Ormai a più di un mese dalla sua uscita nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, il secondo capitolo del Joker di Todd Phillips ha ufficialmente spezzato in due il pubblico e la critica. Testimonianza di ciò è la sua valutazione sui principali siti di recensione cinematografica online, come IMDB e Rotten Tomatoes, dove le valutazioni degli utenti spaziano dal capolavoro al cinema spazzatura, approdando a una media generale insufficiente. La scelta autoriale di Todd Phillips, coraggiosa e coerente rispetto alla sua visione del personaggio e di certo non piegata agli interessi dell’industria e del pubblico (ricordiamo il grande flop dal punto di vista sia degli incassi che della fruizione al cinema), ha portato come inevitabile conseguenza una netta divisione tra gli appassionati dell’universo di Gotham City. Coloro che lo hanno apprezzato sono riusciti a farlo mettendosi in sintonia con la visione del regista statunitense, accettando il patto che ogni spettatore sottoscrive implicitamente entrando nella sala cinematografica e affidandosi all’interpretazione artistica dell’autore. I detrattori, invece, nella maggior parte dei casi non hanno accettato la scelta del musical e non ne hanno percepito la necessità, finendo per rimanere delusi rispetto alle proprie aspettative. Tuttavia, parallelamente alla gogna mediatica che ha interessato e continua ad interessare Joker: Folie à deux, Matt Reeves, Lauren LeFranc, DC Studios e Warner Brothers hanno dato alla luce una miniserie che è già considerata, sia dalla critica che dal pubblico, un capolavoro: The Penguin.
Oswald "Il Pinguino" Cobblepot, interpretato da Colin Farrell
Complice il fascino di uno dei personaggi più enigmatici dell’universo di Batman, Oswald “Il Pinguino” Cobblepot, interpretato magistralmente da Colin Farrell, ha la straordinaria capacità di mettere ciascuno spettatore di fronte ai dilemmi che definiscono la duplice natura umana: da un lato la volontà di rivalsa dovuta ad un passato difficile e traumatico, dall’altra i mezzi con cui si è pronti a prendersi il mondo intero. Il limbo morale in cui Oz fluttua costantemente lo costringe a dover pagare il debito delle sue azioni sacrificando la reputazione. Infedele, opportunista e clamorosamente ambizioso, l’aura che il Pinguino emana non è di certo delle migliori soprattutto agli occhi della criminalità di Gotham. Entrare in empatia con un personaggio simile non è affatto semplice, ma la miniserie ci riesce in maniera inaspettatamente geniale. Victor Aguilar, giovane ragazzo proveniente dai quartieri malfamati di Gotham e costretto alla criminalità dopo aver perso tutto quello che aveva a causa delle esplosioni architettate dall’Enigmista nell’epilogo di The Batman di Matt Reeves, è la chiave attraverso cui al pubblico è data l’opportunità di intuire e decifrare l’umanità, seppur perversa, del Pinguino.
Sofia "The Hangman" Falcone, interpretata da Cristin Miloti
Accanto alla vicenda del Pinguino e di Victor, si intreccia la linea narrativa di Sofia Falcone, figlia del famigerato boss della mafia di Gotham Carmine Falcone. L’interpretazione della talentuosa Cristin Miloti, per la prima volta in un ruolo così importante, profuma già di Emmy per la sua incredibile capacità di far toccare con mano l’ambiguità che alberga l’anima di Sofia. Da poco uscita dal manicomio di Arkham, dove è stata rinchiusa per dieci anni accusata dell’omicidio di sette donne tramite impiccagione (da qui il soprannome “The Hangman”, in italiano, “L’Impiccato”), Sofia mette in discussione l’ambiente familiare malsano in cui è cresciuta e riesce ad individuare nel suo enigmatico passato il mezzo attraverso cui costruirsi un nuovo futuro, svelando una volta per tutte i misteri che le hanno segnato la vita intera e che l’hanno portata ad essere ciò che è nel presente.
Gotham City
L’intera narrazione è ambientata in un universo in cui il vero protagonista, l’epicentro di tutte le vicende, il più grande ed ingombrante personaggio è la stessa Gotham City. Un mondo in cui i potenti sono inesorabilmente legati alla criminalità organizzata, dove i quartieri popolari sono dimenticati, dove i politici si nascondono dietro false promesse e ambizioni disperate, dove le forze dell’ordine sono corrotte. Un mondo in cui la giustizia non esiste, perché le uniche forze che governano ed indirizzano gli eventi sono il denaro, gli interessi e la paura. Il dialogo tra Oz e Victor, a cena in un ristorante di lusso, tematizza questo paradosso:
Pinguino: Che facevano... tuo padre e tua madre? Come lavoro, intendo.
Victor: Mia madre faceva la badante. E mio padre faceva il meccanico. Ma nel cuore papà era uno chef. Penso che se la sarebbe spassata anche qui. Non credo che abbia mai mangiato in ristoranti come questo.
Pinguino: E non è giusto. Non è giusto per niente. Senti... gli onesti non hanno successo in questo mondo. Il meccanico è un buon lavoro. Parliamo del sogno americano. Di una bellissima storia con un lieto fine. Ma il mondo non funziona così, Vic. È una truffa, l’America.
The Penguin, Bliss (puntata 3, stagione 1)
Giustizia corrotta, ambiguità della natura umana, ambizione smisurata, politica fallimentare, volontà di rivalsa sono gli elementi tematici che rendono The Penguin un dramma umano che proietta le inevitabili conseguenze sociali di un mondo costruito sulla menzogna: «What does a liar do when he dies? He lies still», come profetizzava poeticamente l’Enigmista nel primo indovinello di The Batman. Ma l’uomo-pipistrello, per ora, è un grande assente: la criminalità, attraverso capovolgimenti inaspettati, intrighi e violenza, ha carta bianca per dare il via ad una nuova, oscura era per Gotham. E non resta che assistere all’epopea di Oswald Cobblepot, Victor Aguilar e Sofia Falcone per capire chi trionferà, in attesa del secondo capitolo di The Batman di Matt Reeves, in arrivo nelle sale cinematografiche nel 2026.
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Il divano di spade 12.10.2024, 18:00