16 anni di governo, 4 rielezioni, 3 legislature trascorse alla guida di una “Grosse Koalition”, Angela Merkel è considerata oggi la figura politica più credibile e affidabile d’Europa. In Germania è l’unica cancelliera ad uscire di scena senza essere dimissionata dal suo partito o dagli elettori; se si ripresentasse per un quinto mandato, sarebbe molto verosimilmente rieletta. Quale la formula del suo successo? Una modestia che ispira fiducia, un’azione politica che poggia su solidi principi etici e che mette insieme competenza, pragmatismo, opportunismo e prudenza, ma anche la capacità di fare fronte alle crisi sapendo cogliere l’attimo, sapendo prendere, quando non è troppo tardi ed adattandosi alle circostanze, decisioni che forse altri non prenderebbero, anche a volte con il rischio di contraddirsi o smentirsi. Fu così con il nucleare, inizialmente vantato come energia pulita, ma da cui si allontanò dopo la catastrofe di Fukushima; fu così nella crisi del debito, con l’imposizione dell’austerità alla Grecia e agli altri paesi in difficoltà e con al tempo stesso il sostegno a Mario Draghi nell’acquisto di grandi quantità di titoli di stato da parte della Bce; fu così nella gestione dei flussi migratori in conseguenza alla guerra siriana, quando da una parte aprì ai profughi le frontiere tedesche e dall’altra concluse l’accordo con Erdogan per chiudere i flussi. Con la sua uscita di scena è tempo di stilare bilanci e c’è ora chi le rimprovera, al di là dei successi, un eccessivo immobilismo, un’azione politica che ha garantito crescita economica e stabilità, ma nella quale è mancata una certa dose di visione. La Germania ha accumulato ritardi nelle infrastrutture, nella digitalizzazione; la pandemia e le piogge di quest'estate hanno mostrato un paese più vulnerabile di quanto si pensasse. Angela Merkel, allora: quale bilancio? Ne parliamo con:

Beda Romano, corrispondente da Bruxelles per il Sole24Ore e autore, con il padre, di un libro su Angela Merkel uscito negli scorsi giorni
Regina Krieger, giornalista
Tim Guldimann, già ambasciatore svizzero a Berlino ed ex consigliere nazionale, politologo
Mario Telò, professore di relazioni internazionali, Université Libre Bruxelles e Università Luiss Roma

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