Arte e Spettacoli

Raymond Depardon

Erranza, attesa e giusta distanza

  • 06.07.2023, 00:00
  • 14.09.2023, 09:00
Raymond Depardon, Autoritratto, 1992

Raymond Depardon, Autoritratto, 1992

  • Raymond Depardon; Magnum photos
Di: Francesca Cogoni 

“Il fotografo è un essere pieno di dubbi”: così Raymond Depardon parla del mestiere che svolge con costanza e immutata passione dagli anni Sessanta. Il grande maestro francese delle immagini ha affrontato e risolto innumerevoli dubbi. Qual è la giusta distanza da tenere rispetto al soggetto? E la maniera più efficace per trasmettere e fissare nel tempo l’identità di certi luoghi? E ancora, bianco e nero o colore?

Raymond Depardon, Région Lorraine, département de la Meuse, Commercy, 2007

Raymond Depardon, Région Lorraine, département de la Meuse, Commercy, 2007

  • Raymond Depardon; Magnum photos

Scatto dopo scatto, pellicola dopo pellicola, spostandosi da un capo all’altro del mondo Depardon ha cercato di rispondere a queste e altre domande, dando vita a un considerevole corpus fotografico, una ventina di lungometraggi e oltre cinquanta libri fotografici. Senza mai inseguire l’istante decisivo o il fatto sensazionale, il fotografo-regista è sempre andato alla ricerca di porzioni di realtà comune, semplice, quotidiana, spesso e volentieri rurale. “Ho grande fiducia nel reale, penso che mi abbia dato molto nei miei film, nelle mie foto”. Una realtà composta di volta in volta dai piccoli villaggi dell'entroterra francese, dai bambini che giocano ai piedi di grigi palazzoni, dai contadini che lavorano la terra con orgoglio e ostinazione, dai malati mentali che cercano un contatto, un sorriso o una parola.

Raymond Depardon, San Servolo, Venise, 1979

Raymond Depardon, San Servolo, Venise, 1979

  • Raymond Depardon; Magnum photos

Nato il 6 luglio 1942 nel piccolo comune francese di Villefranche-sur-Saône, da una famiglia di agricoltori, Raymond Depardon si appassiona alla fotografia all’età di dodici anni. Il primo soggetto dei suoi scatti non può che essere la fattoria dei genitori, e il territorio rurale circostante. Un soggetto, quello della vita contadina, che tornerà ciclicamente nel suo lavoro di fotografo e filmmaker.

Raymond Depardon, Marcel Privat, Le Villaret, Le Pont de Montvert, Lozère, 1993

Raymond Depardon, Marcel Privat, Le Villaret, Le Pont de Montvert, Lozère, 1993

  • Raymond Depardon; Magnum photos

Spinto dal padre, che non intravede per lui un futuro come fattore, il giovanissimo Depardon inizia a lavorare come apprendista nello studio di un ottico-fotografo. Quindi, a sedici anni decide di abbandonare la vita di campagna e trasferirsi a Parigi, dove diventa fotoreporter per l’agenzia Dalmas. Qualche anno più tardi, fonda insieme ad altri fotografi l’agenzia Gamma e, nel 1978, inizia a collaborare con la prestigiosa agenzia Magnum, di cui è tuttora membro.

Raymond Depardon, Glasgow, Écosse, 1980

Raymond Depardon, Glasgow, Écosse, 1980

  • Raymond Depardon; Magnum photos

Dal suo primo sconvolgente viaggio in Africa, nel ’60, passando per l’esperienza nel Ciad a metà degli anni Settanta, dove è incaricato di seguire e documentare il rapimento per mano dei terroristi di un etnologo francese, fino ai numerosi reportage intorno al mondo, dai deserti alle zone di guerra, Raymond Depardon scopre progressivamente la grande responsabilità del suo ruolo di fotografo, comprende che ogni scatto non è una semplice immagine, ha un senso e una ragione e, soprattutto, fornisce una “prova dell’esistenza di vita”. Soprattutto, si rende conto che, con le sue fotografie, può dare voce a chi normalmente non ne ha. Come, per esempio, i pazienti psichiatrici. Alla fine degli anni Settanta, infatti, Depardon si reca in Italia e conosce Franco Basaglia, pioniere e figura emblematica della psichiatria moderna. È un incontro illuminante: tra loro si instaura un rapporto di fiducia e collaborazione. Alla vigilia della promulgazione della rivoluzionaria Legge 180, Basaglia incoraggia il fotografo a documentare la vita nei manicomi, la sofferenza provata dai malati di mente, cosicché rimanga traccia di quanto accaduto. Depardon si sposta tra gli istituti di Trieste, Napoli, Arezzo e Venezia e gira anche un documentario, San Clemente (1980), ambientato nel manicomio dell’isola veneziana poco prima della chiusura. I suoi scatti e il film, colmi di umanità e sensibilità, rappresentano una delle testimonianze più intense mai realizzate sulle condizioni di vita negli ospedali psichiatrici.

