Non aveva ancora smesso di recitare. Avrebbe dovuto mettere in scena, con il marito Dario Fo, il suo testo di denuncia della malapolitica italiana, quando all'età di 83 anni è venuta a mancare a Milano, il 29 maggio 2013, nella sua casa di Porta Romana. Un testo che aveva concepito dopo la sua breve, ma sufficiente per parlarne a giusto titolo, esperienza da senatrice della Repubblica. Nelle elezioni politiche del 2006 Franca Rame fu eletta al Senato, tra le file di Italia dei Valori. Subito dopo Antonio Di Pietro la propose anche nella votazione del 2006 come Presidente della Repubblica (e raccolse ventiquattro voti). Nel 2008, quando decise di lasciare il Senato dichiarò: «Le istituzioni mi sono sembrate impermeabili e refrattarie a ogni sguardo, proposta e sollecitazione esterna, cioè non proveniente da chi è espressione organica di un partito o di un gruppo di interesse organizzato».
Franca Rame nasce a Villastanza, frazione del comune di Parabiago in provincia di Milano il 18 luglio 1929, da Emilia Baldini, attrice e insegnante, e Domenico Rame, attore. La famiglia Rame, aveva antiche tradizioni teatrali risalenti al 1600, legate soprattutto al teatro dei burattini e delle marionette e all'epoca della nascita di Franca girava la Lombardia con una corriera scassata, recitando drammi popolari, senza copioni fissi. E lei amava ricordare che a soli 8 giorni dalla sua nascita era già in scena. E ci cresce nel teatro, Franca Rame, dove cresce anche la sua coscienza civile e politica a fianco di un padre socialista e una madre, che ha abbandonato per amore una famiglia cattolica e borghese.
«Franca era diversa da tutte le altre giovani attrici, piccole dive piene di pose. Lei non sopportava il teatro tradizionale, era piena di ironia, sapeva prendersi in giro» così Dario Fo descrisse cosa lo colpì della giovane Franca quando la conobbe.
Attrice sagace, ironica e brillante e dotata di una bellezza prorompente, non si lasciò mai irretire dall'industria dello spettacolo e non dimenticò mai perché intendeva calcare le scene, perché voleva fare teatro rigorosamente di impegno civile e politico, a costo anche di non pochi sacrifici.
Incontri Fatti e personaggi del nostro tempo, Archivi RSI 16.3.1975
RSI Cultura 26.05.2023, 10:13
A ventun anni, nel 1950, con una delle sorelle, decide di dedicarsi al teatro di rivista. Viene scritturata nella compagnia primaria di prosa di Tino Scotti per lo spettacolo Ghe pensi mi di Marcello Marchesi, in scena al Teatro Olimpia di Milano. All'età di 25 anni, nel 1954, sposa Dario Fo, giovane attore e autore di testi satirici per la Compagnia di rivista di Milano della RAI, specializzata in varietà radiofonici.
Dopo la nascita del figlio Jacopo, che diverrà anch'egli attore, danno vita a La compagnia tetatrale Fo Rame. Era il 1958, lui ha il ruolo di regista e drammaturgo, lei di attrice e amministratrice.
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Dario Fo e Franca Rame - Archivi RSI, 28.11.1973
RSI Cultura 26.05.2023, 09:42
Contenuto audio
(Intervista a Dario Fo e Franca Rame paladini del teatro del popolo e per il popolo)
Nel 1962 la coppia viene ingaggiata dalla RAI, ma vi verranno allontanati nel 1963 per il loro impegno nella denuncia dei morti sul lavoro, una piaga che nell'Italia del boom economico c'era chi desiderava fortemente, a tutti i costi, non venisse disvelata.
Rigorosamente comunista, con tessera del PCI, nel '68 Franca Rame vive l'impegno politico dentro e fuori il teatro, con l'attivismo femminista e in difesa delle manifestazioni degli studenti e degli operai e nella denuncia precisa e costante di un sistema sociale e politico votato al profitto economico a tutti i costi, consumistico e borghese. Ma presto le denunce della coppia Rame - Fo diventano troppo estreme e scomode anche per il partito comunista con il quale ci fu pure qualche frizione.
