Indefesso cercatore di armonia e perfezione, per tutta la sua vita Piet Mondrian non smise di perseguire una forma di “arte nuova”, che fosse espressione dell’equilibrio fra l’io e l’universale, fra la natura e lo spirito. Fermamente convinto che “l’arte compensa la mancanza di bellezza della vita”, Mondrian portò avanti una rigorosa esplorazione verso l’essenziale, che dalla figurazione lo condusse progressivamente all’astrazione, facendone uno dei principali protagonisti dell’avanguardia novecentesca.
Pieter Cornelis Mondriaan nasce il 7 marzo 1872 nella piccola cittadina olandese di Amersfoort, vicino a Utrecht. Si interessa al disegno fin da ragazzo, influenzato dal padre Pieter, maestro elementare, e dallo zio Frits, seguace del naturalismo della Scuola dell’Aja. Completati gli studi, Mondrian inizia a insegnare disegno nelle scuole superiori e tra il 1892 e il 1895 frequenta la Rijksakademie van Beeldende Kunsten di Amsterdam per studiare pittura. I suoi primi dipinti risentono molto dello stile naturalista e della pittura accademica di paesaggio. Ama raffigurare la campagna, soprattutto di notte, dipinge tramonti, mulini, vedute sul mare e sulle dune. Ma già nel 1907 la sua ricerca inizia a distaccarsi dalla tradizione e a evolversi, subendo la suggestione di artisti come van Gogh, Jan Toorop e Kees van Dongen, che lo porta a introdurre nella sua pittura colori più vivi, luminosi e antinaturalistici. In questi anni, inoltre, Mondrian si avvicina alla dottrina filosofico-religiosa della teosofia, che considera “una dottrina molto acuta, capace di condurre alla chiarezza mentale”. Nel 1909, si iscrive alla Società Teosofica di Amsterdam, a cui resterà associato tutta la vita. Diverse opere di questo periodo riflettono la vicinanza di Mondrian alle teorie teosofiche, in particolare il trittico Evoluzione del 1911, in cui tre figure umane sono rappresentate nella loro ascesa spirituale.
Piet Mondrian, Woman With Spindle, 1893–1896. Courtesy Pace Gallery
Anche il Cubismo gioca un ruolo importante in questa prima fase pittorica. Dopo aver visto le opere di Picasso e Braque esposte ad Amsterdam nel 1911, Mondrian decide infatti di trasferirsi a Parigi. L’approdo nella capitale francese rappresenta una svolta nella vita del pittore olandese, che da questo momento in poi sceglierà di chiamarsi semplicemente Piet Mondrian. Stabilitosi in uno studio vicino alla stazione di Montparnasse, egli scopre che attorno a lui vi sono artisti che hanno la sua stessa concezione della pittura. Quella linea nera e spessa usata da Picasso e Braque inizia a farsi strada anche nelle sue tele, diventando struttura portante del quadro e segno ricorrente del suo personale modo di vedere le cose. Nel 1912, Mondrian giunge a combinare le forme della natura con la griglia definita da linee nere: nascono così i suoi affascinanti quadri con gli alberi (Albero grigio, Melo in fiore, Alberi in fiore, Composizione con alberi…), composti da fitti grovigli di rami resi con reticoli di linee. Reticoli con cui Mondrian richiama di volta in volta il mare, il cielo stellato, la vista sui tetti parigini: la sua esigenza non è più quella di raffigurare in modo tradizionale la natura, bensì di evocarla.
Piet Mondrian, Flowering Apple Tree, 1912. Kunstmuseum Den Haag, The Hague
Nel 1914, l’artista ritorna in Olanda per fare visita al padre malato, ma lo scoppio della Prima guerra mondiale gli impedisce per diversi anni di fare ritorno a Parigi. In questo periodo frequenta regolarmente una colonia di artisti e intellettuali a Laren, nei pressi di Amsterdam, si dedica con maggiore costanza alla scrittura teorica e limita ulteriormente i colori e le forme nei suoi quadri: “Esclusi sempre più dalla mia pittura le linee curve fino ad arrivare a composizioni formate solo di linee verticali e orizzontali che formavano croci” dichiarerà. È il preludio del definitivo e rivoluzionario distacco dalla pittura figurativa.
Piet Mondrian Composition No. II, 1913. Kröller-Müller Museum, Otterlo
Il 1917 è un anno importante nel percorso di Mondrian: insieme a Theo van Doesburg, pittore e poeta di Leida con cui stringe amicizia, fonda la rivista De Stijl. Sul numero inaugurale, Mondrian pubblica il primo di una serie di scritti teorici in cui esprime la sua visione dell’arte e del mondo: “La vita dell’uomo colto contemporaneo si sta progressivamente allontanando dal naturale: diventa una vita sempre più astratta. […] Il vero artista moderno avverte con consapevolezza l’astrazione della commozione della bellezza […]. Questo riconoscimento consapevole trova espressione nella plastica astratta ‒ che fa concentrare l’artista su ciò che è esclusivamente universale. […] Questi mezzi universali di rappresentazione del plasticismo sono stati trovati nella pittura moderna mediante una coerente astrazione di forma e colore”.
