Arte e Spettacoli

Christo e Jeanne-Claude

Oltre i limiti, per amore dell’arte

  • 28.10.2022, 10:35
  • 14.09.2023, 09:20
Christo and Jeanne-Claude at The Gates, New York City, February 2005

Christo and Jeanne-Claude at The Gates, New York City, February 2005

  • © Christo and Jeanne-Claude Foundation
Di: Francesca Cogoni 

Insieme hanno creato alcune delle opere più ambiziose e monumentali della storia dell’arte. Opere effimere e “non necessarie”, secondo le loro stesse parole, eppure così memorabili. Inseparabili nella vita privata come in quella artistica, Christo e Jeanne-Claude hanno concepito e realizzato progetti al limite del possibile, espressione di una forza creativa totalmente libera. Ai loro grandiosi interventi artistici è dedicata la mostra “Christo and Jeanne-Claude. Projects”, organizzata dalla Fondazione Cosso al Castello di Miradolo (TO) e visitabile fino al 16 aprile 2023. Un’ampia selezione di disegni preparatori, collage, fotografie e video accompagna alla scoperta dei principali lavori della coppia, realizzati in oltre cinquant’anni di indefessa attività artistica. Ciò che spicca in questa panoramica accurata e affascinante è la forte volontà dei due artisti nel superare vincoli e condizionamenti per fare dell’arte un veicolo di disvelamento, meraviglia, partecipazione e scoperta.

Christo and Jeanne-Claude in his studio with preparatory works for Surrounded Islands, New York City, 1981

Christo and Jeanne-Claude in his studio with preparatory works for Surrounded Islands, New York City, 1981

  • © Christo and Jeanne-Claude Foundation

Sebbene siano conosciuti principalmente per i loro “impacchettamenti” di monumenti e porzioni di paesaggio, Christo e Jeanne-Claude non hanno solamente avvolto edifici e siti naturali con chilometri e chilometri di tessuto, ma hanno anche e soprattutto ripensato e ridisegnato spazi urbani ed extraurbani in maniera artistica e poetica, creando sbarramenti, occultamenti, portali, sentieri, pontili e strutture simili a inattese “cattedrali” contemporanee. Oltre che con tessuto e corda, la coppia lavorava anche con acqua e vento, terra e cielo, luce e ombra, e soprattutto con la gente: quella chiamata a costruire l’opera insieme a loro, e poi quella accorsa a vedere e sperimentare l’opera.

Christo and Jeanne-Claude, The Pont Neuf Wrapped, Paris 1975-85

Christo and Jeanne-Claude, The Pont Neuf Wrapped, Paris 1975-85. Photo Wolfgang Volz

  • © Christo and Jeanne-Claude Foundation

Come ha scritto Germano Celant: “Christo e Jeanne-Claude costruendo un’opera che è ‘superiore’ alle condizioni ambientali, nel senso che le integra e le supera, danno corpo a un nuovo valore del contesto ma al tempo stesso enunciano il potere dei mezzi artistici nell’arricchire la destinazione dei luoghi da loro attraversati: non solo un ampliamento intellettuale e visuale ma anche sociale e ambientale […]. È un accostarsi alla società mediante una personalità creativa e artistica che apre a una nuova coscienza della natura, dalla montagna al fiume, dall’isola al lago, al pari di una diversa pratica del fare arte” (Christo e Jeanne-Claude. Water Projects, Silvana Editoriale, 2016).

Christo Vladimirov Javacheff e Jeanne-Claude Marie Denat si incontrano a Parigi nell’autunno del 1958. Coincidenza vuole che siano nati lo stesso giorno dello stesso anno - il 13 giugno 1935 - lui a a Gabrovo, in Bulgaria, da una famiglia di industriali; lei a Casablanca, da una famiglia francese di tradizione militare. Fin da bambino, Christo prende lezioni di disegno e pittura. Si forma all’Accademia Nazionale d’Arte di Sofia, dove imperano i canoni del realismo socialista, ma nel 1956, ottenuto il permesso per recarsi a Praga in visita ad alcuni parenti, Christo scopre finalmente l’arte moderna, restando sbalordito di fronte alle opere di Picasso e Miró. Consapevole che il suo futuro d’artista non può essere in Bulgaria, fugge a Vienna in un vagone merci, per poi spostarsi a Ginevra. Per mantenersi, lava auto e stoviglie e dipinge ritratti d’impostazione classica per le signore della ricca borghesia firmandosi Javacheff. In quegli stessi anni, dopo aver studiato tra Marocco, Francia, Svizzera e Tunisia ed essersi laureata in latino e filosofia, Jeanne-Claude inizia a lavorare come hostess per Air France.

