Sono undici le opere di Pino Musi esposte alla mostra che la Fondazione Rolla di Bruzella gli dedica in questi giorni. Fotografie che provengono dall’archivio dell’artista e dalla collezione privata di Philip e Rosella Rolla. Undici “muri vegetali” come li chiama l’artista, opere nate nel periodo della pandemia da Covid-19. Angoli di città che non avevano ricevuto manutenzione e che realizzavano una serie di situazioni bizzarre nella loro forma, quanto inquietanti, «dove la vegetazione ha modificato un apparente equilibrio fra natura, cultura e habitat».
Pino Musi - Phytostopia
RSI Cultura 19.04.2025, 19:00
Tutto ciò accade in una località lontana dai centri urbani, in un piccolo paese della Valle di Muggio, Bruzella, dove negli spazi della ex scuola dell’infanzia, dedicati alle mostre della Fondazione voluta da Rosella e Philip Rolla, viene ospitata la mostra davvero da non perdere e di cui si è occupato il settimanale culturale Neo, con un’intervista a Pino Musi.
Phytostopia nasce in pieno Covid, sulla base di alcune suggestioni visive e emotive, durante il mio lavoro di fotografo a Parigi, in cui ho incontrato delle situazione visivamente piuttosto destabilizzanti e squilibranti. La natura, la vegetazione ha riconquistato degli spazi, soprattutto una vegetazione aggrappata ai muri verticali. In quel momento agiva in simbiosi con quello che era la difficoltà e l’incapacità dell’uomo di gestire questo momento.
Pino Musi, intervistato da Nicola Mottis per Neo
Pino Musi è autore molto caro ai collezionisti Filippo e Rosella Rolla. Il loro legame risale al 2002, quando organizzarono insieme la mostra dedicata a Giuseppe Terragni nelle sale di Borgovico33, la chiesa sconsacrata di Santa Caterina a Como. Da allora diverse opere di Musi sono entrate a far parte della loro collezione.
Ad accompagnare la mostra il catalogo con un saggio dello storico e teorico del paesaggio Michael Jakob e un breve testo di Pino Musi.
https://rsi.cue.rsi.ch/cultura/Il-collezionista-che-costruiva-eliche--2395574.html