Il percorso verso la successione

Dai funerali “semplici” al conclave

La constatazione della morte, l’esposizione della salma a San Pietro per i fedeli, il luogo di sepoltura e poi la scelta del successore: ecco cosa accadrà dopo la morte di Bergoglio

  • 21 aprile, 16:16
  • 22 aprile, 16:50
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Almeno un paio di settimane prima della prossima fumata bianca

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Di: TG/AFP/ANSA/pon 

I funerali di Papa Francesco saranno quelli di un “discepolo di Cristo” e non quelli di un “potente di questo mondo”, secondo il rituale che egli stesso ha voluto rivedere (semplificandolo) nel 2024. La “Ordo Exsequiarum Romani Pontificis” (revisione di quella del 1969) prevede tre importanti novità: innanzitutto che la constatazione formale della morte - fissata per lunedì sera alle 21 - avvenga nella sua cappella privata e non nel Palazzo Apostolico. Quindi subito la deposizione nella bara prima della traslazione a San Pietro dove sarà esposto dentro la bara aperta e non su un cataletto, come accaduto ancora con Benedetto XVI. L’omaggio dei fedeli, della durata di tre giorni, potrebbe avvenire a partire da mercoledì.

La seconda novità: la medesima bara sarà usata per le esequie, senza essere rinchiusa in altre due, di piombo e di rovere. La terza, infine, riguarda le indicazioni per un’eventuale sepoltura in un luogo diverso dalle grotte vaticane sotto la Basilica. Sono pochi i pontefici inumati altrove, nessuno di questi nel corso degli ultimi 100 anni. Il caso più recente è quello di Leone XIII, che è a Roma a San Giovanni in Laterano. Francesco aveva già espresso il desiderio di riposare a Santa Maria Maggiore dove Ignazio da Loyola, il fondatore dei Gesuiti di cui Bergoglio ha fatto parte, celebrò la sua prima messa nel 1538. Il Papa ha pregato spesso in quella chiesa, in particolare in occasione di ogni suo viaggio.

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Il funerale del Papa, nuove regole

RSI Info 21.04.2025, 12:23

La sede vacante

La morte del Papa è stata annunciata al mondo dal cardinale camerlengo, attualmente lo statunitense di origine irlandese Kevin Joseph Farrell, colui al quale spetta storicamente il compito di procedere alla constatazione il decesso del pontefice (in passato chiamandolo tre volte e battendogli la fronte con un martelletto). È il camerlengo durante il periodo di sede vacante ad amministrare i beni della Chiesa. Questa fase che conduce al conclave per l’elezione del nuovo pontefice è disciplinata dalla Costituzione apostolica “Universi Dominici Gregis”, che risale all’epoca di Giovanni Paolo II.

Il documento stabilisce che il collegio cardinalizio non abbia alcun potere sulle questioni che normalmente spettano al Pontefice. Solo è autorizzato il disbrigo degli affari correnti e urgenti. Contemporaneamente cessano nelle proprie funzioni i capi dei dicasteri della Curia e il segretario di Stato. Camerlengo e penitenziere maggiore restano in carica. Martedì è prevista la prima delle congregazioni dei cardinali, le riunioni che precedono il conclave e durante le quali dovranno essere stabiliti tempi e modalità delle esequie e prese tutte le disposizioni organizzative in vista dell’elezione del successore, compresa la preparazione degli alloggi a Santa Marta per i cardinali elettori. È lo stesso edificio dove viveva e dove, nel suo appartamento, è morto Francesco. Per nove giorni consecutivi dopo la morte, inoltre, i cardinali celebrano le messe in suffragio del defunto, è il cosiddetto novendiale.