Occasione dell’incontro tra i due è l’incarico affidato a Christo di realizzare il ritratto della madre di Jeanne-Claude, Précilda de Guillebon. Ha così inizio un profondo e duraturo legame creativo e sentimentale che vedrà la coppia protagonista di un’avventura artistica senza eguali, fatta di imprese fuori dell’ordinario. Risale al 1961 la prima opera temporanea all’aperto creata a quattro mani: nel porto di Colonia, Christo e Jeanne-Claude realizzano Stacked Oil Barrels, enormi strutture formate da barili di petrolio accatastati, e Dockside Packages, grossi rotoli di carta da imballaggio coperti di tela cerata. Christo non è nuovo all’uso di materiali di recupero e alla pratica dell’impacchettamento, ma la novità in questo caso è il carattere ambientale e il lavoro all’aperto e non più in studio.

Christo and Jeanne-Claude, Wrapped Reichstag, Berlin 1971-95

Christo and Jeanne-Claude, Wrapped Reichstag, Berlin 1971-95

  • © Christo and Jeanne-Claude Foundation

L’anno successivo, con il muro di Berlino appena eretto e le strade della capitale francese agitate da manifestazioni di protesta e barricate contro la guerra in Algeria, Christo e Jeanne-Claude decidono di costruire la loro personale barricata artistica o “cortina di ferro”. Per questo, ricorrono ancora una volta a dei barili di petrolio, ben 89, con cui sbarrano il passaggio in Rue Visconti.
In questo periodo, Christo presenta pubblicamente il suo Project for a Wrapped Public Building, che gli fa guadagnare l’appellativo di “architetto visionario del Nouveau Réalisme” da parte del critico d’arte Pierre Restany. Con Jeanne-Claude, l’artista realizza numerose sculture temporanee, come Wrapped Volkswagen, Wrapped Woman e Wrapped Mannequins, e pensa a come espandere su larga scala il concetto di impacchettamento. Nel frattempo, la coppia si sposa e, nel 1964, si trasferisce stabilmente a New York.

La prima reale opportunità di avvolgere completamente un intero edificio arriva nel 1968. Invitati dalla Kunsthalle di Berna a partecipare a una mostra collettiva, Christo e Jeanne-Claude non espongono nulla all’interno del museo bensì imballano letteralmente l’edificio con oltre duemila metri quadrati di polietilene fissato con corda di nylon, avendo cura di lasciare un’apertura davanti all’ingresso per permettere il passaggio dei visitatori. Un’operazione decisamente laboriosa, ma che trova accoglienza grazie anche all’illuminato direttore del museo, Harald Szeemann. “Quello che vogliamo affermare nel nostro lavoro, attraverso l’epidermide del drappeggio, è una qualità d’amore e tenerezza nei confronti del transitorio e dell’effimero, che sono le leggi della vita” spiegano i due artisti.

Seguono nello stesso anno l’impacchettamento di un’altra istituzione museale, il Museum of Contemporary Art di Chicago, e la partecipazione alla quarta edizione di Documenta a Kassel, dove Christo e Jeanne-Claude realizzano davanti al palazzo del Fridericianum 5.600 Cubicmeter Package, una gigantesca scultura gonfiabile alta circa 85 metri. Ogni nuovo intervento ambientale è come un esperimento, un’impresa di cui si sa come ha inizio ma non come finirà, ogni volta è un’incognita e una sfida e spesso l’autorizzazione per procedere non arriva o i tempi per ottenere il permesso si protraggono per anni e anni. Eloquenti in tal senso le parole di Jeanne-Claude: “Ogni nuovo progetto presenta nuovi problemi per ottenere l’autorizzazione, non esiste routine. A seconda delle persone e dei Paesi dobbiamo imparare il modo migliore per affrontarli. Christo dice che ogni progetto è come un corso universitario”. Ma questo non demotiva la coppia, che anzi pensa e progetta sempre più in grande, autofinanziandosi ogni volta e coinvolgendo numerose maestranze, enti locali e talvolta comunità intere per lasciare un segno significativo, seppur temporaneo, in diverse parti del mondo.

Christo and Jeanne-Claude, Running Fence, California 1972-76

Christo and Jeanne-Claude, Running Fence, California 1972-76

  • © Christo e Jeanne-Claude Foundation

Solo per citare i casi più eclatanti: nel 1969 nella Little Bay a Sydney, con Wrapped Coast, One Million Square Feet, la coppia impacchetta un ampio tratto di costa rocciosa; nel 1972, in Colorado, creano l’opera Valley Curtain, composta da 18.600 metri quadrati di telo di nylon arancione che si estende lungo un’intera valle. Preparata in 28 mesi di intenso lavoro, l’opera viene però smantellata dopo sole 28 ore dal suo completamento a causa dell’arrivo di una minacciosa tempesta. Nel 1974 a Roma, invitati dal critico Achille Bonito Oliva, Christo e Jeanne-Claude realizzano The Wall-Wrapped Roman Wall, coprendo una sezione di ben 250 metri delle Mura Aureliane.

