Cinema

“Sulla terra leggeri” e “Mond (Moon)”

Le recensioni dei film in concorso a Locarno

  • 12 agosto, 12:06
  • 12 agosto, 12:16
Sulla terra leggeri
Di: Moira Bubola e Alessandro Bertoglio

SULLA TERRA LEGGERI
di Sara Fgaier, con Andrea Renzi, Sara Serraiocco

Cosa ci rende leggeri e ci permette di staccare i piedi da terra e librarci sulla nostra condizione di esseri mortali? La religione, l’arte e l’amore sono le tre strade che possono elevare gli esseri umani. La regista italiana Sara Fgaeir apre il suo Sulla terra leggeri partendo da questo assunto e si concentra sull’esperienza che più di tutte sperimentiamo: l’incontro fisico e spirituale con l’altro da noi, potente volano per vivere l’estasi dell’immortalità. Il film racconta la storia di un amore durato una vita, iniziato in gioventù e durato fino alla scomparsa della lei della coppia. La scena iniziale vede il funerale e il dolore di Gian e della figlia Miriam. Come si affronta la quotidianità dopo una perdita tanto grande? L’amnesia selettiva di Gian diventa un rifugio che aggiunge sofferenza alla sofferenza e Miriam, impotente difronte alla perdita anche del padre (Gian non la riconosce e si aggira per la casa come fosse un estraneo), decide di mettere nelle mani del genitore i diari di gioventù. Pagine fitte di ricordi, scritte negli anni da Gian. Inizia così un percorso nella memoria e nel tempo che viene mostrato anche attraverso immagini d’archivio.
L’idea è interessante e sfida il pubblico, ma non riesce ad aggiungere potenza alla narrazione. Sembra di più un esercizio di bravura per un’opera prima che risente di una pesantezza didattica che nulla ha a che fare con il cinema. La passione della regista per la ricerca e le belle immagini imprigiona il suo lavoro in un prodotto ben confezionato che emoziona troppo poco.
(Moira Bubola)

Mond (Moon)

MOND (Moon)
di Kurdwin Ayub, con Florentina Holzinger, Andria Tayeh

Due anni fa il suo film di debutto Sonne, visto a Berlino e a Castellinaria, ci aveva favorevolmente colpito. La regista curdo-viennese Kurdwin Ayub (nata in Iraq da una famiglia rifugiatasi in Austria dove lei è cresciuta) in quel film aveva raccontato la storia di tre ragazze diventate fenomeni social cantando, con tanto di velo in testa, Losing my Religion.

Questa volta con Mond l’azione dall’Austria si sposta in Giordania ed ancora una volta il motore dell’azione sta chiuso in uno smartphone. Quello che la protagonista Sarah, ex campionessa di arti marziali estreme, ingaggiata da una ricca famiglia di Amman per insegnare i rudimenti di boxe e autodifesa alle tre figlie dell’invisibile capofamiglia, presta loro per poter navigare su Instagram, scatenando le ritorsioni del fratello maggiore e della immancabile guardia del corpo, che fanno di tutto affinché alle tre ragazze tutto o quasi sia vietato. A Sarah non è invece consentito salire al piano delle camere e, tantomeno, raccontare cosa succede nella immensa villa dove ogni mattina viene accompagnata per svolgere il suo lavoro. Compito difficile: le tre adolescenti non sono per nulla motivate e preferiscono guardare la Tv o fare shopping.
Attraverso sequenze claustrofobiche e momenti che strizzano un po’ l’occhio al thriller, ci tuffiamo con la protagonista nel suo isolamento sociale (aggravato dall’essere in un ambiente straniero e poco ospitale) ma anche nella sua consapevolezza che per la famiglia le ragazze sono essenzialmente ostaggi.
Sarah (la brava Florentina Holzinger) è una donna forte e libera che ha sempre risolto, nella sua attività sportiva e nella sua vita, le proprie battaglie: ma in uno scenario culturale diverso e per lei inconcepibile, deve soccombere a forze insormontabili. Purtroppo, anche in questa occasione, una idea di storia molto forte e sfaccettabile (incluse riflessioni sulle dinamiche economiche e professionali di un mondo che cambia continuamente e offre opportunità ma anche differenti approcci alla vita) si perde in un finale laconico e un po’ troppo aperto.
(Alessandro Bertoglio)

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