David Mottier ha 40 anni. Vive nel cuore della Gruyère, a Riaz, in Svizzera, dove ha fondato lo studio Rainbow Tattoo insieme all’amico Johann Morel. I due artisti realizzano tatuaggi ispirati allo stile tradizionale americano (Old School); disegni puliti, linee spesse, contrasti netti e colori vivaci. Ma sono i soggetti preferiti di David a sorprenderci: molto particolari e legati al folclore svizzero!
Quando ci penso e mi rendo conto che la gente si fa tatuare l’Aromat o la pentola della fondue… è sbalorditivo e geniale al tempo stesso!
Gli insoliti tatuaggi di David, che fonde tradizione alpigiana e Old School, gli hanno regalato la notorietà.
Cresciuto a Château-d’Oex, nel Canton Vaud, David si ispira ai magnifici paesaggi montuosi e al ricco folclore della sua regione, dove l’arte pittorica contadina, la pittura su mobili, il découpage e altre forme di arte tradizionale, sono ancora molto vivi e presenti. Profondamente legato a queste tradizioni, l’artista cerca di rappresentare i simboli e il lato folcloristico elvetico. Questi elementi vengono poi integrati con i codici del tatuaggio tradizionale americano, creando un mix di generi che dà vita a motivi unici e originali.
Nello studio di David Mottier
Lorena Pianezza; Edoardo Nerboni e Debora Huber 12.12.2024, 14:22
La Svizzera sulla pelle: dal caquelon alle mucche che salgono all’alpe
Tra i soggetti più richiesti dai suoi clienti spicca il caquelon, la caratteristica pentola in ghisa o terracotta utilizzata per la fondue. Finora, ne ha tatuati un centinaio, attirando clienti da ogni dove, desiderosi di un tatuaggio unico nel suo genere. David è infatti probabilmente l’unico artista a realizzare questo particolare disegno.
Un altro pezzo forte dell’artista è la “poya”, la tradizionale salita delle mucche all’alpeggio, un tema che lo affascina sin da bambino, tanto da esserselo fatto tatuare sulla schiena.
I motivi dell’artista vodese spaziano dai paesaggi montani alle stelle alpine, dai coltellini svizzeri alle trecce di burro, dai cervelat agli Aromat, senza dimenticare il boccalino e il salametto. Questi soggetti, sebbene sorprendenti, rimandano al ruolo identitario del tatuaggio. I clienti di David vogliono esprimere, attraverso questi disegni, il loro profondo attaccamento alla Svizzera. Come la guardia pontificia, venuta apposta da Roma per farsi tatuare il trattore del nonno.
David racconta che alle fiere di settore le reazioni ai suoi tatuaggi sono molto forti: o li si adora o li si ama. Non c’è via di mezzo con questi disegni, non lasciano indifferenti. E forse è proprio questo il loro fascino.