Visionario, leggendario, profeta del design, designer del futuro: sono i termini con cui più spesso veniva, e viene tuttora, descritto Joe Colombo. L’enfasi di queste definizioni è giustificata e comprensibile: Joe Colombo aveva davvero una mente così creativa e geniale da vedere ben oltre il proprio tempo. Basti pensare a dichiarazioni come: “Il designer, quindi, non disegnerà più solo con la matita, ma creerà con la collaborazione di tecnici, scienziati, professori e dottori e, in un futuro abbastanza immediato, con un cervello elettronico”. Oppure: “Le possibilità offerte dallo sviluppo straordinario dei processi audiovisivi sono enormi […] Le ripercussioni potrebbero essere considerevoli per il modo di vivere dell'umanità. Le persone potranno studiare a domicilio e lì svolgeranno anche la propria attività. Le distanze non avranno più grande importanza, non sarà più giustificata la necessità di megalopoli… Si può immaginare un centro vendite con ordini tramite audiovisivi…”. Riflessioni estremamente lungimiranti se pensiamo che risalgono al periodo a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento.
Joe Colombo, 1966
La capacità di Joe Colombo di proiettarsi così avanti nel tempo era frutto non solo di una eccezionale inventiva e di un fortissimo interesse per l’innovazione nel campo dei materiali e delle tecnologie, ma anche di una innata abilità nell’individuare e capire i mutamenti in atto nella società. Progettista appassionato creatore di un gran numero di oggetti e complementi d’arredo, molti dei quali diventati poi delle vere e proprie icone del design made in Italy.
Joe (Cesare all’anagrafe) Colombo nasce a Milano il 30 luglio 1930, secondogenito di una famiglia benestante. “La mia famiglia era una famiglia normale, una famiglia italiana, milanese; io ero un ragazzo normale, il mio gioco preferito era il meccano. Niente del mio ambiente mi spingeva verso una direzione o l'altra. Ho imparato tutto da solo, cioè ho imparato a scegliere da solo” dirà. Dopo il diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera, Joe Colombo si iscrive alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, che abbandona però dopo pochi anni. Ancora studente, aderisce al Movimento Arte Nucleare, insieme ad artisti come Enrico Baj e Sergio Dangelo. Intento del gruppo è “abbattere tutti gli ‘ismi’ di una pittura che cade inevitabilmente nell’accademismo”, come si legge nel Manifesto della Pittura Nucleare.
Insieme a Baj e Dangelo, Colombo arreda e decora il Jazz Club Santa Tecla, di cui è un habitué, con un “collage” costituito da manifesti della pittura nucleare e da manichini disintegrati che spuntano dalle pareti e dal soffitto. Nel 1954, accanto a Bruno Munari e Gillo Dorfles, fa parte del Comitato esecutivo Mac (Movimento Arte Concreta) / Espace. Nello stesso anno, partecipa alla X Triennale di Milano con due allestimenti, creando delle originali “Edicole televisive”.
Joe Colombo, Minitopo per Stilnovo, 1970
Fin dalla giovinezza, Joe Colombo coltiva innumerevoli interessi: oltreché di jazz, è appassionato di montagna (scia a livello professionale), di automobili e di tecnologia. Con la morte del padre nel 1959 e il successivo, necessario coinvolgimento nell’azienda di famiglia, Joe Colombo lascia il mondo artistico e si avvicina al settore della produzione industriale. È una fase breve ma cruciale nella sua crescita professionale perché apprende le tecniche costruttive e produttive, e scopre i nuovi materiali plastici.
Joe Colombo, Poltroncina ad elementi curvati per Kartell spa, 1964
All’inizio degli anni Sessanta, ceduta l’azienda di famiglia, Joe Colombo apre il proprio studio di architettura e design e inizia l’attività di designer con una serie di progetti che si distinguono fin da subito per la forte carica innovatrice. Flessibilità, dinamismo e sperimentazione con i materiali, concetti chiave della sua intera produzione, sono già evidenti in progetti come la lampada Acrilica (ideata nel 1962 in collaborazione con il fratello Gianni): una ergonomica lampada da tavolo che nasce da un pezzo di plexiglas curvato. Premiata con la Medaglia d’oro alla XIII Triennale di Milano, Acrilica è tuttora in produzione e ancora oggi sorprende per la sua straordinaria modernità.
