Arte

“Mimesis of Domesticity” di Monika Emmanuelle Kazi

Il Museo d’Arte della Svizzera Italiana ospita la personale di Monika Emmanuelle Kazi, vincitrice del Bally Artist Award 2024

  • 13 agosto, 14:12
Installation view Monika Emmanuelle Kazi. Mimesis of Domesticy  Foto Sabrina Montiglia.jpg

Installation view Monika Emmanuelle Kazi. Mimesis of Domesticy

  • Foto Sabrina Montiglia
Di: Virginia D’Umas

“Gli intimi recessi dello spazio domestico diventano i luoghi delle invasioni più intricate della storia” - Homi K. Bhabha, teorico postcoloniale indiano, che sintetizza efficacemente l’approccio usato da Kazi nella sua mostra più recente.

Secondo Aristotele, la mimesi è la rappresentazione dell’essenza delle cose, operata dall’artista. In “Mimesis of Domesticity”, la giovane artista, nata a Parigi e cresciuta tra la Repubblica del Congo e la Francia, fa proprio questo: rappresenta l’essenza della sua domesticità in una mostra dove lo spazio viene usato come dispositivo per evocare memorie legate alla sua esperienza diasporica e alla più ampia storia coloniale.

Nata nel 1991 nella capitale francese, Monika Emmanuelle Kazi ha passato gran parte della sua vita tra Pointe-Noire (Repubblica del Congo) e Parigi, prima di trasferirsi a Ginevra, dove attualmente vive e lavora. Dopo aver studiato design d’interni, ha studiato belle arti presso la HEAD-Genève e si è laureata con lode nel 2021. La promettente artista ha già alle spalle svariate mostre personali e bi-personali, tra cui: PHILIPPZOLLINGER (Zurigo, 2024), Kunsthalle Friart Fribourg (2022), Elephanthouse (Lucerna, 2021) e Le Kabinet (Bruxelles, 2018). Oltre a vincere il premio istituito dalla Fondazione Bally in collaborazione con il MASI per promuovere il mondo artistico e creativo in Ticino e in Svizzera, nel 2021 Kazi ha ricevuto il premio Kiefer Hablitzel e il premio HEAD-Galerie e l’anno successivo ha completato una residenza presso la Cité des Arts di Parigi. 

Installation view Monika Emmanuelle Kazi. Mimesis of Domesticity  Foto Sabrina Montiglia.jpg

Installation view Monika Emmanuelle Kazi. Mimesis of Domesticity

  • Foto Sabrina Montiglia

La ricerca di domesticità in una vita in continuo movimento

L’artista multidisciplinare, nelle sue opere alterna scrittura, performance, video e installazioni, trasformando la storica sala Mattoni, situata al piano terra del MASI, in un ambiente domestico utilizzato come un dispositivo per evocare memorie legate alla personale esperienza di vita.

La sua pratica si concentra sull’esplorazione delle impronte e memorie lasciate dal corpo negli ambienti domestici, intesi come spazi privati e al tempo stesso politici. Un’attenzione, quella per gli interni domestici, che Kazi porta con sé anche grazie alla formazione come interior designer: con sguardo attento, l’artista riconosce negli ambienti costruiti convinzioni e idee da mettere in discussione.  

Oggetti ordinari come composizioni di vasi, una lampada, piatti e bicchieri di cristallo vengono recuperati dall’artista e successivamente incisi con il nitrato d’argento, per poi essere conservati a terra o su mobili antichi. Questi objets trouvés vengono modificati da Kazi per evocare tematiche storiche e politiche, infatti al posto dell’acqua, a colmare bicchieri, coppe e vasi ci sono immagini di corpi e istantanee di vita vissuta. Inoltre, nelle scene, che grazie al processo chimico appaiono sul vetro, si mescolano immagini dall’archivio personale dell’artista con elementi mitici e vicende collettive, in particolare con l’iconografia della Dea Fortuna e i motivi riprodotti sulle banconote francesi CFA (Comunità Finanziaria Africana), indicanti la valuta in uso nella Repubblica del Congo. Questi cimeli dall’infanzia dell’artista rappresentano al contempo strumenti di dominazione coloniale funzionali all’imposizione di uno stile di vita e di un sistema di codici ben determinato.

Monika Emmanuelle Kazi Le goût du sublime  Foto Sabrina Montiglia.jpg

Monika Emmanuelle Kazi Le goût du sublime

  • Foto Sabrina Montiglia

La conservazione degli oggetti come antidoto allo scorrere inesorabile del tempo 

L’acqua, presenza costante nello spazio espositivo di Kazi, tanto negli interventi site specific sul pavimento, quanto nella traccia sonora The seed (2017), si alterna e si sovrappone alla voce dell’artista mentre racconta la cronaca di una vita vegetale attraverso i piccoli gesti quotidiani di attenzione e cura che le vengono rivolti. Il loop sonoro ricalca la ciclicità e lo scorrere inesorabile del tempo, fornendone al tempo stesso un antidoto: l’attenzione e l’affezione nella conservazione degli oggetti che ci circondano.

In “Mimesis of Domesticity” convivono elementi apparentemente antitetici, in cui il concetto di casa inteso come spazio di produzione e perpetuazione di identità si innesta anche su un elemento fluido come l’acqua.

L’artista rivolge lo sguardo ai temi di sostenibilità, conservazione e attenzione non solo nell’intimità dello spazio domestico, ma all’interno del nostro milieu sociale, culturale e politico. Gli oggetti esposti in questa mostra sono semplici ma al contempo complessi, grazie alle varie tecniche applicate dall’artista, evocando così un concetto di sostenibilità che va inteso in senso lato come forza di preservare un’identità autentica, capace di resistere di fronte ai capricci e ai rivolgimenti della ruota della Fortuna.

Il museo necessario

Voci dipinte 31.03.2024, 10:35

  • masilugano.ch Ernst Scheidegger © 2024 Stiftung Ernst Scheidegger-Archiv, Zürich, 2024, ProLitteris, Zurich

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