Arte

Il mondo sottosopra di Kafka e Leo Maillet

Il Museo d’arte Mendrisio e le Edizioni Casagrande dedicano una mostra e un libro al rapporto tra lo scrittore boemo e l’artista tedesco vissuto in Ticino

  • 13 settembre, 08:44
03_maillet_sancho.jpg
Di: Lucrezia Greppi

«Liberato dall’internamento, mentre nel 1944 cercavo lastre di rame a Basilea, in un centro di raccolta di roba vecchia trovai alcuni libricini. […] Ne presi uno, lo sfogliai e lessi: Ho uno strano animale, metà gattino, metà agnello. Avevo perduto i miei gatti e avevo fatto il pastore di agnelli nelle Cévennes. […] Lessi ancora: Franz Kafka, Un incrocio. Questa doppia creatura balzò dalla sua fantasia nella mia e subito sulla carta, e in seguito su sei lastre di rame. Da allora leggo quasi solo Kafka» – così l’artista tedesco Leo Maillet (1902-1990) descriveva l’incontro fatale con lo scrittore boemo, e in particolare con i suoi racconti brevi, da lui definiti «ribaltamenti umoristici di fatti che in realtà producono un nuovo messaggio e sollecitano di riflesso una rielaborazione». Lo si legge nel libro pubblicato dalle Edizioni Casagrande e dal Museo d’arte Mendrisio (Franz Kafka. Un incrocio. Racconti scelti e illustrati da Leo Maillet 2024) in occasione della mostra Maillet illustra Kafka (29.08-15.09.2024), accolta in quello stesso museo che promosse la prima antologica di Maillet, un anno prima della sua scomparsa. 

Maillet illustra Kafka

Alphaville 29.08.2024, 11:05

  • Imago Images

Per comprendere appieno quanto sia importante la figura di Kafka nella vita di Maillet conviene prima risfogliare quel vecchio catalogo del Museo d’arte Mendrisio (Leo Maillet: retrospettiva 1989). Leggendo le pagine che Berthold Hack dedica alla serie “Entre chien et loup”, e precisamente all’opera Dietro la tenda (1942), si intuisce che Maillet comprende Kafka, «incomprensibile per la maggior parte delle persone», come da lui stesso dichiarato, per una semplice ragione: lo scrittore aveva descritto anzitempo la sua esistenza. Un testo in particolare “ricalca” perfettamente la sua vita in quel fatidico 1942, quando è arrestato dalla Gestapo a causa delle sue origini ebree, poi internato nei campi di concentramento francesi “Les Milles” e “Rivesaltes”, da cui fuggirà, riparando in un castello vicino a Tarascon. Si tratta de La tana, racconto in cui un impaurito roditore si isola dal «mondo di sopra» in cerca di una pace che non troverà, essendo ossessionato dai rumori – forse un sibilo, forse un fischio – che produrrebbero degli «invisibili nemici». Leo Maillet racconta di essersi nascosto «sotto il tetto del castello»: immerso nella penombra, vive «un’esistenza da talpa»; come l’animale kafkiano, avverte degli «strani rumori» che gli fanno «gelare il sangue nelle vene»: motociclette, frenate e la conta dei soldati; vede, o crede di vedere, un poliziotto «nascosto dietro una tenda», ma si rivelerà una allucinazione: «riaprii la porta, andai verso la tenda, la sollevai e vidi che si trattava delle mie scarpe che avevo appoggiato lì un mese prima». 

05_cover_maillet_2024.jpg

L’artista tedesco, al contrario degli sfortunati protagonisti del racconto Il colpo al portone, viene protetto da dei contadini, della Cévennes, che lo assumono come pastore. Dall’alto delle montagne, insieme al suo gregge, avvertiva «una gioia di vivere che si librava in alto» ma pure dei rumori sinistri, «l’interrotto sparare dei partigiani»: «Cosa succedeva in basso nel mondo? La guerra sarebbe arrivata anche alle nostre altitudini, nel nostro isolamento?», si chiedeva Maillet. Il pericolo, in questo caso, era reale: la Francia del sud finì sotto dominio tedesco, così dovette fuggire in Svizzera, nel 1944, dove realizzò le prime incisioni per Kafka. Maillet trovò in lui «un naturale alleato», appunta Paolo Levi nel volume del 1989, e precisa che i due «mettono in discussione l’opposizione di interno ed esterno, la sondano, ne fanno materia d’espressione». Maillet «insegue la mancanza», «consegna la materia all’idea e dalla voce passa al silenzio», conclude Levi. In termini assai simili Giorgio Agamben, prefatore di Un incrocio, sottolinea che le incisioni dell’artista tedesco sono «agili illuminazioni» che «aggiungono al silenzio soltanto il silenzio». 