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Intervista a Franca Rame ospite degli studi di Rete 2 - Archivi RSI, 9.6.1999
RSI Cultura 26.05.2023, 10:12
Dopo i moti di piazza della fine degli anni sessanta, soprattutto per sostenere studenti e operai arrestati durante le manifestazioni, Franca Rame e Dario Fo fondano Soccorso Rosso (poi: Soccorso Rosso Militante). Una struttura organizzativa italiana che negli anni di piombo ha fornito assistenza legale ai latitanti e che garantiva il monitoraggio delle condizioni carcerarie dei militanti della sinistra extraparlamentare in carcere. Nel 1969, dopo la strage - poi riconosciuta come "strage di stato" - di piazza Fontana, Soccorso Rosso avviò una campagna per la liberazione di Pietro Valpreda, l'anarchico ingiustamente incarcerato come responsabile della strage. In quel periodo Franca Rame intrattenne con lui e con altri anarchici, incarcerati senza colpa, un intenso scambio epistolare.
Sono gli anni del grande impegno nel movimento femminista di Franca Rame , gli anni in cui inizia a scrivere testi suoi che interpreta lei stessa, come:Tutta casa, letto e chiesa (scritto con Dario Fo), Grasso è bello! e La madre. Commedie irriverenti, volte a fare a pezzi, a forza di risate, l’immagine tradizionale della donna remissiva e sottomessa, sempre un passo dietro al suo uomo, in una società ancora fortemente patriarcale e maschilista.
È l'Italia degli anni di piombo e degli scontri violenti tra destra e sinistra.
Il 9 marzo 1973 Franca Rame fu costretta, da cinque uomini appartenenti all'area dell'estrema destra, a salire su un furgoncino, dove viene torturata e stuprata a turno. Un trauma che impiegò qualche anno prima di riuscire a raccontare. E che poi diventò nel 1981 Lo stupro, parte dello spettacolo Tutta casa, letto e chiesa. Il procedimento penale si concluse solo nel febbraio 1998 e comportò la prescrizione del reato. L'esponente dell'estrema destra milanese Biagio Pitarresi, confermando quanto detto nel 1988 dal neofascista Angelo Izzo, dichiarò che lo stupro fu "ispirato" da alcuni ufficiali della Divisione Pastrengo dei Carabinieri e citò alcuni nomi degli stupratori: Angelo Angeli, "un certo Muller" e "un certo Patrizio", neofascisti coinvolti nel traffico d'armi, che agivano pure come informatori dei carabinieri.
Quando nel 1997 Dario Fo riceve il Premio Nobel per la letteratura, dichiara: «Il Nobel lo devo a Franca», del resto era a lei che sottoponeva i suoi testi, la prima e più attenta lettrice e critica. E fu la stessa Franca Rame a volere che i soldi del Nobel fossero destinati ad una fondazione per gli artisti in difficoltà.
Negli anni la coppia Rame - Fo fu colpita da crisi, tensioni e separazioni e anche il loro vissuto privato fu tradotto in teatro, raccontato nel testo Coppia aperta quasi spalancata che svela gli aspetti tra il serio e il faceto, l'umoristico e il tragico della vita di coppia tra amori, disillusioni, narcisismi, tradimenti e disamori di una coppia moderna, convenientemente definita aperta.
Franca Rame fu una grande, immensa e sensibile artista e attivista femminista che non perse mai il senso e l'importanza dell'ironia e della comicità e di quella sana autoironia, caratteristica rara nel mondo dello spettacolo.
«Credo di avere una mia comicità. L’ho sempre avuta da quando sono nata. Non mi sento vicina a nessuna semmai sono le altre che possono sentirsi vicine a me e questo lo dico senza arroganza. Fare teatro comico per una donna è sempre molto difficile. Fare piangere un pubblico con una scena drammatica è molto più semplice, io potrei riuscirci in tre minuti. Ma fare ridere per una donna è complicatissimo. Se un uomo recita la parte di un ubriaco fa ridere se lo fa la donna diventa un po’ imbarazzante. Ma questo fa parte anche della nostra cultura».
E una certa autoironia non le mancava anche quando parlava del suo profondo, ma complicato, legame con Dario Fo: «Se avessi speso per me il tempo che ho dedicato a mio marito, oggi, modestia a parte, sarei presidente della Repubblica».