Non tutte le Olimpiadi escono col buco. Non per Swiss Cycling che, grazie al bronzo di Zoé Claessens nella BMX, ha sfornato l’ottava edizione consecutiva dei Giochi con almeno una medaglia. Sì perché dall’oro di Pascal Richard nella corsa in linea di Atlanta 1996, passando per le imprese di Fabian Cancellara (2 ori e un argento) e Nino Schurter (un oro, un argento e un bronzo), fino allo straordinario bottino di Tokyo con ben 6 atleti sul podio, le due ruote hanno spesso e volentieri inciso notevolmente sul medagliere rossocrociato.
Forse però è proprio questa differenza rispetto a soli 3 anni fa a dover far riflettere: a ben guardare, quando mancano ancora le gare in pista, i nostri atleti hanno portato a casa anche 8 diplomi olimpici, che non sono pochi. Certo essere nella top 8 non è la stessa cosa che salire sul podio, ma significa comunque essere lì. Ma significa anche che manca ancora qualcosa, che sia fisico, mentale, tecnico o anche solo fortuna, per arrivare a mettersi al collo una medaglia.
Il ciclismo svizzero, così come altri sport (il tennis è rimasto a secco dopo 4 edizioni a medaglia), sta vivendo un momento di transizione: l’era di Cancellara è finita, Schurter e altri grandi interpreti sono ormai quasi al capolinea e difficilmente li rivedremo protagonisti tra 4 anni a Los Angeles. Non sarà per niente facile sostituirli, perché 4 anni passano più velocemente di quello che si pensa, ma diventerà assolutamente impossibile farlo se ai giovani talenti non vengono dati supporto, mezzi e fiducia. Ecco perché la mancata convocazione di Filippo Colombo non è ancora del tutto andata giù.
Parigi 2024, la finale femminile della BMX racing (02.08.2024)
RSI Sport 02.08.2024, 21:57