Joe Colombo, Acrilica per OLUCE, 1962
Scardina la tradizione anche il contenitore Combi Center (1963), un complemento d’arredo dinamico e modulabile, da personalizzare in base alle proprie esigenze. Espressione di flessibilità è ancor di più la Minikitchen, sempre del 1963. Si tratta di una cucina monoblocco su ruote, comoda e compatta, che permette di cucinare ovunque e in qualsiasi momento, anticipatrice dei futuri oggetti monoblocco e dei cosiddetti “habitat futuribili”, ideati dal designer a partire dalla fine degli anni Sessanta.
Joe Colombo, Tube Chair per Cappellini Cap Design spa, 1969
Già con questi primi progetti Joe Colombo abolisce l’idea classica di uno spazio domestico immobile e immutabile, affermando una concezione nuova e libera dell’abitare, basata su accurati studi, non solo di ergonomia, ma anche di psicologia. “Ed è così che mi è parso indispensabile inventare degli elementi pratici e utili, dei mobili dinamici, dovendo abbandonare il simbolismo del mobile. Le caratteristiche di questi elementi devono corrispondere ai criteri di funzionalità, di dinamicità, di trasformazione, di mobilità” dichiara Joe Colombo nel 1971.
Joe Colombo, Spider per OLUCE srl, 1965
Questo approccio avanguardista e la continua voglia di sperimentare, ponendo sempre in primo piano la relazione tra uomo e oggetto e tra uomo e ambiente, saranno una costante del metodo progettuale di Joe Colombo. Nel corso degli anni Sessanta, firma una serie di prodotti che lasciano un segno significativo nella storia del design, e che vengono accolti con premi e molte lodi, sia in Italia sia all’estero (“L’America ha scoperto Colombo” titola la stampa a un certo punto). Dalle avvolgenti poltrone Elda e Nastro alla sedia Universale (prima seduta stampata a iniezione con uno stampo unico); dalla lampada Spider, premiata con il Compasso d’Oro nel 1967, alla provocatoria Tube Chair, che nel 1969 spiazza tutti con la sua forma destrutturata e la possibilità di essere scomposta e ricomposta a proprio piacimento; fino all’agile ed essenziale linea di servizio ristorazione per Alitalia, perfetta combinazione di estetica e funzionalità.
Joe Colombo
“Le abitudini cambiano, l’interno degli ambienti deve cambiare con loro. Nel passato lo spazio era statico. Il nostro secolo è caratterizzato invece dal dinamismo, c’è una quarta dimensione: il tempo. È necessario introdurre questa quarta dimensione nello spazio, in modo che lo spazio divenga dinamico”. Ed è con questa concezione di uno spazio in continua trasformazione che Joe Colombo inizia a progettare i suoi “habitat futuribili”, che contengono “attrezzature”, anziché arredi, o meglio ancora “macchine per abitare”, ideate al servizio dell’uomo e delle sue nuove necessità e abitudini. Culmine di questa ricerca sono i progetti Visiona 1 (1969), il quarto appartamento di Joe Colombo, in via Argelati a Milano (1970), e il Total Furnishing Unit, sviluppato per il MoMA di New York in occasione della memorabile mostra collettiva “Italy: The New Domestic Landscape” del 1972. Privi di pareti divisorie, modificabili a seconda delle diverse esigenze, questi innovativi spazi abitativi integrano in modo emblematico semplicità, funzionalità, tecnologia e accoglienza. Considerati con lo sguardo odierno, la loro attualità è stupefacente.
Joe Colombo, Carrello musica per CODICEICONA, 1967
“Il design è un insieme che comprende l’architettura, l’urbanistica, la produzione, i mezzi di comunicazione e cioè tutto ciò che costituisce il microcosmo in cui l’uomo vive e si muove. Il design industriale è funzionale e razionale… L’idea di un prodotto non nasce mai da un atto istintivo… La stessa invenzione è il risultato di studi e ricerche” affermava Joe Colombo. Le sue ricerche, però, si interrompono bruscamente nel 1971, quando muore a causa di un infarto a soli 41 anni. Seppur breve, la carriera di Joe Colombo è stata intensa e prolifica, ricca di grandi intuizioni e successi, che ne fanno uno dei designer più originali e rappresentativi del XX secolo.