Arte

In viaggio con Matisse

Dalla spinta fauve, segnata dall’esuberanza cromatica, fino alla sintesi lirica dei cut-outs, emblemi della sua fase più matura raggiunta negli anni Cinquanta, la retrospettiva alla Fondazione Beyeler offre una lettura affascinante dell’evoluzione poetica di Henri Matisse

  • Ieri, 08:41
  • Ieri, 11:21
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  • Foto: Fondazione Beyeler, Basilea, 2024
Di: Raffaele Pedrazzini 

All’ingresso della mostra, i versi di Baudelaire “Tout n’est qu’ordre et beauté / Luxe, calme et volupté,” catapultano lo spettatore all’inizio del viaggio di Matisse, viaggio che prese avvio nel sud della Francia, dove egli si smarcò definitivamente dall’Impressionismo e liberò il colore dal suo ruolo descrittivo, a testimonianza dell’esperienza sensoriale che diventa (e diventerà ancor più) radicale, come anche lo dimostrano altri contemporanei (André Derain, Maurice de Vlaminck e Georges Braque, per citarne alcuni). Con Luxe, calme et volupté, una delle prime opere della mostra e che si vuole archetipo di una precisa visione estetica, Matisse dà forma a un manifesto di un’arte intesa come luogo di equilibrio, serenità e purezza. Campiture piatte e colori intensissimi, abbracciano una semplificazione formale, e l’arte rifugge dalla mera rappresentazione descrittiva per abbracciare una dimensione emotiva, dove appunto il colore si fa mezzo e strumento evocativo.

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Henri Matisse, Luxe, calme et volupté, 1904

  • Foto: © RMN-Grand Palais (musée d’Orsay) / Hervé Lewandowski

Di Collioure, piccolo villaggio nel sud della Francia, dove l’artista trascorse diverse estati (la prima volta nel 1905 insieme a Derain), la Beyeler espone, tra le altre, La fenêtre ouverte, emblematica della ricerca accuratissima della luce. Mediterranea, filtrata attraverso la finestra aperta di una stanza affacciata sul porto, l’ambiente (del) quotidiano è trasformato in un’esperienza squisitamente cromatica. “Quando mi sono reso conto che avrei visto questa luce ogni mattina, non potevo credere alla mia fortuna” scrisse Matisse. Il tema della finestra aperta diventerà poi ricorrente, creando un leitmotiv tutto matissiano che segna il passaggio tra intimità e vastità, tra introspezione e mondo esterno. Sublimandosi in un universo di luce e colore, crea un mondo sospeso sull’uscio tra sogno e realtà, che non appartiene però né all’uno né all’altra.

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  • Foto: Courtesy National Gallery of Art, Washington

Il viaggio di Matisse assume molteplici significati — di vita, geografico, artistico — e raggiunge una dimensione antropologico-culturale nelle sue esplorazioni di terre lontane. Immerso in culture diverse, Matisse assorbe influenze che arricchiscono la sua produzione artistica. In Algeria, Egitto e soprattutto in Marocco, entra in contatto con l’arte islamica e la sua straordinaria tradizione decorativa, che avrà un impatto profondo sul suo modo di concepire lo spazio pittorico. Nelle sue tele si riflette l’eco di ceramiche, stoffe e tappeti portati dai suoi viaggi, con un particolare interesse per gli arabeschi lineari, che coniugano la bidimensionalità con un valore decorativo che diventa strutturale (Interno con tenda egiziana): “L’arte islamica mi ha mostrato una forma d’arte senza illusioni di profondità, un’arte che non cerca di riprodurre la realtà visibile, ma di creare una realtà propria”.

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Henri Matisse, Interno con tenda egiziana, 1948

  • Foto: The Phillips Collection, Washington, D.C.

Anche nella rappresentazione del corpo femminile, Matisse si allontana dall’accademismo e dalle esplorazioni anatomiche per proporre una sintesi tra armonia della forma e forza espressiva del colore. In opere come Nu rose, esposta in una delle sale centrali, il corpo femminile si trasforma in un fluire di curve morbide, con un blu monocromatico che domina la composizione, divenendo il vero protagonista. Ne Le Rêve, il tema onirico si intreccia allo stesso tono cromatico, mentre la profondità è sapientemente orchestrata da una scacchiera a mosaico tratteggiato che funge da sfondo. Questa trama geometrica, che si estende sotto il corpo leggero della figura, crea uno spazio modulabile, quasi simbolo di quel mondo irrazionale rappresentato dal sogno, in contrasto con l’esperienza reale.

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La grande retrospettiva dedicata a Henri Matisse a Basilea

Telegiornale 23.09.2024, 20:00

L’interesse di Matisse per il corpo umano si sviluppò tuttavia parallelamente alla sua passione per la scultura, come testimoniato dai grandi bronzi (la serie di quattro rilievi Nu de Dos) esposti in dialogo con i dipinti. Mezzo per concepire la pittura in tre dimensioni, Matisse ne traeva le dinamiche della forma nello spazio pittorico. Il corpo femminile, diventa un veicolo per esplorare la tensione tra staticità e movimento, tra equilibrio e dinamismo, come dimostra altresì la serie Odalisques dipinta a cavallo tra gli anni Venti e Trenta.

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Henri Matisse, Grande nudo disteso (Nudo rosa), 1935

  • Foto: Mitro Hood

Di particolare rilievo, nella retrospettiva, è l’ultima sezione dedicata ai cut-outs, che rappresentano l’apice della ricerca artistica di Matisse. Realizzati negli ultimi anni della sua vita, quando la malattia gli impediva di dipingere con il pennello, i cut-outs segnano una svolta radicale nella concezione della sua arte. Opere come La Gerbe o ancora Acanthes rivelano come Matisse riuscì a ridurre l’arte alla sua essenza più pura, lavorando solo con il colore e la forma. I cut-outs rappresentano dunque una sintesi lirica della sua estetica: un’arte che traccia frammenti della realtà per poi evocarne la sua esistenza: “Con i ritagli di carta, disegno direttamente con il colore. Non c’è più una linea che separa il disegno dalla pittura, tutto si fonde in un unico gesto”.

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I limiti dell’arte

Voci dipinte 10.11.2024, 10:35

  • Marina Abramović Retrospective Installation view Kunsthaus Zürich, 2024 Photo: Franca Candrian, Kunsthaus Zürich, Works: © Courtesy of the Marina Abramović Archives / 2024, ProLitteris, Zürich

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