Christo, Surrounded Islands, Project for Biscayne Bay, Greater Miami, Florida 1981. Collezione privata, Biella

Christo, Surrounded Islands, Project for Biscayne Bay, Greater Miami, Florida 1981. Collezione privata, Biella

  • © Christo and Jeanne-Claude Foundation

Di proporzioni colossali, Running Fence viene ultimata nel 1976 attraversando per 39 chilometri le sinuose colline e i ranch delle contee di Sonoma e Marin, in California, alla stregua di una leggera e luminosa muraglia cinese. Nell’83 è la volta della scenografica installazione Surrounded Islands, nella Biscayne Bay a Miami. “Le mie ninfee di Monet” le chiama Christo. In effetti, il tessuto rosa lucido e fluttuante che circonda gli isolotti sparsi nella baia fa pensare proprio a degli enormi fiori sull’acqua. E poi ancora, nell’85 Pont Neuf Wrapped vede protagonista il più antico ponte di Parigi. Per due settimane la struttura si trasforma in un’opera d’arte cangiante e mutevole. “Non ci aspettavamo che il tessuto avrebbe assunto tante sfumature. I colori erano incredibili. Al mattino, sembrava color paglia e nel tardo pomeriggio si era trasformato in un’intensa tonalità dorata” dichiara Jeanne-Claude.

Nel 1995, Christo e Jeanne-Claude portano a compimento uno dei loro progetti più simbolici ed epocali: dopo due decenni di insistenti battaglie per ottenere l’autorizzazione, realizzano Wrapped Reichstag, rivestendo lo storico palazzo del parlamento tedesco a Berlino. Un intervento dalla forte risonanza mediatica e che richiama migliaia di visitatori. “Per quattordici giorni il Reichstag è stato simile a un oggetto che vive, respira, si muove al vento, e, naturalmente, cambia il colore e la forma delle ombre delle pieghe. Il progetto aveva una straordinaria qualità dinamica, e questa è una parte molto importante di tutte le nostre opere. Non sono statiche come il legno, la pietra e l’acciaio” racconta Christo.

Christo, The Floating Piers, Project for Lake Iseo, 2015

Christo, The Floating Piers, Project for Lake Iseo, 2015

  • © Christo and Jeanne-Claude Foundation

Anche The Floating Piers nel 2016 raduna sul Lago d’Iseo migliaia e migliaia di persone, accorse per ammirare la scintillante passerella galleggiante e per camminare letteralmente sull’acqua. Pensato dalla coppia molti anni prima, purtroppo il progetto trova la sua ambientazione e le condizioni di produzione ideali solo alcuni anni dopo la scomparsa di Jeanne-Claude, avvenuta nel 2009.
Christo muore il 31 maggio 2020. Seguendo il desiderio dell’artista, il suo team realizza nel 2021 L’Arc de Triomphe Wrapped, rivestendo il celebre monumento parigino dopo decenni di gestazione del progetto. Meglio tardi che mai. E lo stesso si può dire per un altro importante lavoro in progress: The Mastaba - Project for United Arab Emirates, concepito da Christo e Jeanne-Claude nel 1977 come loro unico progetto permanente. Secondo le intenzioni della coppia, l’opera sarà costituita da 410 mila barili d’acciaio colorati accostati in posizione orizzontale a formare un insolito, maestoso mosaico nel deserto di Liwa, a circa 160 chilometri a sud di Abu Dhabi. Sarà la più grande opera d’arte contemporanea mai prodotta e, per volontà dello stesso Christo, l’ultimo progetto della coppia a vedere la luce.

Christo and Jeanne-Claude, L'Arc de Triomphe Wrapped, Paris 1961-2021

Christo and Jeanne-Claude, L'Arc de Triomphe Wrapped, Paris 1961-2021

  • © Christo and Jeanne-Claude Foundation

Nel bel film documentario Walking on Water di Andrey Paounov, vediamo Christo partecipare a un incontro con gli alunni di una scuola americana: “Mi piacciono le cose reali” ripete come un mantra. Poi, a un bimbo che gli domanda come faccia ad avere così tanta pazienza per creare le sue opere, Christo replica con convinzione: “Non è pazienza, è passione”, spiegando che quella dell’artista non è una professione che si svolge dalle ore 9 alle 17, ma è una condizione costante e perenne, perché “artisti lo si è sempre, in qualsiasi momento”. Ci vogliono sicuramente tanta passione e dedizione, ma anche una buona dose di follia e la capacità di spingersi oltre i limiti per fare le cose incredibili che hanno fatto Christo e Jeanne-Claude nel corso della loro carriera.

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