Spartaco Vela. Impressioni dal vero è il titolo dell’esposizione dedicata al figlio del celebre scultore ticinese, visitabile sino al 27 aprile 2025, al Museo Vincenzo Vela di Ligornetto. Una mostra attraverso la quale si può scoprire, o riscoprire, un artista dalla grande preparazione, di cui conoscere per la prima volta l’opera pittorica e grafica più autentica esposta praticamente nella sua interezza, secondo un percorso tematico unico e originale.
Spartaco Vela (1854-1895) proveniva da una famiglia votata all’arte quasi completamente: nonno scultore e nonna musa, che diedero origine a ben sei figli, tra i quali a livello artistico spiccarono in particolare Lorenzo, scultore e decoratore, e soprattutto Vincenzo, pittore, professore di scultura, artista socialmente e politicamente impegnato nella sua terra d’origine, tanto da essere considerato una delle figure di riferimento del radicalismo ticinese. Vincenzo Vela si sposò a Torino con Sabina Dragoni e dalla loro unione nacque Spartaco, la cui infanzia, sempre piuttosto cagionevole, fu trascorsa nel capoluogo piemontese dove il padre conduceva un’attività artistica di successo. Fece poi ritorno con la famiglia a Ligornetto nel 1867 e, nonostante il figlio mostrasse interesse per le discipline scientifiche, fu fortemente incoraggiato a seguire le sue orme; fu dunque iscritto all’Accademia di Brera a Milano, dove studiò dal 1869 al 1879, formandosi sotto la guida di Giuseppe Bertini, Eleuterio Pagliano (con il quale collaborò anche in seguito) e Mosè Bianchi, con cui instaurò un’amicizia duratura. Spartaco rimase poi stabilmente a Milano, dove aprì uno studio proprio, pur mantenendo stretti legami con il Canton Ticino anche dal punto di vista sociale. Fondò infatti l’asilo infantile di Ligornetto e presiedette la locale società di mutuo soccorso dal 1889 al 1895, schierandosi anche a difesa del paesaggio tramite la sua decisa opposizione alla costruzione della ferrovia a cremagliera del Monte Generoso; nel 1892 donò infine alla Confederazione la villa paterna, inclusi i beni artistici in essa custoditi, che formarono poi il nucleo dell’attuale Museo Vincenzo Vela.
Pur essendo un artista talentuoso, fu molto discontinuo nel suo lavoro e questo probabilmente a causa dell’influenza subita sia dalla forte personalità del padre, sia dal temperamento molto protettivo della madre. La sua produzione, limitata anche dalla morte prematura avvenuta a soli 41 anni per tubercolosi, comprende poco meno di trecento opere, tra cui studi, schizzi e dipinti a olio, conservati nella casa-museo di Ligornetto. Anche la fotografia lo appassionò notevolmente, tanto da utilizzarla sia come supporto per le sue opere sia, presumibilmente, come linguaggio artistico autonomo.
Per quanto riguarda strettamente la pittura, Spartaco Vela si dedicò a diversi generi, con una predilezione per i ritratti femminili e le rappresentazioni naturalistiche, come Contadina con mucca (1882-1886), che rientra nel naturalismo lombardo promosso da Filippo Carcano. Nei ritratti femminili si percepisce invece l’influenza di Eleuterio Pagliano, evidente in opere come Nello specchio (circa 1886), mentre accenni scapigliati e luministici si notano nei lavori tardivi, come Mezza figura femminile in costume o Il ventaglio (1886). La sua opera più importante, Rispa che protegge il corpo dei figli (1881), combina elementi della pittura di genere con effetti cromatici simbolisti, confermandone l’originalità nel panorama artistico del tempo.
Contadina con mucca (1882-1886)
Spartaco fu un pittore totalmente inserito nella realtà culturale ed artistica del suo tempo, vicino appunto al Naturalismo lombardo e il cui sguardo aderiva in modo fresco alla realtà che lo circondava, come affermato anche dalla curatrice della mostra Antonia Nessi, direttrice dello stesso museo. «Lavorare su Spartaco Vela é stata una vera riscoperta, poiché la sua figura era sempre stata presentata, anche dalla storiografia, come una “brutta copia” della più carismatica personalità paterna». Di fondamentale importanza è stato dunque fare tabula rasa da ogni preconcetto e procedere per confronto con gli originali dell’artista, cercando di comprendere chi fosse davvero quel giovane uomo.
L’esposizione si costituisce grossomodo da 70 opere, accompagnate da numerosi documenti, lettere, scritti, e soprattutto dalle svariate fotografie scattate, che permettono di osservare e comprendere il suo processo creativo e produttivo, ossia le scelte di composizione operate da questo pittore, che nella sua breve vita seppe davvero far proprio il concetto di ‘carpe diem’.
E fu proprio forse per l’urgenza del vivere che porta con se una grave malattia, che Spartaco Vela riuscì a cogliere così bene la realtà che lo circondava; dopo la lunga formazione accademica a Brera, il suo linguaggio in effetti si liberò dallo storicismo e dai precetti accademici, per aderire ad un linguaggio più vicino alla fattualità della vita: una pittura sensibile nei confronti della realtà che lo circondava, una pittura “en plein air”, dentro ed insieme a contatto con il mondo reale.
Spartaco Vela. Impressioni dal vero
Turné, di Debora Caccaviello 30.11.2024, 19:00