Domenica 18 marzo, le elezioni presidenziali in Russia, un voto apparentemente senza storia: secondo tutte le indicazioni, Vladimir Putin otterrà il suo quarto mandato presidenziale, il quinto di fatto se includiamo la stagione in cui il “piccolo zar” insediò al Cremlino il delfino Medvedev e ne pilotò la presidenza dalla poltrona di premier. Se l’esito del voto pare scontato, le acque che vi ci portano sono però tutt’altro che calme. Sul piano interno, ci sono le denunce di sempre sul bavaglio imposto all’opposizione (che si appella al boicottaggio) e il clima di repressione nei confronti dei detrattori del presidente. Sul piano esterno, ai bisticci sul “Russiagate” o sulla politica di Mosca in Siria e Ucraina, si è ora aggiunta una nuova “spy story”: lo scontro con Londra per la tentata uccisione di un’ex agente russo e della figlia nel Regno Unito.
Vladimir Putin, guida tanto inamovibile quanto discussa della Federazione Russa di questo 21esimo secolo. Che cosa spiega la sua popolarità e longevità politica? Come è percepita in Russia la diffidenza, per non dire di peggio, che il capo del Cremlino raccoglie sistematicamente in Occidente? Con quali prospettive verrà affrontato, da Putin e non solo, questo nuovo mandato: scade nel 2024, e dopo? Ne discutiamo con:
Nikolaj Kotrelev, storico e accademico russo
Rosalba Castelletti, corrispondente da Mosca per la Repubblica.
Intervista registrata a:
Vladimir Kara Murzia, attivista e vicedirettore dell’organizzazione Open Russia
Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay
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