I 2 giorni di sciopero dei ferrovieri in Francia hanno bloccato una media di 3 treni su 4 ed hanno acceso i riflettori sul primo vero scontro aperto fra il governo di Emmanuel Macron ed i sindacati.
Il presidente francese ha dunque puntato sulla riforma del settore ferroviario - mai riuscita finora a nessun presidente – per ribadire la sua volontà di riformare l’economia ed in questo caso anche la società francese. I sindacati, con la loro strategia dei 2 giorni di sciopero su 5 lavorativi, appaiono determinati ad andare avanti anche 3 mesi. Per loro, la riforma propugnata da Macron, “mira a distruggere il servizio pubblico” attraverso l’abolizione dello statuto di funzionario, l’apertura alla concorrenza e la trasformazione delle SNCF in società anonima, anticamera di una futura privatizzazione.
Per il primo ministro, Edouard Philippe, si tratta di "far passare una riforma ambiziosa del mondo ferroviario, lo status quo non è accettabile", annunciando agli utenti "giorni difficili".
Sul tavolo vi è dunque l'apertura del mercato ad una graduale concorrenza nel corso dei prossimi 15 anni ed un indebolimento dello statuto dei ferrovieri, che hanno più garanzie della media dei lavoratori in tema di sicurezza del posto di lavoro e di età pensionabile.
Saranno gli utenti-cittadini a determinare l’esito di questo scontro dando o togliendo il loro sostegno agli scioperanti? A Modem ne dibattono:
Andrea Giuricin, docente di economia dei trasporti all’Università Milano Bicocca;
Paolo Modugno, analista politico, professore a Science Po a Parigi;
Benjamin Salesse, Sindacalista CGT (Confédération Générale du Travail);
Giorgio Tuti, presidente del sindacato del personale dei trasporti SEV e presidente della Federazione europea dei lavoratori dei trasporti ETF (il sindacato europeo dei ferrovieri).
Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay
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