Come ogni anno, dopo la notte degli Oscar, a bocce ferme, si fanno i bilanci sui film considerai nei premi e quelli meno o per niente attenzionati. Un po’ soddisfatti e un po’ delusi, come ogni anno.
E come sempre ci succede di chiederci: ma quanto è attendibile il giudizio degli Oscar? Quanto di promozione e di spinta commerciale c’è dietro queste scelte dell’Academy e quali sono invece i reali valori dei film premiati? E delle musiche da film premiate.
Quando è uscito Oppenheimer, che ha vinto diversi premi, le strade di New York erano tempestate di cartelloni giganteschi dedicati al film, così come è stato per Barbie e altri film delle major. A fronte di una spinta promozionale mostruosa, sulle strade del mondo reale, e pure del mondo virtuale, dei social, quanto davvero valgono i film premiati? È chiaro da tempo che le produzioni delle major hanno un peso specifico nella scelta.
Se lo sono chiesti Claudio Farinone e Giovanni Conti in Voi che sapete e soprattutto l’hanno chiesto a Alessandro Cerino e Giovanni Venosta che oltre ad essere due compositori sono anche due amici di vecchia data che hanno spesso lavorato e lavorano insieme, nel mondo del cinema. Giovanni Venosta è puro compositore che scrive musiche da film, Alessandro Cerino nasce come performer e arriva in un secondo momento anche alla composizione per la Settima Arte.
Rimarrà per sempre sicuramente negli annali della storia della musica da film I’m Just Ken (dal film Barbie), ma soprattutto come è stata interpretata da Ryan Gosling nella notte degli Oscar. Ill principale esilarante interprete maschile del film Barbie è tornato a vestire con ironia e sagacia i panni di Ken e, ispirato a “Diamonds Are A Girls Best Friend” di Marilyn Monroe in Gentlemen Prefer Blondes, ha divertito, ma ha convinto anche la performance musicale.
«Sono state cantate le cinque canzoni dei vari film. - dice nell’intervista Alessandro Cerino - Quella più completa, che aveva a un certo punto una modulazione, poi aveva una parte orchestrale e un cambio di tempo, era I’m Just Ken . Mentre invece ha vinto un brano dove, vi assicuro, ci sono semplicemente tre accordi, ma proprio veramente tre: Si bemolle, Do, Re. Si bemolle, Do, Re che si ripetevano. Quindi sicuramente non c’era un musicista in giuria, perché altrimenti comunque avrebbe valutato questo aspetto».
L’Academy Award for Best Sound, l’Oscar al miglior sonoro è stato attribuito a La zona di interesse, il cui sonoro è stato curato da Tarn Willers e Johnnie Burn. Sulla scelta dell’Academy si esprime Giovanni Venosta: «la cosa più importante è dire che questo film, che è di Jonathan Glazer, che adesso è accostato tra l’altro a uno dei grandissimi nomi della storia del cinema, cioè Stanley Kubrick, è un regista di grande rigore formale e di inventiva. È uno che sperimenta, si può permettere, nel cinema mainstream, di organizzare opere molto diverse. E adesso si dedica a un film sull’olocausto, negando la visione dello stesso ma facendolo udire. E questa è la cosa sensazionale, se vogliamo neghi la visione dell’orrore, ma lo evochi attraverso il suono. Il suono infatti prende l’Oscar, questo suono che è il suono del forno crematorio che brucia incessantemente ed è presente per quasi tutta la durata. Ed è incombente nel film. Direi che questa è la cosa interessante».
Un altro film che ha fatto mambassa di premi al pari di Oppenheimer è Poor Things (Povere creature), premiato anche per la colonna sonora dell’esordiente, nel mondo della musica per il cinema, Jerskin Fendrix, compositore e musicista inglese.
Giovanni Venosta non ha mezzi termini sul film, ma anche sulle musiche. «Per me rasentiamo il capolavoro. Per questo film, Lanthimos ha dato il meglio di sé».
E continua: «la colonna sonora di Jerskin Fendrix, qui al suo primissimo film, infatti aveva al suo attivo solo un disco di pop elettronico molto elaborato, ma che non aveva niente a che vedere con questa musica. Una colonna sonora molto particolare, perché è incollata al personaggio femminile interpretato da Emma Stone, che vince anche l’Oscar per la migliore attrice protagonista. C’è un’arpa scordata nella colonna sonora che corrisponde al muoversi goffamente di Emma Stone nel film. Una musica che riflette il percorso di crescita del personaggio principale. Una musica che cerca di germinare come lo fa il cervello della protagonista. Una musica che poi, piano piano, si colora di alcune matrici un po’ romantiche, quando vi entrano anche gli archi. Una musica che riflette il percorso di crescita della protagonista, come raramente si vede, in un modo tanto aderente al personaggio».
L’intera intervista a Alessandro Cerino e Giovanni Venosta, a cura Giovanni Conti e Claudio Farinone è riascoltabile qui di seguito.
Le note degli Oscar
Voi che sapete... 13.03.2024, 10:00
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