Un vecchio calzino, lattine appiattite, una mascella di cinghiale trovata da bambino, un dreadlock di un amico ai tempi del Liceo. Nel suo atelier di Zurigo, Lucas Herzig conserva una serie di scatole contenenti centinaia di oggetti accumulati nel corso degli anni. Questi oggetti hanno catturato la sua immaginazione per le storie che celano: “I manufatti che produciamo riflettono il nostro modo di pensare e di relazionarci con l’ambiente che ci circonda” spiega Herzig.
L’artista è affascinato dal passare del tempo, che imprime tracce indelebili sugli oggetti, trasformandoli in silenziosi testimoni della storia. Questo interesse è simile a quello degli archeologi, che cercano di svelare le storie nascoste dietro gli utensili del passato. Non a caso, l’arte nella vita di Herzig funge da catalizzatore per altre passioni, come la storia e l’archeologia. Per alcuni anni, l’artista ha collaborato con gli archeologi del laboratorio di dendrocronologia, venendo a contatto con metodi e materiali che in parte reimpiega
Herzig recupera e rielabora gli oggetti, fondendo passato e presente. Li estrapola dal loro contesto, conferendo loro un nuovo valore, e creando un significato complessivo nuovo emergente dalla composizione di diversi oggetti.
Gli oggetti recuperati di Lukas Herzig
Premio Manor Ticino e mostra al MASI di Lugano
Il trentaseienne artista ticinese, che oggi vive e lavora a Zurigo, ha studiato arte visiva alla Haute école d’art et de design di Ginevra e pratica artistica contemporanea alla Hochschule der Künste di Berna. Nel 2022 ha ricevuto il Premio Culturale Manor Ticino e per l’occasione il MASILugano ha ospitato una sua esposizione dal titolo “e spesso intendo sempre”.
e spesso intendo sempre, Premio Manor Ticino, MASI, Lugano
La pratica fondamentale nella ricerca dell’artista, la scoperta e raccolta di oggetti, era chiaramente rappresentata nell’installazione che dava il titolo alla mostra; un percorso costituito da duecentottanta oggetti trovati, avvitati su un muro del corridoio seguendo un pattern geometrico, come una sorta di tappezzeria.
In un’altra sala, le opere Vola bass e schiva i sass! giocavano con la percezione del pubblico: quelli che a prima vista sembravano sassi di varie dimensioni appesi alle pareti, erano in realtà delle sculture in cartapesta, uno dei materiali prediletti dall’artista, che lavora con materiali poveri e a portata di mano.
Lucas Herzig, grazie al suo approccio unico e alla sua capacità di trasformare oggetti comuni in nuove narrazioni, invita lo spettatore a esplorare il mondo con occhi nuovi. Il suo lavoro non solo riflette una profonda comprensione del passato, ma stimola anche una riflessione personale e soggettiva su ciò che vediamo e su come lo interpretiamo.
Operalab e un’insolita Alice
Alphaville 23.01.2025, 11:30
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