Nella mostra Cézanne Renoir presso il Palazzo Reale di Milano c’è un un piccolo quadro di Paul Cezanne che misura 34 per 37,5 cm. È un ritratto del figlio Paul, citato dal Pavel Machokta in una conferenza dedicata al ruolo della pennellata nel suo lavoro artistico, per mostrarne la libertà, e descrivere come egli domini gli strumenti espressivi che sceglie in funzione delle singole esigenze.
In effetti un lascito importante di cui noi godiamo e siamo grati a Paul Cezanne (padre) è la pratica dell’onestà. Con questo concetto vogliamo intendere il servizio reso alla mansione, al compito, al ruolo, all’obbiettivo e al dovere dell’artista, nel suo caso specifico, il pittore: costruire un sistema che abbia un senso, che abbia dignità; cioè, fare un buon quadro. La vita di Paul Cezanne è dedicata a fare, di volta in volta, un buon quadro. La leggenda narra che fosse così concentrato in questo impegno da riservare poi poco interesse all’oggetto prodotto e le sue tele, quando l’artista decideva di avere adempiuto alla mansione, potevano restare abbandonate su alcuni sassi provenzali o, accuratamente piegate su se stesse, servire da zeppa per stabilizzare un armadio.
Una conseguenza di questo impegno è la specifica libertà di azione. A seconda dell’esigenza luministica e degli effetti desiderati, per esempio in termini narrativi, poteva usare pennellate a tocchi paralleli o brevi spatolate; anche l’utilizzo delle macchie di colore era legato a esigenze specifiche. Quando era interessato a una situazione volumetrica insisteva sulla definizione dei contorni di queste. Nel ritratto di Paul (figlio - Paul Cezanne è stato a lungo accusato di essere totalmente privo di immaginazione e di creatività) abbiamo l’ovale della testa, armonico, affiancato (Machokta dice: come in un conflitto) alla porzione di divano che invece ha una morfologia peculiare. Nella parte bassa del quadro invece il busto del ragazzo si estende a coprire parzialmente la parte del divano che le sta affianco. Quindi, mentre nella parte superiore due situazioni volumetriche si confrontano con vigore, nella parte inferiore vediamo una compenetrazione volumetrica.

Paul Cézanne, Ritratto del figlio dell'artista
Con una fantasia esegetica potremmo immaginare che il pittore si sia trovato di fronte a una esperienza reale, suo figlio seduto probabilmente sul bracciolo di un divano, e abbia voluto trasferirla nella dimensione rappresentativa del quadro. Per realizzare tale obbiettivo egli si impegna, con la pittura, a costruire una nuova realtà plausibile. A tal fine, in corso d’opera, cioè in modo non predeterminato, effettua le scelte espressive che ritiene adeguate, mette in atto le soluzioni pittoriche e agisce consapevolmente nell’ambito coloristico, mediante la qualità della stesura del colore. Nell’ambito volumetrico, nota Pavel Machokta, disegna due esse, una con la testa del divano e l’altra con l’attaccatura dei capelli sul volto di Paul (figlio).
In tutto ciò Cezanne si comporta come qualunque funzionario che adempie al proprio compito «con disciplina e onore» (come recita per esempio l’articolo 54 della Costituzione Italiana). In alcune situazioni storiche la natura specifica di questo impegno non emerge. In altre situazioni l’adempimento del compito incontra incomprensione o ostilità che deve fronteggiare con coraggio.
Guardiamo un altro quadro: il vaso azzurro, di 61 per 50 cm, dipinto più avanti, nello stesso decennio. Certo, è molto gradevole, ma è anche di più. Vogliamo definire la vitalità della realtà attraverso la natura morta? Le verticalità interagiscono con linee oblique inducendo una postura dinamica nella nostra percezione; il colore azzurro si articola in una ricchissima gamma di toni ovunque nello spazio; il vaso è definito con forza mentre i fiori sono addirittura macchie e le mele sono sia macchie di colore, sia volumi, definiti però dal pittore con una linea di contorno che sembra indicarle dall’esterno.

Paul Cézanne, Il vaso blu
Blu, bianco e rosso
Alphaville 22.03.2024, 11:45
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