Un film per ripercorrere trent’anni di vita di Leonard Bernstein.
È quello uscito in questi giorni nelle sale cinematografiche e che porta la firma del regista Bradley Cooper. Il film ha già diviso la critica e il pubblico e ulteriormente entrambe le categorie. Il lavoro di Cooper prende le mosse dall’incontro di Bernstein con quello che è stato definito “l’amore della sua vita”, Felicia Montealegre (nel film interpretata da Carey Mulligan), durante una festa nel 1946, raccontando la loro più che complessa storia d’amore.
Dopo un primo fidanzamento annullato e poi riconfermato, il loro matrimonio durò venticinque anni. La coppia ebbe tre figli e dovette però confrontarsi con l’omosessualità di Leonard Bernstein noto come il primo direttore d’orchestra nato in America e il secondo migliore al mondo compositore statunitense. Personaggio carismatico, con una grande passione per il suo lavoro, Bernstein è stato capace di dividersi tra la composizione di opere sinfoniche e quelle più “commerciali” per Broadway. La domanda sorge spontanea: quale il contributo alla musica – al di là della cinematografia - del film di Bradley Cooper che porta sul grande schermo la storia di questo straordinario artista, figlio di ebrei polacchi emigrati in America e vero enfant prodige della musica.?
Barbara Tartari e Giovanni Conti ne parlano con Moira Bubola responsabile del Centro di competenza Cinema della RSI e la critica musicale Luisa Sclocchis.
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