Piet Mondrian, Woods near Oele, 1908. Kunstmuseum Den Haag, The Hague
In breve tempo, attorno alla rivista De Stijl si forma un nutrito gruppo di artisti, architetti e designer che dà origine al movimento del Neoplasticismo, estendendo i principi di astrazione e semplificazione dalla pittura e dalla scultura anche all’architettura, alla grafica e al design industriale. Mondrian ne è il principale teorico.
Nell’estate del 1919 il pittore riesce finalmente a fare ritorno a Parigi, dove nel 1923 espone con il gruppo De Stijl, da cui però prende le distanze intorno alla metà degli anni Venti a causa di alcuni dissidi con van Doesburg, dovuti in particolare alla scelta di quest’ultimo di reintrodurre nella composizione le linee oblique. Per Mondrian significa un ritorno alla vecchia pittura e non può accettarlo. Ormai pienamente sicuro di sé, orientato verso i valori assoluti dell’armonia e dell’equilibrio attraverso l’uso radicale di sole linee rette perpendicolari e di colori primari ‒ rosso, blu e giallo, oltre a nero e bianco ‒ dal 1921 in poi l’artista dà vita alle sue tele più iconiche, quelle per cui è chiaramente e immediatamente riconosciuto. Scacchiere dove tutto è misura, controllo, solidità, in apparenza così semplici eppure frutto di uno studio lungo e attento, di una meditazione sull’arte complessa e profonda.
Piet Mondrian, No. VI - Composition No. II, 1920. Tate, purchased in 1967
Mentre il suo studio, al civico 26 di rue du Départ, diventa una meta per tanti di coloro che gravitano attorno al mondo dell’arte parigino, Mondrian a poco a poco si ritira dalla vita sociale per dedicarsi esclusivamente ai suoi quadri, tanto che in molti iniziano a chiamarlo “monaco” o “santo” della pittura. Allo stesso modo in cui fa tabula rasa di ciò che non è essenziale nella sua pittura, così l’artista fa nella sua vita, distruggendo lettere e documenti risalenti alla sua giovinezza e al primo periodo della sua attività. Un atteggiamento austero e rigoroso, il suo, che contribuisce ad alimentare la leggenda attorno alla sua figura e l’immagine di un uomo e artista teso a consacrare la sua intera esistenza allo sviluppo di una forma d’arte nuova, pura e vera.
Piet Mondrian, Composition with Yellow and Blue, 1932. Fondation Beyeler, Riehen-Basel, Beyeler Collection
Nel 1932, in occasione del sessantesimo compleanno di Mondrian, lo Stedelijk Museum di Amsterdam gli dedica una grande mostra. Negli anni successivi, però, la crescente minaccia della guerra costringe l’artista a trasferirsi a Londra. In seguito all’esplosione di una bomba tedesca nel giardino del condominio di Hampstead in cui risiede, Mondrian decide infine di raggiungere New York nell’ottobre 1940. Nella metropoli statunitense, aderisce al gruppo degli American Abstract Artists e continua a pubblicare scritti teorici su diverse riviste. A New York il suo stile conosce un’ulteriore significativa evoluzione: Mondrian sperimenta la possibilità di progettare i suoi quadri a righe tramite il nastro adesivo, giunto da poco sul mercato. Le strisce vengono spostate fino a raggiungere la giusta posizione e il ritmo desiderato sulla tela campita di bianco. Alla griglia nera, dunque, si accosta o si sostituisce un intreccio ritmico di strisce colorate verticali e orizzontali, come in New York, 1941 / Boogie Woogie e in New York City.
Piet Mondrian, Lozenge Composition with Eight Lines and Red - Picture No. III, 1938. Fondation Beyeler, Riehen-Basel, Beyeler Collection
Il 1941 è l’anno della pubblicazione del volume autobiografico Toward the True Vision of Reality, in cui per “vera visione” si intende l’essenza del mondo colta appunto attraverso l’arte astratta. In questo periodo, la grande passione per la musica jazz spinge Mondrian a infondere nelle sue tele una nuova ritmicità e dinamicità. Emblematici in tal senso sono lavori come Broadway Boogie Woogie e Victory Boogie Woogie (la parola “victory” allude probabilmente all’epilogo della Seconda guerra mondiale). Quest’ultimo quadro resterà purtroppo incompiuto a causa della morte di Mondrian il 1 febbraio del 1944 per una polmonite.
Piet Mondrian, Oostzijdse Mill in The Evening, 1907–1908. Kunstmuseum Den Haag, The Hague
L’artista lascia il mondo all’apice del suo successo: alla sua veglia funebre partecipano in tantissimi, tra cui gli artisti Alexander Archipenko, Marc Chagall, Marcel Duchamp, Fernand Léger e Alexander Calder. Tutti consapevoli non solo del ruolo cruciale e pionieristico svolto dal pittore olandese nello sviluppo dell’arte astratta, ma anche della sua forte determinazione: “Voglio arrivare più vicino possibile alla verità e astrarre ogni cosa da essa, fino a che non raggiungo le fondamenta (anche se solo le fondamenta esteriori!) delle cose…”. Una determinazione che ha reso Mondrian uno degli artisti più originali, influenti e quotati al mondo e una duratura fonte di ispirazione, non solo nell’ambito dell’arte ma nei più svariati campi creativi: basti pensare alla memorabile Collection Mondrian creata da Yves Saint Laurent nel 1966, o all’album De Stijl (2000) del gruppo musicale statunitense The White Stripes.
Arte e Bellezza - Mondrian
RSI Cultura 01.03.2023, 13:55