Io non descrivo, non racconto, non rappresento. Dipingo, presento.
Pierre Soulages, 1980
«Je ne dépeins pas, je peins»; detta in francese, la dichiarazione di Pierre Soulages, tante volte ripetuta da diventare una specie di pay off della sua commercializzazione, gioca sul suono delle parole e sulla efficacia della sottrazione, togliendo quel “dé” che in francese ci conduce al termine “descrivere” e passando al “peindre” che rimanda al “pingere” di cui noi possiamo leggere le evocazioni latine. Ma anche in lingua italiana, il passaggio da “descrivere” a “scrivere” funziona piuttosto bene perché la pittura è un linguaggio e pertanto possiamo considerarla come se fosse uno scritto sui generis; quindi il passaggio dal descrivere allo scrivere ci induce a mettere a fuoco la peculiare forma di espressione con la quale l’artista vuole emancipare la propria produzione dai riferimenti esterni e dire qualcosa che si basta in sé, che sta in piedi da solo.
Del resto, quando Antonin Artaud, ormai molti anni fa, produceva le sue glossolalie, non faceva qualcosa di diverso. A Milano, negli anni ’90, ci si poteva imbattere in Giuliano Zosi che emetteva parole per produrre suoni e il significato di quelle era accessorio, pretestuoso, provocatorio e defigurante. Nella letteratura, nella musica e possiamo trovare esempi nelle altre aree espressive come il cinema o il teatro, riconosciamo un atteggiamento espressivo e artistico che ricorre nella storia a noi vicina e che Pierre Soulages ha, in pittura e in arte visiva, declinato magistralmente. Possiamo oggi conoscere bene tale atteggiamento espressivo se passiamo da Rodez dove è stato costruito il museo a lui dedicato e da lui definito nella architettura e nei contenuti.
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Pierre Soulages, 1959
Nato a Rodez, nel sud della Francia, il 24 dicembre 1919 e morto a Nîmes nel 2022, poco prima di compiere 103 anni, Pierre Soulages è stato uno dei grandi interpreti mondiali della pittura dell’epoca moderna. Concentrato sullo sfruttamento di una paletta di colori limitata, persegue un cammino personale che non riesce a essere incasellato in categorie come la action painting o la astrazione lirica ma comunque agisce sempre in una dimensione astratta e sempre più autoreferenziale. Al suo lavoro si devono concetti come “oltrenero” (“outrenoir”) o “nero-luce”.
Inizia a dipingere da bambino e si forma per lo più in autonomia, attingendo a fonti di tutti i periodi storici e rifiutando di proseguire gli studi presso l’accademia di belle arti di Parigi alla quale era stato ammesso. Conosce il successo fin da giovane, dopo la prima mostra a Parigi nel 1949, partecipa poi a storiche mostre internazionali, tra cui Advancing french art, a New York nel 1951. La sua biografia è ricca di riconoscimenti internazionali e di sodalizi con altri importanti rappresentanti delle arti contemporanee.
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Un'opera al Musée Soulages
Un aspetto importante del lavoro di questo artista (che ha vissuto 102 anni e che a 102 anni compiuti ha dipinto un quadro affascinante come Peinture 102 x 130 cm, 15 mai 2022) è dunque l’impegno a sottrarre la pittura dalla illusione e dalla rappresentazione. Il quadro è un soggetto che parla una propria lingua e non ha bisogno di riferimenti e appigli che noi troviamo nelle nostre esperienze ulteriori. Pierre Soulages non vuole, dipingendo, esprimere un’emozione, lasciare la traccia di un gesto, comunicare un messaggio, tradurre uno stato a lui interiore. Egli vuole lasciare agire sulla tela ciò che appartiene alla pittura, ai rapporti tra i colori, le forme, le trame. Parimenti, ci lascia liberi di interagire con la tela o con il suo lavoro. Non ci offre suggerimenti; ci invita in un luogo che può essere una tela o una carta o una superficie di incisione dove il senso si fa e si disfa come un soggetto.
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Olio su tela di Pierre Soulages, 1970 (Musée Soulages)
Tutto ciò non significa che l’artista assegni a se stesso un compito facile o veloce. Grande maestro di tecnica e di linguistica, egli prepara con cura, decisione, profondità, struttura e stratificazione ogni proprio manufatto e noi, per esempio di fronte a una grande superficie nera, comprendiamo che non è un monocromo e non è nemmeno così nero perché vediamo grigi, blu, rossi e altri colori creati dalla incidenza della luce su di essa. Egli infatti diceva: «lo strumento non è il nero; è la luce».
Vi è certo, anche se in un senso relativo, una componente di semplicità nel lavoro di Pierre Soualges. Lo affermiamo in senso relativo perché l’articolazione tra trasparenze, opacità, superfici, scavi e riflessi ci consegna dei campi visivi piuttosto complessi e mutevoli. Nondimeno, egli sosteneva che il desiderio di perseguire l’intensità ha generato la selezione di componenti linguistiche semplici, anche per defilarsi dall’inserimento nell’opera di componenti valoriali come l’austerità. Soulages rivendicava costantemente di essere concentrato, per ogni dipinto, sull’oggetto che quel dipinto è nella propria materialità. Da tale concretezza scaturisce la complessità, frutto della relazione che giocoforza si instaura tra il pittore, l’oggetto, l’osservatore.
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Musée Soulages a Rodez (Francia)
Il pittore opera carico della propria personalità, cultura, sensibilità, umore, anche se cerca di allontanarsene per interagire con il quadro con maggiore libertà. Il quadro, il dipinto è un soggetto che si costruisce con la materia e la modalità di stesura della materia sulla superficie, il colore, il supporto, la dimensione e la composizione (in alcuni casi i lavori sono costruiti assemblando più componenti, per esempio quattro per ottenere un risultato quasi quadrato). L’osservatore vive l’opera condizionato dai propri fattori influenti, siano essi strutturali (la conoscenza tecnica, la personalità) o no (la sua situazione fisica, mentale, psichica, emotiva, sentimentale contingenti).
Non è possibile riconoscere una gerarchia tra i tre soggetti. L’artista, Pierre Soulages, è il motore iniziale , il fattore e l’arbitro che decide se il quadro può esistere, se resiste alla sua esigenza di qualità espressiva o se va buttato. Il quadro è la realtà materiale che concretamente si propone con l’interazione delle componenti. L’osservatore, con la propria lettura, è il generatore del contenuto in termini di senso.
Soulages, fra nero e luce
Attualità culturale 28.06.2018, 08:02
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https://rsi.cue.rsi.ch/info/svizzera/Arte-e-scienza-per-tutti--980507.html