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Caccia al cinghiale, il Ticino come Obelix

Agevolazioni cantonali per incitare i cacciatori

  • Keystone
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A ben guardare c’è poco da scherzare, perché di mezzo c’è la peste suina, virus sempre più vicino ai confini ticinesi, ha ormai raggiunto la regione di Pavia. Per rallentare l’espandersi di questa malattia, le autorità cantonali ticinesi stanno per dare il via, il prossimo 16 di novembre, ad una serie di misure pensate per incentivare la caccia invernale al cinghiale, animale che fa da vettore a questa infezione che colpisce poi anche i suini. Questa l’equazione: più caccia uguale meno cinghiali, e meno cinghiali significa possibilità di ridurre la diffusione di questa infezione, che lo ricordiamo è innocua per l’essere umano ma che mette a rischio gli allevamenti di maiali, e rischia anche di limitare il nostro accesso a boschi e aree naturali. Occasione per Modem di fare il punto sulla questione della peste suina e ma anche sulla presenza sempre più invadente del cinghiale. E anche per parlare degli altri ungulati, cervo e caprioli in particolare, che nutrendosi di foglie, mettono a rischio la rigenerazione dei boschi. A tal punto che ben il 30% della foresta di protezione in Svizzera è considerata oggi a rischio.

Ne parleremo con:

Tiziano Putelli, capo Ufficio caccia e pesca TI
Luca Bacciarini, veterinario cantonale TI
Roland David, direttore Sezione forestale TI
Davide Corti, presidente della Federazione cacciatori ticinesi

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