È inutile fare quelli che ne sanno sempre una più degli altri: a volte, di fronte al programma del Locarno Film Festival, anche chi segue il cinema e si reca spesso in sala si ritrova a leggere nomi mai sentiti e a scrutare volti mai visti. Dietro questi “sconosciuti” però si celano personalità interessanti e soprattutto centrali per la settima arte, al lavoro dietro le quinte nell’ambito della produzione, nel vastissimo campo “tecnico” o in quello più artistico e artigianale.
Da molti anni il festival svizzero ha costituito dei riconoscimenti dedicati ai professionisti di questi settori: il Premio Raimondo Rezzonico dal 2002 celebra i produttori indipendenti mentre il Vision Award, costituito nel 2013, nel tempo ha omaggiato Pietro Scalia (montatore), Garrett Brown (operatore di ripresa), Laurie Anderson (artista, musicista, regista) o ancora Howard Shore (compositore), figure che “con le loro opere hanno allargato gli orizzonti del cinema”, come cita il sito del festival.
Stacey Sher
Il cinema indipendente statunitense deve molto al fiuto e al talento di Stacey Sher. Muovendo i primi passi nel settore in un momento di grande fermento - come quello della fine degli anni ’80 e dell’inizio degli anni ’90 - Sher ha concretamente contribuito alla nascita e al consolidamento del cinema postmoderno americano, cogliendo lo spirito di un momento creativo molto specifico e scommettendo su talenti visionari e inafferrabili per una classe di produttori vecchio stampo. Quentin Tarantino era alle prime armi come regista quando Sher ha iniziato a lavorare con lui, ancora sul set di Le Iene (1992). L’ufficialità della collaborazione è arrivata con Pulp Fiction (1994) ed è continuata regolarmente fino ai successi più recenti del regista: Django Unchained (2012) e The Hateful Eight (2015). La produttrice in Tarantino ha saputo vedere, riconoscere e rispettare una serie di caratteristiche che sono state poi fondamentali per il cinema USA degli anni ’90: l’interazione tra autore e spettatore, i confini sottili tra realtà e finzione, i vasi comunicanti con altre fonti di materiali visivi (tv, web, altri mezzi di ripresa), l’amore per il tributo e la citazione, un inedito concetto di “spettacolarizzazione” (diverso da quello della Nuova Hollywood) e la figura dell’autore che è anche fan e spettatore, capace di creare un rapporto diretto con l’audience, che percepisce come sua pari, anche quando propone elementi di cultura “alta”, parificandola a quella più popolare o underground.
Raimondo Rezzonico Award 2024, Stacey Sher
Stacey Sher ha visto questo in Tarantino e ha rischiato per rendere possibile la sua visione. Lo ha fatto anche per Ben Stiller, Andrew Niccol e Zach Braff, producendo i loro esordi alla regia (rispettivamente: Reality Bites, 1994; Gattaca, 1997 e Garden State, 2004) ma anche per registi già affermati alle prese con pellicole diverse: Steven Soderbergh (Erin Brockovich, 2000) e Milos Forman (Man on the Moon, 1999).
Ben Burtt
Ci sono interi film che si possono riassumere in un suono, un brano musicale, la voce di un personaggio. L’universo di Star Wars è forse la somma massima di questo concetto e non solo grazie alla colonna sonora di John Williams. Pensate alle spade laser. Le sentite vero? I circuiti vocali di R2D2. Proprio quelli. Il verso di Chewbecca. Esatto. Il respiro di Darth Vader. Non ci si può confondere.
Vision Award Ticinomoda 2024, Ben Burtt
Ad aver costruito questo vero e proprio universo sonoro, che gli è fruttato anche un Oscar, è Ben Burtt. Un uomo che è prima di tutto un nerd, un geek - e sappiamo di non offenderlo con queste definizioni - che ha fatto suo l’insegnamento dei collaboratori di Walt Disney, precursori nella creazione di suoni in studio, per sviluppare un personale metodo di lavoro col tempo copiato da molti. Una combinazione perfetta tra la manipolazione fisica di oggetti ed elementi con la sperimentazione digitale più all’avanguardia, fino alla realizzazione di vere e proprie voci combinando più tecniche ed effetti, senza mai perdere di vista la ricerca sul campo, il field recording, la casualità di un suono sentito per strada.
Al suo mestiere si è affidata buona parte del mondo mainstream del film fantastico e d’avventura anni ’80, dal già evocato George Lucas a Steven Spielberg, che lo ha coinvolto non solo per E.T. - L’extra-terrestre (1982) e i primi quattro Indiana Jones ma anche su film storici come Lincoln (2012) o Munich (2005).
Con questo curriculum la Pixar difficilmente poteva farselo scappare, accettando di lavorare secondo i suoi ritmi e i suoi metodi.
Pensate al piccolo robottino Wall-E. Eccolo, è proprio lui.
Locarno 77 (1./13)
Alphaville 05.08.2024, 12:35
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