Letteratura

Antonio Tabucchi

Un libro è sempre una realtà parallela

  • 16 aprile 2022, 16:59
  • 11 settembre 2023, 13:53
Antonio Tabucchi
Di: Marco Alloni

«Spesso ricevo delle lettere da giovani scrittori o aspiranti tali che mandandomi un loro manoscritto mi chiedono un consiglio. Se posso, li leggo e rispondo a tutti con una lettera che potrebbe essere stampata col ciclostile: “Gentile signore, trovo che lei ha del talento, però le voglio dare un consiglio: se nel suo quartiere c’è una bottega di falegname, la sera, ci passi. Ma ci passi la sera, quando il falegname sta per chiudere. E guardi quanti trucioli ci sono sul pavimento”. Ecco, tutto qui, non aggiungo altro. Quanto poi a stabilire quale sia il momento di fare l’ultimo truciolo – come lei mi chiede – è una decisione come un’altra: la si deve prendere e basta, come quando si prendono le decisioni della vita».

Antonio Tabucchi (Archivi RSI, 2010)

  • Antonio Tabucchi (1./2)

    Laser 18.05.2010, 02:00

  • Antonio Tabucchi (2./2)

    Laser 19.05.2010, 02:00

Antonio Tabucchi ci ha lasciati il 25 marzo 2012: sembra ieri, sembra un secolo. in un lungo dialogo con lui, La vita è imperfetta – riproposto in queste settimane da Aliberti con una Prefazione di Paolo Di Paolo e un ricordo della moglie Zé – ho potuto osservare, per così dire, il suo coeur mis à nu: non solo sul versante letterario ma anche su quello esistenziale e privato. Tabucchi ci spiega infatti in quelle pagine la sua letteratura, o forse addirittura la letteratura.

«Oggi, come sempre nella Storia, mi pare che la letteratura meriti un elogio, e soprattutto un sostegno. In fondo ha gli stessi nemici di sempre, gli stessi detrattori, gli stessi avversari esterni e interni, gli stessi sicari. La fenomenologia dei suoi nemici dispone di una vasta trigonometria. Allo zenit stanno coloro che non si limitano a perseguitarla perché ne sono disturbati: preferiscono assassinare direttamente i produttori del disturbo. Il che risolve evidentemente il problema alla radice. In questa pratica lo stalinismo fu esemplare. Il leader del popolo sovietico, autore fra l’altro di scritti di linguistica, si era reso conto che la letteratura utilizzava un’altra lingua, e che questa non coincideva con la sua. O meglio, aveva capito che non era strettamente un problema di lingua, perché Mandel’štam e Pasternak utilizzavano anche loro il russo. Aveva capito che essi non adoperavano le stesse parole. Insomma, aveva inteso perfettamente la lezione di Saussure e ne aveva tirato le conseguenze che sappiamo».

In poche righe, Tabucchi ci rammenta due elementi imprescindibili: la fatica della scrittura e il coraggio di proporla – secondo l’insegnamento di Enzensberger – come contestazione in sé, sfidando qualunque politica, qualunque potere e qualunque repressione.

«La letteratura – e qui siamo appunto al discorso di Enzensberger – è sostanzialmente questo: una visione del mondo differente da quella imposta dal pensiero dominante, o per meglio dire del pensiero al potere, qualsiasi esso sia. Essa è il dubbio sulla verità imposta dal pensiero dominante. Il dubbio, come la letteratura, non è monoteista, è politeista. Peraltro le conseguenze dei pensieri monoteisti, che non nutrono alcun dubbio, sono sotto gli occhi di tutti».

Nel celebrare il «politeismo» della letteratura, lo scrittore toscano ci rammenta un altro principio fondamentale: la necessità di qualsiasi autore di proporre uno sguardo sulla realtà che non sia univoco e unidirezionale, che non colga cioè in essa solo la sua esteriorità ma la riscopra, per così dire, dove lo spirito dell’ovvio non riesce a individuarla:

«Un libro è sempre una realtà parallela. La letteratura è sempre un “di più” rispetto a ciò che c’è, e in quanto tale è un’altra realtà. Essa aggiunge un qualcosa che prima non esisteva. In fondo, la Tavola degli elementi chimici è limitata: la letteratura aggiunge un qualcosa che in natura non esisteva, come se fosse un elemento chimico in più. La letteratura dunque inventa. Essa inventa dal nulla una realtà che prima non esisteva. La letteratura è quindi creativa, perché inventa».

Ma oltre a inventare, la letteratura dà forma a quello che noi viviamo senza averne precisa contezza. Esemplare in questo senso il suo riferimento Emma Bovary:

«Il bovarismo esisteva prima di Emma Bovary: il genio di Flaubert consiste nell’averlo formulato in letteratura. Flaubert non ha inventato il bovarismo, l’ha semplicemente scoperto. La letteratura serve anche a questo. Altre cose la letteratura ha scoperto o ha intuito prima che per esempio Freud vi scrivesse sopra delle teorie sistematiche. Freud ha scoperto il complesso di Edipo, ma Edipo l’ha portato in scena per primo Sofocle».

E di riflessione in riflessione l’autore di Sostiene Pereira ci conduce così in un mondo sterminato che sembra echeggiare un divenire senza soluzione. Perché se la vita è imperfetta, pare suggerire Tabucchi, viverla e scriverla sono esperienze simili a un miracolo:

«Si scrive perché si ha paura della morte? È possibile. O non si scrive piuttosto perché si ha paura di vivere? Anche questo è possibile».

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