Letteratura

“Quello che so di te”, tra lo stare in piedi e il cadere

Nadia Terranova indaga la storia personale e quella pubblica, della vita nei manicomi prima della legge Basaglia

  • 27 gennaio, 14:10
nadia-terranova_foto-di-matteo-casilli-1024x576.jpg

Il quarto romanzo di Nadia Terranova, “Quello che so di te”, è uscito per i tipi di Guanda. Venera, la bisnonna dell’autrice, le appare in sogno, sul fondo delle tazze di caffè, sulle soglie delle porte. È un fantasma che è ovunque. La Mitologia famigliare, come spesso accade, ha costruito questa figura su silenzi, reticenze, omissioni; il romanzo ne reimmagina alcuni contorni, qualche sfumatura; invece l’archivio del vecchio manicomio di Messina, dove Venera è stata rinchiusa, la descrive con la freddezza di un linguaggio psichiatrico che ci appare ormai obsoleto.

Tutte queste stratificazioni della memoria – famigliare, archivistica, romanzata – si sovrappongono e si intrecciano in “Quello che so di te”. 

È un romanzo che si muove su una struttura complessa in cui si alternano una molteplicità di prospettive, su cui svettano e si fronteggiano la scrittrice e la donna di cui scrive, verità e finzione, voce narrante e voce narrata. E dentro questo guardarsi allo specchio, che è anche un osservare il passato e il futuro insieme, si allineano i filtri della magia, della simbologia, della psicologia, della maternità. Chi scrive ha da poco avuto una figlia, mentre Venera nel 1928 viene accompagnata al manicomio dal marito, in seguito alla perdita della propria figlia al nono mese di gravidanza. L’anamnesi è psicosi isterico-nevrastenica. È un filo matrilineare della follia, in cui però non mancano le figure maschili fragili, impazzite – granatieri, padri e mariti. Ma in questa storia a cadere con ricorrenza sono sempre le donne, e la scrittrice, guardando la propria figlia, sa che deve restare in piedi, e per farlo, deve trovare un posto alla Venera che vaga nei suoi sogni.

In “Quello che so di te” lo stile preciso di Nadia Terranova indaga la storia personale e quella pubblica, della vita nei manicomi prima della legge Basaglia. Rileva gli scarti tra l’una e l’altra, sottrae i non detti, aggiunge altre verità, compone moltitudini. 

23:58

“Quello che so di te” di Nadia Terranova

Mirador 25.01.2025, 14:40

  • guanda.it

Ti potrebbe interessare