chi non ha idea di ciò che sta realmente facendo. Per di più imbracciando un violino di Francesco Ruggeri, costruito a Cremona nel 1680. Una vera offesa a Vivaldi che Savall aggrava con una anacronistica orchestra tutta al femminile, come se questo bastasse a riprodurre la realtà di Vivaldi e delle sue “ragazze” dell’Ospedale della Pietà. Insomma siamo di fronte all’ennesima e inutile registrazione de Le Quattro Stagioni di Vivaldi. Un disco immaturo, inconsistente e privo di consapevolezza artistico-interpretativa che Savall autopubblica per la sua etichetta AliaVox col beneplacito dei contributi pubblici del Governo catalano. L’era Jordi – se mai è esistita – è, speriamo, al tramonto, per la gioia di chi ha motivazioni serie per proporre la musica del passato.
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