Il conclave

Prima dell’inizio del conclave (dal latino “cum clave”, cioè chiuso a chiave) devono passare almeno 15 giorni, a meno che si sia constatato l’arrivo in Vaticano di tutto i cardinali elettori. Avranno accesso alla Cappella Sistina per il voto unicamente i porporati che non hanno ancora compiuto gli 80 anni. Il giorno dell’assemblea raggiungono la basilica di San Pietro per la messa in vista dell’elezione (“pro eligendo pontifice“), presieduta dal cardinale decano, in questo caso Giovanni Battista Re. Subito dopo indossano l’abito corale e si avviano in processione verso la Cappella Sistina, allestita per accogliere i cardinali con i banchi e la stufa dove saranno bruciati poi appunti e schede delle votazioni. Il numero massimo di cardinali elettori è stabilito teoricamente in 120. Al momento gli aventi diritto al voto sono 135 ma in passato si è già derogato alla norma. Per tutti è fatto divieto di utilizzare qualsiasi dispositivo o mettersi in contatto con l’esterno: quanto succederà all’interno della cappella dovrà rimanere segreto.

Chi partecipa: due svizzeri fra i 135 elettori

Fra i 135 elettori, due sono svizzeri, il basilese Kurt Koch e il vallesano Emil Paul Tscherrig. Quest’ultimo è stato fatto cardinale proprio da Francesco, che in totale ne ha creati 163 di cui 109 che parteciperanno alle votazioni. Degli altri cardinali nella Sistina, 23 sono stati creati da Benedetto XVI e cinque sono i superstiti dell’epoca di Giovanni Paolo II. Va detto, però, che questo non è garanzia di continuità: Francesco ha dato la porpora anche a personalità contrarie alla sua linea. Quello che è cambiato di più, con Francesco, è la geografia dei cardinali: 59 degli elettori sono europei (19 di questi italiani), ma sono sempre più numerosi i rappresentanti di altri continenti: 37 vengono dalle Americhe (16 da quella del Nord, 4 da quella centrale, 17 da quella del Sud), 20 dall’Asia, 16 dall’Africa e 3 dall’Oceania.

Al termine del giuramento - che si conclude con la frase “extra omnes” (fuori tutti) - prende il via ufficialmente il conclave, con la chiusura a chiave della porta di accesso alla Cappella Sistina e l’avvio delle operazioni di voto. A dirigere i lavori è il decano del collegio cardinalizio, ma sia il già citato Re che il suo vice hanno superato gli 80 anni e non saranno pertanto presenti. Il ruolo spetterà quindi a Pietro Parolin, 70enne veneto da un decennio segretario di Stato vaticano e considerato fra i papabili più probabili.

Il ritmo delle votazioni

Nel caso in cui le elezioni iniziassero nel pomeriggio del primo giorno si terrà una sola votazione, mentre nei giorni successivi saranno quattro in totale, due la mattina e due il pomeriggio. Una volta scritto il nome sulla scheda sotto la frase “Eligo in Summum Pontificem”, ogni singolo cardinale elettore si avvia verso l’altare con la scheda piegata e ben visibile. La adagia su un piatto d’argento poggiato su un’urna e poi la lascia scivolare all’interno. Disposizioni speciali sono previste per i cardinali che dovessero essere impossibilitati a essere presenti per malattia. Il loro voto sarà raccolto da tre cardinali estratti come “infirmarii”.

L’annuncio

Una volta conclusa la sessione di voto, i primi due scrutatori aprono e leggono in silenzio il nome scritto sulla scheda, mentre il terzo pronuncia il nome. Le schede vengono forate e legate insieme, per essere poi bruciate all’interno della stufa. Nel caso di mancata elezione (per diventare Papa occorrono due terzi dei suffragi) verrà aggiunta una miscela che colorerà il fumo di nero. In caso contrario, invece, il decano si rivolge al candidato eletto per chiedergli se accetta o meno l’incarico e quale sarà il nome scelto. Solo allora verranno bruciate le schede aggiungendo il colorante bianco che annuncerà dal comignolo della cappella Sistina l’elezione del nuovo Papa.

Quindi, si procede alla vestizione nella cosiddetta “stanza delle lacrime” nella sagrestia della Cappella Sistina. Toccherà poi al cardinale protodiacono dare l’annuncio dell’elezione dalla loggia centrale della basilica di San Pietro, dalla quale successivamente si affaccerà il nuovo Papa per la benedizione Urbi et Orbi.

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