Arte

Un corpo tutto da ricostruire e liberare

“La rivolta del corpo” è il titolo del saggio della storica e critica dell’arte Angela Vattese pubblicato da Laterza

  • 30 settembre, 08:11
"La rivolta del corpo" di Angela Vettese, Laterza (Dettaglio di copertina).jpg

"La rivolta del corpo" di Angela Vettese, Laterza (Dettaglio di copertina)

  • laterza.it
Di: Red/Cristiana Coletti 
O per arte, o per istinto profondo o per mera volontà. Ogni fibra, ogni filamento sono corde risonanti in armonia. 

Con questa citazione la critica e storica dell’arte Angela Vettese, fondatrice e coordinatrice del Corso Magistrale di Arti Visive presso l’Università di Venezia IUAV apre il suo ultimo libro La rivolta del corpo. Gli artisti che lo hanno usato, spinto al limite liberato (Laterza, 2024).
«Vi è più ragione nel tuo corpo che nella tua migliore sapienza», afferma lo Zarathustra di Nietzsche.

Voci dipinte, a cura di Cristiana Coletti, si è occupata del corpo nell’arte, nella prospettiva degli artisti incontrando proprio Angela Vattese che nel libro ripercorre la storia del corpo nella cultura del XX secolo raccogliendo immagini, eventi e opere, cambiamenti e rivoluzioni dai risvolti anche drammatici, come fossero tante tessere di un mosaico complesso.
Il nostro corpo narra molte cose se può manifestarsi con libertà. Ma fino a che punto e in quali forme il corpo umano è stato veicolo di significato nel tempo? Quali sono i limiti che lo hanno costretto e mutilato nella sua vocazione ad esprimere senso?

La copertina del saggio, mostra uno dei protagonisti dell’azionismo viennese: Günter Brus, un autoritratto del 1964, durante la performance di Self painting action. Cosa ci racconta questa immagine e in che modo ci introduce all’indagine che lei svolge nel libro?

Quest’immagine ci racconta che negli anni, soprattutto dopo la guerra, diciamo tra gli anni ‘50 e ‘60 60, c’è stato l’esordio di un’arte molto centrata sulla corporeità tesa a denudare, a liberarla ma anche a provocarla. Quindi gli artisti hanno svolto azioni autolesioniste o fintamente autolesioniste, come in questo caso, perché l’artista non si squarcia, come sembrerebbe suggerire la fotografia, ma si dipinge come se il suo corpo finisse per essere suturato, rotto, quasi un vaso che va in 1’000 pezzi. Perché c’è stata questa indagine riguardo alla corporeità proprio in questi anni? Beh, diciamo che immediatamente dopo la guerra c’è stata la necessità di ricostruirsi come popoli, come stati. E poi c’è stata anche la necessità di ricostruirsi come persone. E in questa ricostruzione – data la caduta di alcuni diktat o di alcune consuetudini morali, etiche e comportamentali – si è cercato il limite, si è cercato proprio il punto di non ritorno della corporeità stessa.

Angela Vattese

La storica dell’arte Angela Vattese nel suo saggio ricorda poi il ritorno alla natura nell’arte degli anni ‘70. Il corpo e il suo rapporto con la natura, con artisti come Giuseppe Penone, che nelle sue opere arriva ad abbracciare gli alberi o Joseph Beuys che addirittura nel 1982 fa piantare 7’000 querce nella regione tedesca dell’Assia, a partire dalla città di Kassel. E lo fa pensando che la riforestazione sia un modo per ridare vita a un posto che era stato fortemente colpito dalla seconda guerra mondiale, essendo stato uno dei posti di maggiore produzione di armi. E dunque uno dei territori più bombardati della seconda guerra mondiale in Germania.

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Joseph Beuys, 7000 Eichen (Kassel, 2022)

  • Keystone

In un mondo segnato dall’innovazione tecnologica, che avanza con ritmi sempre più veloci e che dà sempre più spazio all’intelligenza artificiale, ai robot e ai cyborg. In questo mondo, il corpo che fine farà?

Questa grande esplosione di libertà probabilmente dovrà cedere. Penso a corpi che arriveranno presto, in cui non solo avremo degli “stent” nel cuore, se ci servono, dei pacemaker o delle protesi all’anca, ma avremo degli strumenti di controllo, probabilmente dei microchip sotto la pelle. Qualcosa che controlla la nostra identità. Non avremo più carte di credito e carte d’identità, ma elementi elettronici sotto la nostra pelle, dentro le nostre membra che ci renderanno entità elettroniche. Penso che con questo aumento del controllo, dovuto alla possibilità di far interfacciare la tecnologia e la corporeità, nessuno potrà più scappare a se stesso ma neanche dagli altri.

Angela Vattese

Qui di seguito l’intera intervista a Angela Vattese, a cura di Cristiana Coletti.

Quando il corpo è protagonista

Voci dipinte 15.09.2024, 10:35

  • laterza.it

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