La guerra in Ucraina si fa sentire anche sulla politica di difesa della Confederazione. L’invasione iniziata nel febbraio dello scorso anno ha implicazioni sulla rilevanza e sulla strategia dell’esercito svizzero, tanto che il parlamento ha approvato un aumento delle spese militari che fra qualche anno passeranno dallo 0.7 all’1 percento del PIL. Un esercito che dai circa 700’000 militi del periodo della guerra fredda è sceso a 140’000. Ora, nel nuovo contesto geo-strategico, come valutare i passi intrapresi dall’esercito e l’auspicato ampliamento della cooperazione internazionale in che modo si concilia con la neutralità elvetica.
Dopo un’intervista con il Capo dell’esercito svizzero, Thomas Süssli, ne discutono a Modem:
Mauro Gilli, esperto di tecnologie militari e sicurezza internazionale presso il Politecnico federale di Zurigo;
Orazio Martinetti, storico;
Tobia Schnebli, del Gruppo per una Svizzera senza esercito.
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