Nell’intricata e drammatica storia del Venezuela degli ultimi mesi da ieri si è aggiunto un ulteriore capitolo che rischia di essere decisivo per il paese sudamericano: davanti a decine di migliaia di simpatizzanti in piazza a Caracas Il giovane Juan Guaidó, alla guida dell'Assemblea nazionale, si è autoproclamato presidente "pro tempore" del Paese. Un vero e proprio guanto di sfida poiché nei giorni scorsi il Tribunale supremo - controllato dal regime - ha dichiarato il Parlamento - in mano all’opposizione - illegittimo.

Il presidente in carica Nicolás Maduro, che due settimane fa si è insediato per un secondo mandato presidenziale, mai riconosciuto dall’opposizione e da diversi Paesi, ha risposto dal balcone del palazzo presidenziale. Nel suo discorso ha chiamato il popolo alla mobilitazione ed ha accusato gli Stati Uniti di essere dietro quello che ha definito un tentativo di golpe, per cui ha dato 72 ore di tempo agli americani per lasciare il paese.

Il confronto si è trasformato in scontro nelle strade di Caracas con quasi una ventina di morti e centinaia di feriti mentre sul piano internazionale il presidente Trump ha subito riconosciuto il nuovo presidente autoproclamato seguito da diversi paesi latino-americani e occidentali. Sul fronte opposto Russia, Cina, Siria e Turchia hanno assicurato il loro appoggio a Maduro.

L’ago della bilancia di questa delicata situazione è costituito dall’esercito che stando al Ministro della Difesa venezuelano, generale Vladimir Padrino Lopez, "non accetta un presidente imposto da oscuri interessi o che si è autoproclamato a margine della legge". Questa la posizione ufficiale ma la realtà non è così monolitica ed i prossimi giorni potrebbero essere decisivi per il futuro del Venezuela che rischia di precipitare in una guerra civile.

Per analizzare la situazione a Modem intervengono:

Antonio Annino, storico dell’America latina;

Mauro Bafile, direttore del giornale ‘La Voce d’Italia’ di Caracas;

Franco Cavalli, oncologo, già consigliere nazionale PS.

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