Arte e Spettacoli

Vincent Van Gogh

Allacciarsi alla realtà

  • 07.03.2024, 07:23
  • 08.03.2024, 10:22
Vincent Van Gogh, Il giardiniere, Saint-Rémy, settembre 1889, olio su tela, 61x50 cm. Galleria Nazionale Arte moderna, Roma I Ph. Schiavinotto
Di: Vito Calabretta 

Con un corpo di opere provenienti soprattutto dal museo Kröller-Müller di Otterlo, il museo Revoltella di Trieste propone una ricostruzione parziale del lavoro di Vincent Van Gogh e ci mostra il ruolo del disegno, in particolare nella prima fase della sua produzione, per poi presentare il modo in cui il colore interagisce con il segno in una organizzazione dello spazio rappresentativo molto intelligente e ambiziosa. L’obbiettivo dell’artista è di tradurre la complessità e la difficoltà della realtà e dell’esistenza in un quadro potentemente vivo, per raggiungere un equilibrio spirituale assoluto.

Van Gogh Trieste

Se c’è un artista il cui lavoro viene strattonato per fini terzi, per lucrare sulla sua esperienza biografica, per estrapolare psicologismi o costruire mitografie sulla pazzia della genialità o sulla genialità della pazzia e per insinuare in sostanza che un grande artista è facilmente uno squilibrato, un reietto sociale, questi è Vincent Van Gogh.

A cotanta espropriazione violenta si ribellò già Antonin Artaud che nel suo saggio Van Gogh il suicidato della società celebrò l’intelligenza e la lucidità con le quali l’artista contrapponeva alla follia del mondo un mondo di rappresentazioni capaci di esprimere la connotazione religiosa della realtà. Per rimettere in carreggiata il percorso e prendere atto del ruolo artistico di Van Gogh nella storia ci può essere particolarmente utile una considerazione fatta da John Berger a proposito di Giorgio Morandi, in Sacche di resistenza: « E’ tuttavia possibile che, proprio come ogni città ha bisogno di un certo numero di scapoli, ogni periodo artistico abbia bisogno da qualche parte di un eremita rabbiosamente caparbio che borbotta sottovoce contro l’eccessiva semplificazione. In arte la tentazione di riuscire gradito in maniera troppo facile è sempre in agguato; si accompagna al mestiere. La caparbietà degli eremiti, abituati al fallimento, è la grazia redentrice dell’arte. Prima di Morandi, nel diciannovesimo secolo, ci sono stati Cézanne e Van Gogh; dopo di lui, De Staël o Rothko. Pittori molto diversi fra loro ma con un aspetto in comune: un costante (e per loro implacabile) senso dello scopo».

Nell’immaginario comune Giorgio Morandi viene collocato agli antipodi di Vincent Van Gogh e vederli affiancati nel lavoro, su cavalletti ben distinti ma orientati a uno scopo condiviso ci aiuta a posizionarli adeguatamente nella nostra consapevolezza.

Un elemento importante di tutto il lavoro messo in campo da Vincent Van Gogh è il suo amore per la realtà, il suo bisogno di sentirsi allacciato ai suoi componenti, le “cose”, gli “oggetti” e in questa categoria finiscono per entrare pure i soggetti umani. L’insistenza dell’artista nel disegno, nell’impegno per delineare con forza i contorni degli oggetti, per esempio quando in un dipinto egli sottolinea i contorni di un albero o di un volto o di una sagoma umana, è testimonianza di tale suo interesse. È inoltre parte della metodologia utilizzata dall’artista per raggiungere il proprio scopo, così come lo è il lavoro sulla prospettiva.

Un altro fattore, nei dipinti, è la scelta dei colori e della loro pastosità: che sia vivida, espressiva, forse potremmo dire oggettivante. Intendiamo evocare il modo in cui la rappresentazione ci restituisce la vitalità della realtà assolutizzandola: rende omaggio alla realtà (in questo senso è realistica) e la rende un oggetto a sé, al quale l’artista conferisce un valore religioso.

Lo vediamo nel dipinto Il giardiniere, conservato alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, come ce lo descrive Stefania Frezzotti: «la figura è integrata nello sfondo della vegetazione del giardino attraverso un fitto grafismo di pennellate che accostano colori complementari puri: giallo e verde nello sfondo e nel cappello, blu, rosso e verde nella camicia bianca. La figura così concepita è compenetrata fisicamente e spiritualmente nello spazio chiuso, senza profondità e senza orizzonte, del giardino; si staglia in un primo piano molto ravvicinato, il busto tagliato appena sotto le spalle, la larga falda del cappello come un’aureola, icona di serena vitalità nella natura».

58:42

Il museo necessario

Voci dipinte 31.03.2024, 10:35

  • masilugano.ch Ernst Scheidegger © 2024 Stiftung Ernst Scheidegger-Archiv, Zürich, 2024, ProLitteris, Zurich
  • Emanuela Burgazzoli

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