Letteratura

Fanciulli di luce

Su Le amicizie particolari di Roger Peyrefitte

  • 03.08.2023, 00:00
  • 14.09.2023, 09:03
Scena tratta dal film Le Amicizie Particolari (1964)
Di: Daniele Bernardi 

Da tempo scomparso dal panorama editoriale italofono, Le amicizie particolari di Roger Peyrefitte (Castres, 1907 – Parigi, 2000) è un romanzo del 1944 che oggi, se ripubblicato, potrebbe ancora attrarre giovani lettori in virtù delle questioni trattate. Un tempo disponibile presso Einaudi e Mondadori, il libro, per certi versi, è paragonabile a Il diavolo in corpo (1921) di Raymond Radiguet o, forse meglio ancora, al celebre I beati anni del castigo (1989) di Fleur Jaeggy. Infatti, tema centrale dell'opera è il fiorire dei sentimenti negli anni della prima giovinezza.

La vicenda ha luogo in un internato maschile e ricalca un episodio di vita dello stesso Peyrefitte. Al suo ingresso nel collegio domenicano, il quattordicenne Georges viene a sapere che fra alcuni compagni intercorrono rapporti ambigui, tacciati dalle autorità scolastico-religiose come pericolosi e da cui è bene guardarsi onde evitare di cadere nel peccato.

Roger Peyrefitte

«Ci sono i fanciulli di luce», tuona il predicatore di fronte agli alunni, «ma ci sono anche i fanciulli di perdizione: la fronte di questi fanciulli perduti non resta meno luminosa, ma la loro anima è sprofondata nella notte. (…) Vegliate, poiché il nemico vi insidia. Vegliate sulle vostre amicizie, che possono essere il nemico. Che esse non siano mai di quelle amicizie particolari che coltivano unicamente la sensibilità poiché, come ha detto Bourdaloue, la sensibilità si cambia facilmente in sensualità».

Ma Georges non si cura dei minacciosi dogmi che calano dall'alto e, presto, si trova volentieri imbrigliato nella rete di tacite relazioni di cui la scuola è culla. Primo incontro in questo senso sarà quello col suo vicino di letto: «piacevano a Georges il suo riso, i suoi occhi azzurri, i suoi capelli neri, la leggera lentiggine di macchie brune, che ravvivava il suo viso. Tale era Lucien Rouvère, come si era nominato». Da subito, lo sguardo del protagonista – quello sguardo che è elemento centrale dell'intero libro – è calamitato dall'atteggiamento del ragazzo, il quale ai suoi occhi pare come respirare «la vita e la forza».

Les_Amitiés_particulières_1944

L'attrazione per Lucien è però destinata a scontrarsi con l'intesa che questi coltiva con un altro compagno a cui si è legato attraverso un patto di sangue: André Ferron. Infatti Georges trafuga un biglietto di quest'ultimo al suo prediletto e, con sgomento, vi scopre dei versi d'amore. Ecco che allora, preda della gelosia, attraverso una sorta di atto mancato consegna nelle mani degli insegnanti lo sconveniente componimento che costerà al suo rivale l'estromissione dall'istituto. Ed è qui che, improvvisamente, fa la sua apparizione il vero altro protagonista del racconto: Alexandre, un quasi tredicenne la cui grazia spazzerà via ogni altra possibile fonte di attrazione Fratello minore di un coetaneo di Georges e Lucien, Alexandre è descritto come «un fanciullo di straordinaria bellezza» i cui «capelli biondi coronavano i lineamenti regolari con la fantasia dei loro riccioli». Quando, durante una cerimonia, Georges gli presta la sua attenzione, qualcosa di simile a una visitazione lo scuote: improvvisamente sente di essere destinato a quella creatura misteriosa, a cui intende votarsi tramite «un culto appassionato e platonico». Da qui inizia la parte più sognante del libro, dove, attraverso una serie di messaggi appallottolati, di sguardi, sorrisi d'intesa e appuntamenti clandestini, i due ragazzi fanno conoscenza coltivando un'amicizia segreta che, al massimo, si spingerà allo scambio di una carezza o a un fugace bacio.

Naturalmente questa frequentazione desta i sospetti delle autorità collegiali, che, con l'uso della confessione, intraprendono un'azione di controllo nei confronti della coppia. Particolarmente interessante, in questo senso, è la figura di padre Trennes, un sorvegliante dall'atteggiamento equivoco, il cui interesse morboso nei confronti degli studenti gli si rivolterà contro quando, giocando in anticipo e d'astuzia – esattamente come con Ferron – Georges lo metterà fuori gioco segnalando i suoi comportamenti ai superiori. Ciononostante il pericolo per i due amici non è scampato: la loro unione è votata a un epilogo tragico, degno di un Romeo e Giulietta al maschile.

Ciò detto, il romanzo – considerato il più riuscito dell'autore – è accattivante; le atmosfere rarefatte e idilliache, come quelle ambigue e inquietanti, a distanza di molti anni, probabilmente anche in virtù del vissuto reale a cui attingono, conservano un'indiscussa forza. Ciò che lascia distanti è invece la prosa di Peyrefitte nella versione italiana dell'epoca. Si tratta infatti di una scrittura raffinata, lavorata a lungo al fine di ottenere un effetto di elaborata eleganza, ma pure a tratti stancante perché come sovraccarica e ormai desueta (andrebbe letta la versione originale al fine di farsi un'idea completa). Vale la pena di ricordare che, nel 1964, Jean Delannoy trasse da questo libro – un tempo assolutamente di culto – una versione cinematografica anch'essa oggi pressoché dimenticata.

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