Che sarebbe stata un’impresa ardua proseguire con la fase due del cessate il fuoco entrato in vigore il 19 gennaio, dopo che la fase uno - che ha portato a una tregua provvisoria - è scaduta sabato lo si sapeva. Cosa succederà ora resta difficile da capire…
I segnali non sono per niente incoraggianti: Israele, invece di mettere a punto la seconda tappa del cessate al fuoco – che prevede il rilascio di tutti gli ostaggi ancora in mano ad Hamas in cambio di un ritiro delle forze israeliane e la fine della guerra quindi – ha deciso di sostenere il piano messo a punto dall’inviato Usa Steven Witkoff per il Medio Oriente, che prevede un proseguimento della prima fase per la durata del Ramadan – mese sacro dei musulmani, iniziato sabato - fino alla Pasqua ebraica, il 19 aprile, per allungare i tempi di negoziazione. Un’opzione però respinta da Hamas.
È chiaro che anche per il conflitto a Gaza – come per quello in Ucraina – l’arrivo di Trump alla Casa Bianca ha cambiato gli equilibri, basti pensare all’accelerazione data dal Segretario di Stato americano Marco Rubio a 4 miliardi di dollari di aiuti militari a Israele
Difficile – come detto - fare previsioni sui prossimi sviluppi, anche tenuto conto delle ultime affermazioni del presidente statunitense, che vorrebbe che gli americani assumano il controllo della Striscia, possibilmente senza i Palestinesi
Proveremo comunque a capire quali sono gli interessi in gioco e quali i possibili scenari futuri, lo facciamo con:
Michele Giorgio, collaboratore RSI da Israele
Paola Caridi, giornalista e saggista, esperta di Hamas
Mario Del Pero, professore di Storia Internazionale e di Storia degli Stati Uniti a SciencesPo di Parigi
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