Letteratura

Guido Ceronetti

Il ricordo di un essere bislacco e iconico

  • 24 agosto 2023, 00:00
  • 31 agosto 2023, 11:54
ceronetti
Di: Mattia Cavadini

Basco in testa e borsa a tracolla. E, in alcune fasi della sua vita, l'organetto, che suonava piegato in due, testa e piedi a congiugersi nel pellegrinaggio della vita.

Guido Ceronetti (24 agosto 1927 – 13 settembre 2018) ha attraversato il secolo del vento e delle contraddizioni, incarnandolo nelle sue mille maschere. Umorista leggero da un lato e severo censore dall’altro, poeta breve e luminoso d'un canto e nero, feroce fustigatore dall’altro.

Incontro con Guido Ceronetti

RSI Cultura 17.08.2024, 13:07

  • RSI

Bislacco, tanto da apparire iconico, l'immagine che Ceronetti ci ha lasciato ricorda quella del fool shakespeariano, dedito a scardinare i luoghi comuni. Un'attività, quella di antagonista rispetto alla società (capace di portare uno sguardo straniato e rovesciato sul mondo), cui Ceronetti si è dedicato con grande passione, mischiando il sacro e il profano, la teologia e il messianesimo, la filosofia e l'alimentazione, la compassione e la ferocia.

Incontri radiofonici

  • Dal convegno 'La sofferenza e le cure, gli spazi della guarigione', intervista di Renato GIovannoli, 4.12.2000

    RSI Cultura 13.09.2018, 12:27

  • Guido Ceronetti - Lo scrittore inesistente, intervista di Renato Giovannoli 1.6.1999

    RSI Cultura 13.09.2018, 12:19

Desideroso di scomparire, di tenersi ai margini della folla, ed al contempo smanioso di apparire, con motti folgoranti, fulminei, caustici, Ceronetti ha lasciato tracce indelebili nel dibattito culturale tra Novecento e Duemila. Allegro catastrofista, ci ha consegnato un’opera versatile e multiforme.

Traduttore, narratore, marionettista, cabarettista, regista, poeta, saggista, illustratore, artista di strada, fotografo, filosofo, compilatore di taccuini, umorista, suonatore ambulante: Ceronetti è stato un prestidigitatore di maschere e parole.

Recensioni a libri di Guido Ceronetti

  • Tragico tascabile - Recensione di Laura Forti

    RSI Cultura 13.09.2018, 12:46

Della sua vastissima opera resteranno sicuramente i versi fulminei e ieratici, le sue traduzioni di Marziale, Catullo, Giovenale, Kavafis, Gayuk e quelle bibliche (i Salmi, Qohélet, Giobbe, il Cantico dei Cantici, Isaia), i disegni, le parti teatrali e il suo carteggio teologico e abissale con Sergio Quinzio. E si ricorderà il suo Teatro dei Sensibili, fatto di marionette, con la sua presenza sciamanica, fuori scena, struggente (sull'esempio dell'amatissimo maestro, Antonin Artaud). Ma forse, più di ogni altra cosa, resteranno i suoi aforismi, sfolgoranti e misterici, come questo, indimenticabile:

Se ci fosse pietà il mio non sono In modo umano ti direbbe io sono.

Oppure questo distico, dal suo ultimo libro, intitolato Messia (Adelphi, 2017), tutto proiettato ad afferrare l'Uno, quella realtà increata che incessantemente ci attraversa, e che colma, ma che non ci appartiene, a Dio appartenendo:

L'Unico sempre torna Che non venendo viene.

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