Raymond Depardon, Collegno, Turin, 1980

Raymond Depardon, Collegno, Turin, 1980

  • Raymond Depardon; Magnum photos

Nel 1980, un’altra tappa importante nel percorso professionale di Depardon: il Sunday Times Magazine lo incarica di realizzare un reportage nella principale città scozzese, Glasgow, centro di grandi trasformazioni. Una volta lì, però, il suo obiettivo si concentra soprattutto sulla vita nella periferia e sul disagio sociale della classe operaia nell’era Thatcher. Ne nasce una serie di fotografie a colori di grande pregnanza, fatte di contrasti forti, che restituiscono tutte le contraddizioni della città. Tra il grigiore e lo squallore generali, sprazzi di colore infondono vita e speranza, come il verde brillante di un prato o il rosa di una bolla di chewing-gum gonfiata da un bambino. Considerate troppo crude dalla rivista che le aveva commissionate, le fotografie resteranno per molto tempo chiuse in un cassetto.

Raymond Depardon, Glasgow, Écosse, 1980

Raymond Depardon, Glasgow, Écosse, 1980

  • Raymond Depardon; Magnum photos

Nello stesso anno, Raymond Depardon si reca a New York. L’impatto con la grande metropoli lo destabilizza. Decide di immortalare la città mantenendo la sua Leica al collo e scattando senza guardare nell’obiettivo, così da ottenere inquadrature volutamente non impostate e che ben riflettono il caos cittadino. Manhattan Out è una serie atipica e di grande fascino nel repertorio di Depardon, un grande mosaico di volti e posture, strade e marciapiedi, vetrine e palazzi, in bilico tra frenesia, solitudine e individualismo.

Raymond Depardon, Manhattan, 1981

Raymond Depardon, Manhattan, 1981

  • Raymond Depardon; Magnum photos

“Passeggero del (suo) tempo”, come lui stesso si presenta, Raymond Depardon decide a un certo punto di tornare là dove tutto è cominciato, alle sue origini. Dagli anni Novanta e per i successivi tre decenni filma e fotografa le comunità rurali francesi, il mondo contadino che resiste nonostante tutto. “Gli uomini e le donne che abitavano e continuavano a coltivare questi territori desolati erano saggi, filosofi, eroi, che anticipavano l’inevitabile decrescita futura. Questo shock politico e ideologico è stato un elemento propulsore del mio progetto”. Gli scatti di questo accurato lavoro sembrano non avere coordinate spazio-temporali e sono intrisi di autenticità, dignità e semplicità.

Raymond Depardon, Hameau Saint Martin d'Orb, Le Bousquet d'Orb, Hérault, 2020

Raymond Depardon, Hameau Saint Martin d'Orb, Le Bousquet d'Orb, Hérault, 2020

  • Raymond Depardon; Magnum photos

Al suo paese natio Depardon dedica anche altri bellissimi progetti, tra cui spiccano La France (2004-2010), composto da una serie di fotografie a colori di grande formato che ritraggono una Francia lontana dai soliti cliché e fuori dalla rotte più battute, e poi Communes (2020), dedicato alle regioni meridionali dell’Aveyron, della Lozère, del Gard e dell’Hérault, in cui si susseguono vecchi villaggi dalle stradine in acciottolato, desolati e silenziosi, fortunosamente scampati a un progetto di estrazione di gas di scisto che minacciava la loro bellezza e identità storica.

Con perseveranza e rispetto, sempre profondamente convinto del potere benefico delle immagini, fisse o in movimento, nel corso degli anni Raymond Depardon ha affrontato molti dei grandi temi della contemporaneità: dalla ricerca del “luogo accettabile” (nella suggestiva serie Errance) al legame con la propria terra natale e allo sradicamento (come nel progetto Terre natale: ailleurs commence ici, ideato in collaborazione con il filosofo Paul Virilio).

Raymond Depardon, Errance, 1999

Raymond Depardon, Errance, 1999

  • Raymond Depardon; Magnum photos

“Usate gli occhi e la pazienza” raccomandava lo scultore Auguste Rodin agli albori del Novecento. Indubbiamente, Raymond Depardon se n’è servito magistralmente nella sua incessante attività di fotografo e regista.

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