04_cover_maillet_1989.jpg

«Le incisioni per Kafka», sottolineava ancora Berthold Hack, «erano ideate “a doppio senso”. Nero e bianco, sopra e sotto, dentro e fuori sono intercambiabili» e talvolta «possono essere rovesciate, possono e devono cioè venir osservate “a testa in giù”». È il caso della xilografia a colori Il silenzio delle sirene, ribaltamento del mito omerico in cui si può intravedere «il volto di Pulcinella», secondo Agamben, ma forse anche una nave che fende le acque, o ancora le «spaventevoli chiome sciolte» delle incantatrici. Dello stesso rosso intenso è il volto (kafkiano o cervantino?) che emerge dalla xilografia La verità su Sancho Panza, protagonista del manifesto della mostra di Mendrisio, e che rappresenta l’hidalgo mancego e il fedele scudiero stretti in un abbraccio. Intrecci e vere e proprie metamorfosi (si noti che nel 1948 Maillet aveva anche rappresentano La metamorfosi della sorella di Gregor Samsa in pesce e in fiore) si ripresentano in numerose altre opere esposte in mostra e raffigurate nel relativo libretto: l’uomo-ponte «lanciato su un abisso» (Il ponte), il gatto-agnello di Un incrocio e i centauri di Desiderio di diventare un indiano e Il nuovo avvocato. Figure ibride e in bilico, come quegli alberi-uomini che paiono, ed è solo un’illusione, «saldamente attaccati al terreno» (Gli alberi) o come l’«artista del trapezio» di Primo dolore. Quest’opera, insieme a Una congrega di furfanti, nota Barbara Paltenghi Malacrida nella postfazione, «vengono presentati per la prima volta come parte integrante del corpus kafkiano di Maillet». Come quei furfanti «sempre uniti», che salgono «verso li cielo tenendosi per mano» o precipitano come «frammenti di roccia», in La gita in montagna si accalcano tre signori «Nessuno» in frack, con «tutte queste braccia tese di traverso e intrecciate». Maillet immagina e raffigura inseguimenti (Gente che corre), fughe inattese (La passeggiata improvvisa) e impossibili, quest’ultime simboleggiate da quel portone bianco e nero che i reclusi vedono dal di dentro di una cella e gli aguzzini dal di fuori (Il colpo al portone). In tutte queste opere, tredici in totale, appunta ancora Malacrida, direttrice del Museo d’arte Mendrisio, muta il rapporto tra testo e immagine: in alcune illustrazioni «Maillet accosta la parola scritta al tratto inciso», in altre «il disegno contiene il testo» e in altre ancora «sono le parole a incorniciare la composizione».

Riapre un luogo d’arte a Verscio

Alphaville 13.08.2024, 11:00

  • iStock

Leo Maillet fu solo il cupo ammiratore di Kafka? Affatto, lo ha ben spiegato il figlio Daniel, intervenuto all’inaugurazione di Maillet illustra Kafka, ricordando la mostra Ludus (26.08-18.08.2024) con cui ha riaperto l’atelier di Verscio, fatto costruire dal padre nel 1962. L’esposizione presentava gli ultimi lavori dell’artista tedesco legati al clown Dimitri, «due spiriti allegri e pronti allo scherzo». Daniel Maillet ha quindi ricordato gli anni della giovinezza in cui, insieme al fratello Nikolaus, lavoravano «come due garzoni di bottega medievali», producendo le opere del padre, in quel luogo quasi magico: «era un portale» verso un mondo profondamente diverso «dalla vita quotidiana borghese che si vive tutti i giorni», ha confidato al pubblico. Un luogo vivo più che mai, immerso nella natura, tra antichissimi castagni, che accoglierà la mostra Lumen (13.09-06.10.2024), con disegni, pitture e sculture dello stesso Daniel, incentrate sulla figura umana, sul paesaggio tropicale e sul ritratto a due o a tre dimensioni, e la prossima presentazione del volume Un incrocio, venerdì 11 ottobre alle ore 18.00. 

Incontro con il pittore Leo Maillet

RSI Cultura 05.09.1975, 11:39

Leo Maillet «è il signor K., l’io narrante, l’egli delle pagine di Kafka, l’io che si fa altro» (Paolo Levi), il “filosofo” che piange e il “filosofo” che ride, Eraclito e Democrito insieme, l’artista che condivide gli incubi di Kafka e sorride insieme all’amico fraterno Dimitri. 

Ti potrebbe interessare