L’ordine delle cose di Corbu

È indubbio, l’ordine investiva nella vita e nell’opera di Le Corbusier una grande importanza. Il grande architetto aveva una visione del mondo come qualcosa di caotico e instabile e «il compito dell’arte, della cultura e dell’architettura doveva essere quello di rendere il mondo abitabile per gli uomini». Così si esprime Martin Waldmeier, curatore della mostra in corso al Museo Paul Klee di Berna, intervistato da Lisa Mangili per Neo.
L’ordine delle cose è il titolo dell’esposizione che rimane aperta fino al 22 giugno e che intende, nell’anno del sessantesimo della sua morte, dare uno sguardo al processo creativo di Corbu. Sotto la lente è la sua attività artistica, i punti di partenza dei suoi progetti, le fonti di ispirazione e le idee che lui stesso definiva «lo studio della ricerca paziente» e che potevano essere oggetti trovati sulla spiaggia come opere architettoniche dell’antichità.

Le Corbusier, pseudonimo di Charles-Édouard Jeanneret-Gris, è stato un architetto, urbanista, pittore e designer svizzero, naturalizzato francese, tra i più influenti protagonisti della storia e dell’architettura e dell’arte del XX secolo.
Nato a La Chaux de Fond il 6 ottobre del 1887, dopo gli studi primari frequenta la scuola d’arte, dove grazie alla spinta di uno dei suoi maestri, Charles L’Eplattenier, si orienta verso l’architettura.

Creativo, geniale, innovativo, ma anche figura complessa e controversa, è considerato il pioniere dell’urbanistica contemporanea, nonché maestro del movimento moderno. La sua visione era quella di una riprogettazione radicale degli spazi, per creare nuovi ambienti abitativi che rispondessero ai bisogni delle persone e che potessero migliorarne la qualità di vita, attraverso una architettura estetica e funzionale.

Diciassette sue opere, di cui due in Svizzera, sono state dichiarate nel 2016 patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Immediatamente riconoscibili anche alcuni mobili di design a lui riconducibili, come la Chaise Longue LC4 (1928) o la poltrona LC2 Fauteuil Grand Confort (1929). Con le sue intuizioni Le Corbusier ha lasciato un segno fondamentale nell’architettura moderna, plasmando nel corso del ‘900 i paesaggi urbani di tutto il mondo.

Nella mostra viene evidenziato il Le Corbusier che ripensa con grande libertà l’architettura, l’urbanistica e l’arte quasi da zero. Visioni d’avanguardia le sue che all’inizio vengono guardate con reticenza, ma che influenzeranno gli architetti impegnati nella ricostruzione delle città europee dopo la secondo guerra mondiale. Una linea distintiva, originale e viva nel mondo dell’architettura contemporanea, come negli spazi urbani di oggi.