Guerre

In queste guerre, in tutte le guerre – quelle che hanno preceduto e quelle che seguiranno – ci sono dei morti. E questi morti, se sono le persone che combattono... ci può stare, ma sono le vittime del sacrificio quelle che che mi pesano. Quelle che mi danno fastidio sono le persone comuni, cioè chi non hanno nessun diritto dire se è lecita una guerra o meno. 

Prima della residenza ho preparato il terreno, abbandonando quello che stavo facendo come evoluzione nel mio lavoro, pensavo di aver raggiunto una certa pace. E avrei dovuto affrontare l’astrazione, una cosa che da anni mi bazzica per la testa. Poi, in seguito agli avvenimenti, mi son trovato costretto a riprendere in mano la punta della matita, come una sorta di lancia o di freccia per disegnare delle cose che rivendico. In questa esposizione ci sono cose che io posso creare con la mia matita, col mio carbone, insomma con le mie mani.
E ci sono due o tre tappe prima di arrivare al lavoro in residenza. Ci sono tutta una serie di incisioni che si raggruppano intorno a una trentina di incisioni e fanno praticamente da studio evolutivo della mia consapevolezza nei confronti del tema.