Un “dieci” per salutare le Olimpiadi di Parigi

È un “dieci” l’ultimo colpo sparato da Jason Solari alle Olimpiadi, un ricordo positivo in una giornata in cui a vincere è stata l’amarezza. Dopo l’ultimo pallino uscito dalla sua pistola il ticinese si ferma, si siede e aspetta. Parla con il suo allenatore Mauro Biasca e controlla il monitor, ma sa che il suo punteggio è basso, che non vale un posto nella finale di domani. “Era una vita che non facevo così male, peccato sia capitato proprio oggi”, dice Jason. In effetti i numeri non mentono, ma come Solari tante stelle di questa disciplina si sono fatte “fregare” dal poligono di Châteauroux. Al termine sul suo volto si leggeva chiaramente la delusione per una prestazione non all’altezza, non alla sua altezza. Che qualcosa non ha funzionato lo si è capito subito, con la prima serie iniziata male. Ha provato a reagire, ha cercato di ritrovare la concentrazione anche con l’aiuto dell’allenatore, ma è entrato in partita solo al tramonto della gara, terminata con 573 punti e una media di 9,550. Il linguaggio del suo corpo era inequivocabile e spiegava senza bisogno di parole le difficoltà che ha incontrato. Era la prima Olimpiade di Jason Solari e l’emozione lo ha tradito. 

Qua e là ha sì inanellato dei punteggi massimi, ma senza quella continuità necessaria. “Volevo la finale, non l’ho centrata, ma ho tempo e lavorerò per togliermi tante altre soddisfazioni in futuro”. Solari ha 24 anni e il futuro è lì, a portata di mano. Non dovrà avere fretta, ma intanto gli resterà il ricordo di un’esperienza indimenticabile. “Era il mio sogno, non è facile raggiungere questi livelli e sono stati giorni bellissimi. La città, i colori, le amicizie che si sono create. Tutto è stato bellissimo. Ora andremo a Parigi e poi torneremo in Ticino”. Una bella cartolina, come il “dieci” per salutare uno dei centri di tiro più importanti a livello mondiale.