Cinema

“Cent mille milliards” e “Transamazonia”

Le recensioni dei film in concorso a Locarno

  • Ieri, 08:47
  • Ieri, 08:47
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Di: Moira Bubola e Alessandro Bertoglio

CENT MILLE MILLIARDS (100,000,000,000,000)
di Virgil Vernier, con Zakaria Bouti, Victoire Song

Afine e Julia sono due giovani che si incontrano in una Costa Azzura d’inverno, addobbata per il Natale. Afine è un gigolò che non sa cosa fare della sua vita, Julia dodicenne, figlia di miliardari cinesi, viene cresciuta dalle babysitter. Incontratisi per uno strano giro del destino, i ragazzi si scoprono vicini e si confidano i loro sogni, speranze e paure.

Il regista Virgil Vernier ha dichiarato che nel film c’è parte della sua vita di ragazzino orfano, sofferente di profonda solitudine soprattutto durante le feste natalizie. Il discorso che la storia cerca di sviluppare include anche la sfacciata ricchezza di una regione che costringe i suoi abitanti a fare i conti con un benessere irraggiungibile e il prezzo pagato per riuscire a partecipare di questa abbondanza è molto alto e presenta diversi lati oscuri.

La scelta dell’ambientazione e i temi che il film vorrebbe esplorare sembravano molto interessanti e originali, ma purtroppo anche in questo caso, come per altri titoli del concorso, l’intenzione resta appunto un’intenzione. Personaggi e trama vivono in superficie e non si assiste ad uno sviluppo autentico dei caratteri. C’è anche un altro problema: l’attore scelto è davvero poco espressivo e il suo volto non esprime mai nulla, nemmeno la noia apatica richiesta dal suo personaggio. Negli occhi restano le luci natalizie e le strade di luoghi molto conosciuti della Costa azzurra, mi sembra poco per un film dalla grande ambizione antropologica, quella di raccontare lo spaesamento e la deprivazione innescata dal capitalismo sfrenato. (Moira Bubola)

TRANSAMAZONIA
di Pia Marais, con Helena Zengel, Jeremy Xido

Una bambina, Rebecca, sopravvive a un incidente aereo nel mezzo dell’Amazzonia brasiliana. Un missionario-predicatore americano, Lawrence, la salva, dichiara che sia sua figlia e insinua che proprio la volontà divina ha garantito la sua salvezza. Da adolescente, Rebecca si scopre guaritrice, portando conforto ai malati e agli anziani. Questa situazione quasi idilliaca crolla con l’arrivo di una infermiera, convinta di aver già incontrato la ragazzina che, da quel momento, diventa sempre più scettica su quanto la circonda in quel piccolo, chiuso mondo in cui vive.

Anche perché nel frattempo, la tribù indigena locale sta affrontando una minaccia gravissima, costituita da un gruppo di agguerriti taglialegna illegali, il cui boss ha una moglie in stato di coma che il predicatore Lawrence ha promesso che Rebecca riuscirà a ridestare.

Ci sono tantissimi temi che Transamazonia sfiora ma non approfondisce. Dalla conservazione della foresta pluviale, alle popolazioni native minacciate, dal depauperamento delle risorse naturali, alle lotte politiche ed economiche sul polmone del mondo. Senza dimenticare il contrasto fra religione e spiritualità pagana. Anche dell’incidente da cui tutto trae origine non sappiamo nulla... Insomma la scrittura di questo Transamazonia è assai disordinata e poco accogliente per il pubblico. Che può sicuramente gustare immagini eccellenti, una cinematografia curata, convincente e molto saturata. E’ la recitazione che inoltre convince poco: nel cast è inserita anche la brava Sabine Timoteo, che finisce sprecata in un ruolo secondario. (Alessandro Bertoglio)

Locarno 77 (9./13)

Alphaville 13.08.2024, 12:35

  • Locarno Film Festival/Annie Leibovitz

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