Cinema

“Salve Maria” e “La mort viendra”

I primi due film del concorso internazionale

  • 9 agosto, 14:29
  • Ieri, 17:03
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Salve Maria, di Mar Col

Di: Alessandro Bertoglio

SALVE MARIA, di Mar Col

Una scrittrice appena diventata mamma non riesce ad accettare il nuovo ruolo. Eric, il suo neonato, continua a vomitarle addosso e strilla ogni volta che viene adagiato in culla. Le giornate di Maria trascorrono tra il consultorio neonatale e l’appartamento che condivide con il suo compagno. Compagno affettuoso, ma assente. Le promette che si prenderà un congedo parentale, ma il momento giusto sembra non arrivare mai. Nella crescente insoddisfazione per la perdita della sua libertà, Maria rifiuta il ruolo di mamma, non riesce nemmeno a parlare con il neonato. A questo stato d’animo congelato si aggiunge poi la notizia di un infanticidio che bloccherà Maria ancor di più isolandola nella sua mente in caduta liberà di lucidità.

La regista catalana prende le mosse dal libro della scrittrice basca Katixa Agirre Le madri no per costruire un film dalla tematica molto contemporanea (anche le Giornate cinematografiche di Soletta avevano avuto come film di apertura la storia di una madre in fuga da un ruolo che non sente suo: Les Paradis di Diane di Carmen Jacquier e Jan Gassmann è presentato anche a Locarno 77 nella sezione Panorama Suisse). A livello di scrittura il film non è compatto, ci sono infatti delle incongruenze colmate dalla convincente interpretazione di Laura Weissmahr. L’attrice regala autenticità ad un personaggio che, se non avesse avuto il suo volto, sarebbe stato troppo meccanico e poco convincente. Per quanto concerne la forma del racconto la regista scegli una suddivisione in capitoli scanditi da frasi di scrittrici del passato per ricordare al pubblico quanto le donne abbiano una loro voce che merita di essere ascoltata. Se paragonato all’intenso e molto ben diretto e scritto Saint Omer di Alice Diop, Salve Maria raggiunge una sufficienza stiracchiata, ma se preso a sé e in rapporto agli altri film del concorso è un film che merita.

LA MORT VIENDRA, di Christop Hochhäusler

“La mort viendra”, la morte arriverà. E’ una delle aspettative più realistiche che possano prospettarsi a chi per vivere fa il gangster. Nel film di Christop Hochhäusler è un incrocio di contratti tra diversi gruppi di malavitosi che tiene il centro della vicenda. Ci tuffiamo quindi in una rete di criminali che complottano l’uno contro l’altro, diffidano di ogni situazione, con lo scopo unico di vincere ogni sfida, restare ricchi e autorevoli in questo “mercato”, che sta cambiando modalità ed, evidentemente, burattinai...

E’ un thriller torbido, che non ha un riferimento cinematografico preciso ma si rifà a tanti stili del genere noir-poliziesco, saltellando a seconda delle necessità di sceneggiatura per mettere in risalto i diversi aspetti dei personaggi centrali della vicenda. Tra i quali a spiccare è, ovviamente, Sophie Verbeek, credibile nel ruolo dell’assassina Tez, quella che riesce (quasi senza volerlo) anche a surclassare l’antipatia di pelle che accompagna invece i killer che la inseguono.

La sceneggiatura, va detto, è piuttosto complessa: il personaggio del corriere arrestato in Lussemburgo e poi ucciso nei primissimi minuti, diventa lo spunto di tutta l’azione, ma non si capisce del tutto la sua importanza negli affari di tutti questi signori (e signore) del crimine che si marcano a vicenda e fanno di tutto per nascondere i propri affari.

La fotografia volutamente cupa e fredda contribuisce ulteriormente a ingarbugliare ancora di più i rapporti tra i personaggi, anche se a tratti sembra di essere entrati in una serie tv non di primissima qualità, invece che in un film.

Locarno 77 (5./13)

Alphaville 09.08.2024, 12:35

  • Locarno Film Festival / Ti-Press

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