Fino al 10 marzo 2024, Triennale Milano ospita la prima personale in Italia dell’artista australiano Ron Mueck, in collaborazione con Fondation Cartier pour l’art contemporain. In mostra i suoi capisaldi iperrealisti del passato ma anche i lavori più recenti che dialogano con l’architettura milanese.

Ron Mueck, Mask II, 2001-2002
Noto per i suoi personaggi in silicone dal realismo inquietante, Ron Mueck, tra i più importanti artisti australiani in circolazione, è nato a Melbourne nel 1958 ma vive e lavora nel Regno Unito da più di 30 anni.
Figura enigmatica e fortemente riservata, è cresciuto costruendo creature e pupazzi realizzati con diversi processi e materiali. Una passione particolare che lo ha portato a iniziare la sua carriera professionale come burattinaio di programmi televisivi, lavorando anche per il film Labyrinth e il Muppet Show.

Ron Mueck, Wild Man, 2005
Il suo ingresso nell’universo artistico arriva solo all’età di 40 anni grazie all’artista portoghese Paula Rego, sua suocera, che gli commissiona una scultura di Pinocchio. Il lavoro viene notato dal grande collezionista Charles Saatchi che, includendolo nella mostra “Sensation: Young British Artists from the Saatchi Collection”, lo lancia verso il successo.

Ron Mueck, Couple under umbrella, 2016
Al centro della sua produzione artistica c’è la figura umana rappresentata attraverso scene di vita quotidiana. L’artista realizza le sue opere in tempi biblici con un’attenzione al dettaglio piuttosto impressionante.
Ciò che sorprende però non è soltanto l’iperrealismo ma anche la loro dimensione: ciò che è piccolo diventa gigantesco e ciò che è grande si rimpicciolisce. Il risultato è un continuo sfasamento percettivo che disorienta e affascina lo spettatore.
Le opere più rappresentative, Two women, 2005:

Ron Mueck, Two women, 2005
Attraverso le sue sculture l’artista esplora spesso i temi senza tempo della nascita, dell’invecchiamento e della morte. In questo caso le due figure anziane dal realismo disarmante guardano verso l’esterno con un’espressione che suggerisce sia sospetto che vulnerabilità.
I due soggetti rappresentati sono inoltre drasticamente ridotti rispetto alla realtà, una componente che aggiunge un tocco di fantasia e particolarità a tutti i suoi lavori.
Mueck ha infatti spiegato: “Non ho mai fatto figure a grandezza naturale perché non mi sembrava interessante. Incontriamo persone a grandezza naturale ogni giorno”.
Mass, 2016-17:

Ron Mueck, Mass, 2016-2017
“Questi teschi erano persone. Persone come noi. Siamo noi”.
Originariamente commissionata per la Triennale della National Gallery of Victoria del 2017, l’opera si compone di 100 teschi umani in resina. I vari pezzi, posti l’uno sopra l’altro, creano un vero e proprio paesaggio oggettuale in cui lo spettatore si può addentrare.
La monumentale installazione è stata riallestita per la prima volta alla Triennale di Milano, aprendo così un nuovo dialogo tra spazio e scultura.
Come ha dichiarato l’artista: “allo stesso tempo familiare ed esotico, il teschio disgusta e affascina contemporaneamente. È impossibile da ignorare, richiede la nostra attenzione a un livello subconscio”.
In bed, 2005:

Ron Mueck, In bed, 2005
Le figure solitarie e pensierose sono un soggetto ricorrente nelle opere di Ron Mueck. I vari personaggi sono spesso catturati in momenti di riflessione personale in cui lo sguardo è perso e l’attenzione è rivolta verso l’interno.
In questo caso la donna stesa a letto ha dimensioni colossali. Il visitatore è invitato ad immergersi nel mondo dell’artista e a interrogarsi sul significato dell’opera. La resa iperrealista permette di immedesimarsi e avvertire una sorta di intimità con la scultura, una caratteristica che non lascia mai indifferenti.
Fonderie
Voci dipinte 28.01.2024, 10:35
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